L’Unione europea riconosce da tempo il peso ricoperto dalla scienza, dalla tecnologia e dall’innovazione per la propria prosperità economica e sociale. Ciò nonostante, i risultati conseguiti dagli studenti europei nelle indagini internazionali condotte dall’Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) e dall’International Association for the Evaluation of Educational Achievement (IEA) evidenziano, generalmente, una carenza di preparazione adeguata nelle materie scientifiche e in matematica e, nello specifico caso italiano, mettono in luce una frattura fra Nord e Sud, con risultati tendenzialmente più bassi nelle scuole del Mezzogiorno. In Italia, così come nei principali paesi europei, il calo delle immatricolazioni alle facoltà scientifiche e, in particolare, alle classi di lauree delle scienze cosiddette dure, come la matematica, la fisica e la chimica, registrato negli anni scorsi, ha destato preoccupazioni relativamente alla capacità del sistema Paese di rispondere alla domanda, da parte del mondo industriale, di ricercatori e tecnici altamente qualificati. A ciò si aggiungono le inchieste di opinione su scienza e tecnologia condotte da Eurobarometro, che sottolineano la scarsa diffusione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche nella società europea della conoscenza. L’educazione scientifica deve essere in grado di rispondere alle nuove esigenze e alle sfide, considerando i bisogni reali della società in ambito tecnico-scientifico e promuovendo in tutti cittadini lo sviluppo di atteggiamenti positivi verso la scienza e la tecnologia al fine di arginare la sfiducia e le reazioni avverse ai sistemi esperti che, nelle nostre società moderne, raccolgono e organizzano un sapere tecnico-scientifico codificato di cui la maggior parte di noi conosce ben poco e che influisce in maniera continuativa in molti aspetti del nostro agire. In questo scenario l’educazione scientifica e la comunicazione pubblica della scienza rappresentano attività chiave per fornire ai cittadini le abilità di base utili a orientarsi nel mondo contemporaneo e per rendere le carriere tecnico-scientifiche più allettanti ai giovani. Allo stesso tempo, è necessario che la scuola prefiguri strategie didattiche rinnovate per migliorare il binomio insegnamento-apprendimento in ambito tecnico-scientifico, sfruttando le opportunità offerte dal mondo della ricerca attraverso percorsi educativi capaci di stimolare l’interesse e la competenza degli studenti e di orientare le loro scelte verso percorsi formativi e carriere tecnico-scientifiche. Lo studio, partendo dalla contemporanea riscoperta sociale dell’educazione scientifica e della comunicazione pubblica della scienza, studia il caso dello Spazio, settore che offre molte opportunità per le attività di educazione e di diffusione della cultura scientifica, vista la grande attrattività che esercitano i programmi spaziali nell’immaginario collettivo. L’ipotesi è che le opportunità offerte dalla scuola, dalle università e dai centri di ricerca devono trovare un punto di incontro affinché siano produttivi l’uno per l’altro. In tal senso, lo svolgimento di un percorso educativo che rende il contesto Spazio ideale per l’insegnamento e l’apprendimento delle discipline correlate alle STEM - Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica - finalizzato al coinvolgimento delle giovani generazioni e basato sull’interazione tra mondo della scuola e quello della ricerca, può contribuire a sviluppare e mantenere l’interesse dei giovani per la scienza e la tecnologia, con un obiettivo più a lungo termine di concorrere alla creazione di una società basata sulla conoscenza, garantendo forza lavoro qualificata nel settore delle attività spaziali e non solo. Al pari delle altre tipologie di organizzazione, le agenzie spaziali hanno dimostrato negli anni un accresciuto interesse alle politiche educative, al punto da ridefinire la propria struttura interna e intervenire con apposite iniziative di diffusione della cultura scientifica e spaziale. Quanto fatto in Europa dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e in Italia dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) rappresenta un esempio del fenomeno che ha portato le agenzie spaziali di tutto il mondo ad attivarsi per arginare il preoccupante fenomeno della fuga dagli studi di carattere tecnico-scientifico. La ricerca ha studiato l’European Space Education Resource Office (ESERO), il progetto dell’ESA destinato alle scuole primarie e secondarie, che si inserisce nel campo dell’educazione formale e utilizza le potenzialità offerte dai contesti informali per accrescere l’alfabetizzazione e la competenza scientifica dei giovani nelle STEM. Il progetto prevede la creazione, negli Stati membri dell’ESA, di uffici nazionali che operano in collaborazione con i principali stakeholder in ambito formativo e scientifico per offrire risorse didattiche e percorsi formativi, in particolare per gli insegnanti, utilizzando lo Spazio come contesto di insegnamento-apprendimento delle STEM. Il lavoro ha analizzato lo scenario italiano di istruzione in ambito tecnico-scientifico al fine di comprendere se e in che modo realizzare il progetto ESERO anche in Italia: è stata svolta un’analisi documentale sulle Indicazioni nazionali e le Linee guida emanate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e un’intervista a due dirigenti dello stesso ministero in qualità di testimoni privilegiati. Successivamente, sono stati presi in esame i processi che hanno portato i Paesi Bassi, l’Irlanda e il Regno Unito a costituire un ufficio ESERO; anche in questo caso le informazioni sono state raccolte mediante intervista e analisi documentale. Il progetto ESERO, nei Paesi dove è stato realizzato, ha dimostrato di essere capace di offrire sostegno ai sistemi nazionali di istruzione, proponendo una filiera educativa che declina nei vari contesti nazionali tre elementi fondamentali: il collegamento tra la formazione e il mondo del lavoro; l’opportunità di imparare facendo; il sostegno alla formazione continua. Le tre esperienze nazionali di ESERO prese in esame hanno evidenziato elementi simili che sono stati segnalati come positivi ai fini dell’attuazione e della diffusione del progetto a livello Paese. Sulla base degli elementi caratterizzanti ESERO e dei punti positivi emersi nel corso dell’esame dei tre casi internazionali, è stato ipotizzato che anche in Italia il progetto sia in grado di offrire soluzioni adeguate per migliorare i punti di debolezza del sistema scolastico nazionale. È stato così proposto un progetto di ESERO Italia che prova a rispondere, oltre agli obiettivi generali del progetto, anche alle esigenze nazionali messe in luce dall’analisi dello scenario italiano.

L'educazione scientifica: formare, innovare, comunicare la cultura scientifica nella società della conoscenza. Il caso dello Spazio / Tagliamonte, Rosa. - (2018 Feb 28).

L'educazione scientifica: formare, innovare, comunicare la cultura scientifica nella società della conoscenza. Il caso dello Spazio.

TAGLIAMONTE, ROSA
28/02/2018

Abstract

L’Unione europea riconosce da tempo il peso ricoperto dalla scienza, dalla tecnologia e dall’innovazione per la propria prosperità economica e sociale. Ciò nonostante, i risultati conseguiti dagli studenti europei nelle indagini internazionali condotte dall’Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) e dall’International Association for the Evaluation of Educational Achievement (IEA) evidenziano, generalmente, una carenza di preparazione adeguata nelle materie scientifiche e in matematica e, nello specifico caso italiano, mettono in luce una frattura fra Nord e Sud, con risultati tendenzialmente più bassi nelle scuole del Mezzogiorno. In Italia, così come nei principali paesi europei, il calo delle immatricolazioni alle facoltà scientifiche e, in particolare, alle classi di lauree delle scienze cosiddette dure, come la matematica, la fisica e la chimica, registrato negli anni scorsi, ha destato preoccupazioni relativamente alla capacità del sistema Paese di rispondere alla domanda, da parte del mondo industriale, di ricercatori e tecnici altamente qualificati. A ciò si aggiungono le inchieste di opinione su scienza e tecnologia condotte da Eurobarometro, che sottolineano la scarsa diffusione delle conoscenze scientifiche e tecnologiche nella società europea della conoscenza. L’educazione scientifica deve essere in grado di rispondere alle nuove esigenze e alle sfide, considerando i bisogni reali della società in ambito tecnico-scientifico e promuovendo in tutti cittadini lo sviluppo di atteggiamenti positivi verso la scienza e la tecnologia al fine di arginare la sfiducia e le reazioni avverse ai sistemi esperti che, nelle nostre società moderne, raccolgono e organizzano un sapere tecnico-scientifico codificato di cui la maggior parte di noi conosce ben poco e che influisce in maniera continuativa in molti aspetti del nostro agire. In questo scenario l’educazione scientifica e la comunicazione pubblica della scienza rappresentano attività chiave per fornire ai cittadini le abilità di base utili a orientarsi nel mondo contemporaneo e per rendere le carriere tecnico-scientifiche più allettanti ai giovani. Allo stesso tempo, è necessario che la scuola prefiguri strategie didattiche rinnovate per migliorare il binomio insegnamento-apprendimento in ambito tecnico-scientifico, sfruttando le opportunità offerte dal mondo della ricerca attraverso percorsi educativi capaci di stimolare l’interesse e la competenza degli studenti e di orientare le loro scelte verso percorsi formativi e carriere tecnico-scientifiche. Lo studio, partendo dalla contemporanea riscoperta sociale dell’educazione scientifica e della comunicazione pubblica della scienza, studia il caso dello Spazio, settore che offre molte opportunità per le attività di educazione e di diffusione della cultura scientifica, vista la grande attrattività che esercitano i programmi spaziali nell’immaginario collettivo. L’ipotesi è che le opportunità offerte dalla scuola, dalle università e dai centri di ricerca devono trovare un punto di incontro affinché siano produttivi l’uno per l’altro. In tal senso, lo svolgimento di un percorso educativo che rende il contesto Spazio ideale per l’insegnamento e l’apprendimento delle discipline correlate alle STEM - Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica - finalizzato al coinvolgimento delle giovani generazioni e basato sull’interazione tra mondo della scuola e quello della ricerca, può contribuire a sviluppare e mantenere l’interesse dei giovani per la scienza e la tecnologia, con un obiettivo più a lungo termine di concorrere alla creazione di una società basata sulla conoscenza, garantendo forza lavoro qualificata nel settore delle attività spaziali e non solo. Al pari delle altre tipologie di organizzazione, le agenzie spaziali hanno dimostrato negli anni un accresciuto interesse alle politiche educative, al punto da ridefinire la propria struttura interna e intervenire con apposite iniziative di diffusione della cultura scientifica e spaziale. Quanto fatto in Europa dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e in Italia dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) rappresenta un esempio del fenomeno che ha portato le agenzie spaziali di tutto il mondo ad attivarsi per arginare il preoccupante fenomeno della fuga dagli studi di carattere tecnico-scientifico. La ricerca ha studiato l’European Space Education Resource Office (ESERO), il progetto dell’ESA destinato alle scuole primarie e secondarie, che si inserisce nel campo dell’educazione formale e utilizza le potenzialità offerte dai contesti informali per accrescere l’alfabetizzazione e la competenza scientifica dei giovani nelle STEM. Il progetto prevede la creazione, negli Stati membri dell’ESA, di uffici nazionali che operano in collaborazione con i principali stakeholder in ambito formativo e scientifico per offrire risorse didattiche e percorsi formativi, in particolare per gli insegnanti, utilizzando lo Spazio come contesto di insegnamento-apprendimento delle STEM. Il lavoro ha analizzato lo scenario italiano di istruzione in ambito tecnico-scientifico al fine di comprendere se e in che modo realizzare il progetto ESERO anche in Italia: è stata svolta un’analisi documentale sulle Indicazioni nazionali e le Linee guida emanate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e un’intervista a due dirigenti dello stesso ministero in qualità di testimoni privilegiati. Successivamente, sono stati presi in esame i processi che hanno portato i Paesi Bassi, l’Irlanda e il Regno Unito a costituire un ufficio ESERO; anche in questo caso le informazioni sono state raccolte mediante intervista e analisi documentale. Il progetto ESERO, nei Paesi dove è stato realizzato, ha dimostrato di essere capace di offrire sostegno ai sistemi nazionali di istruzione, proponendo una filiera educativa che declina nei vari contesti nazionali tre elementi fondamentali: il collegamento tra la formazione e il mondo del lavoro; l’opportunità di imparare facendo; il sostegno alla formazione continua. Le tre esperienze nazionali di ESERO prese in esame hanno evidenziato elementi simili che sono stati segnalati come positivi ai fini dell’attuazione e della diffusione del progetto a livello Paese. Sulla base degli elementi caratterizzanti ESERO e dei punti positivi emersi nel corso dell’esame dei tre casi internazionali, è stato ipotizzato che anche in Italia il progetto sia in grado di offrire soluzioni adeguate per migliorare i punti di debolezza del sistema scolastico nazionale. È stato così proposto un progetto di ESERO Italia che prova a rispondere, oltre agli obiettivi generali del progetto, anche alle esigenze nazionali messe in luce dall’analisi dello scenario italiano.
28-feb-2018
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