Il tema della solidarietà e della modalità di stabilire relazioni con l’Altro è centrale nella formazione di una cittadinanza attiva e responsabile. Il saggio intende approfondire le ripercussioni etiche e le questioni educative poste da un mutamento della struttura comunicativa dell’umanitarismo, che propone oggi una mediatizzazione della sofferenza che riduce la dimensione etica del rapporto con l’altro vulnerabile in una prospettiva narcisistica. L’intersezione di fenomeni quali lo sviluppo del settore della cooperazione umanitaria, la crisi delle “grandi narrazioni” politiche e ideologiche della solidarietà e l’evoluzione incalzante dei media digitali ha aperto la strada a un mutamento del modo in cui siamo chiamati ad essere attori morali, (Chouliaraki, 2014). Lo spettacolo della sofferenza di soggetti vulnerabili e distanti, proposto dai media in termini oggettivi, rappresentandoli cioè come persone lontane e disgiunte da noi, ispirava un’etica della pietà e quindi una solidarietà altruista, nel cui ambito l’azione nei confronti degli altri era riconducibile all’universalità dei diritti umani, (Boltanski, 2000). L’avvento di una rappresentazione soggettiva della sofferenza implica invece una morale individualistica, una solidarietà ironica in cui la decisione di compiere un’azione in favore dell’Altro è un atto riflessivo, che ha a che fare con le emozioni di chi compie l’azione, non di chi la riceve, (Chouliaraki, 2014). L’obiettivo del saggio è illustrare l’ipotesi che la nascita di legami solidali che abbiano come fine il benessere e la crescita del singolo, piuttosto che lo sviluppo di una cultura della responsabilità e dell’esercizio del giudizio critico nei confronti dei meccanismi di perpetuazione dell’ingiustizia sociale, possa accrescere e aggravare la tendenza, in particolare nello spettatore più giovane, ad uno sviluppo narcisistico della propria personalità. Lo psicoterapeuta Pietropolli Charmet, esperto dell’età evolutiva, fa notare infatti come il narcisismo sia un carattere essenziale degli adolescenti di oggi: i modelli educativi attuali tendono fin dall’inizio a rafforzare la convinzione che l’attenzione verso il sé sia più rilevante di ciò che riguarda l’Altro e che la formazione debba avere l’obiettivo primario di far emergere la creatività del bambino attraverso tutti gli strumenti a disposizione: dalla musica al disegno, dallo sport alla tecnologia, poiché “scoprire se stesso” è l’unica strada che egli avrà per ottenere il successo, (Pietropolli Charmet, 2008). E’ possibile, nell’era del post-umanitarismo, invertire questo ripiegamento nel privato e rieducare i giovani ad avvicinarsi al dolore dell’Altro? La prima parte del saggio analizza l’evoluzione della rappresentazione della sofferenza nei media occidentali, facendo riferimento all’immaginario connesso alle sue varie fasi e al genere di solidarietà che essa alimenta. In secondo luogo si concentra sulla solidarietà ironica e sulle sue modalità espressive, tenendo presenti anche alcuni esempi tratti da campagne umanitarie italiane, (come “Grande contro il cancro” della ONG Soleterre e “Sai cosa mi rende felice?” di Actionaid). Vengono poi messe in evidenza le questioni educative connesse alla fruizione di tali rappresentazioni mediatiche dell’Altro sofferente, volte non a stimolare un’azione per mutare la sua problematica realtà, ma ad incentivare un narcisismo che già, secondo alcuni studi in ambito psicologico, contraddistingue il modo di essere delle nuove generazioni. Infine si cerca di proporre delle prospettive che riportino il rispetto dell’Altro al centro della formazione dell’individuo, affinché si affermi un’interpretazione condivisa, e ispirata ai principi di più culture diverse, del concetto di persona intesa non come “l’essere”, ma come “il movimento dell’essere verso l’essere”, (Mounier, 1964).

Il dolore dell'Altro: la rappresentazione mediatica della sofferenza e lo sviluppo della persona / Monticelli, Annalinda. - In: IN-FORMAZIONE. - ISSN 1970-6723. - ELETTRONICO. - 13:Anno X(2015), pp. 64-69.

Il dolore dell'Altro: la rappresentazione mediatica della sofferenza e lo sviluppo della persona

annalinda monticelli
2015

Abstract

Il tema della solidarietà e della modalità di stabilire relazioni con l’Altro è centrale nella formazione di una cittadinanza attiva e responsabile. Il saggio intende approfondire le ripercussioni etiche e le questioni educative poste da un mutamento della struttura comunicativa dell’umanitarismo, che propone oggi una mediatizzazione della sofferenza che riduce la dimensione etica del rapporto con l’altro vulnerabile in una prospettiva narcisistica. L’intersezione di fenomeni quali lo sviluppo del settore della cooperazione umanitaria, la crisi delle “grandi narrazioni” politiche e ideologiche della solidarietà e l’evoluzione incalzante dei media digitali ha aperto la strada a un mutamento del modo in cui siamo chiamati ad essere attori morali, (Chouliaraki, 2014). Lo spettacolo della sofferenza di soggetti vulnerabili e distanti, proposto dai media in termini oggettivi, rappresentandoli cioè come persone lontane e disgiunte da noi, ispirava un’etica della pietà e quindi una solidarietà altruista, nel cui ambito l’azione nei confronti degli altri era riconducibile all’universalità dei diritti umani, (Boltanski, 2000). L’avvento di una rappresentazione soggettiva della sofferenza implica invece una morale individualistica, una solidarietà ironica in cui la decisione di compiere un’azione in favore dell’Altro è un atto riflessivo, che ha a che fare con le emozioni di chi compie l’azione, non di chi la riceve, (Chouliaraki, 2014). L’obiettivo del saggio è illustrare l’ipotesi che la nascita di legami solidali che abbiano come fine il benessere e la crescita del singolo, piuttosto che lo sviluppo di una cultura della responsabilità e dell’esercizio del giudizio critico nei confronti dei meccanismi di perpetuazione dell’ingiustizia sociale, possa accrescere e aggravare la tendenza, in particolare nello spettatore più giovane, ad uno sviluppo narcisistico della propria personalità. Lo psicoterapeuta Pietropolli Charmet, esperto dell’età evolutiva, fa notare infatti come il narcisismo sia un carattere essenziale degli adolescenti di oggi: i modelli educativi attuali tendono fin dall’inizio a rafforzare la convinzione che l’attenzione verso il sé sia più rilevante di ciò che riguarda l’Altro e che la formazione debba avere l’obiettivo primario di far emergere la creatività del bambino attraverso tutti gli strumenti a disposizione: dalla musica al disegno, dallo sport alla tecnologia, poiché “scoprire se stesso” è l’unica strada che egli avrà per ottenere il successo, (Pietropolli Charmet, 2008). E’ possibile, nell’era del post-umanitarismo, invertire questo ripiegamento nel privato e rieducare i giovani ad avvicinarsi al dolore dell’Altro? La prima parte del saggio analizza l’evoluzione della rappresentazione della sofferenza nei media occidentali, facendo riferimento all’immaginario connesso alle sue varie fasi e al genere di solidarietà che essa alimenta. In secondo luogo si concentra sulla solidarietà ironica e sulle sue modalità espressive, tenendo presenti anche alcuni esempi tratti da campagne umanitarie italiane, (come “Grande contro il cancro” della ONG Soleterre e “Sai cosa mi rende felice?” di Actionaid). Vengono poi messe in evidenza le questioni educative connesse alla fruizione di tali rappresentazioni mediatiche dell’Altro sofferente, volte non a stimolare un’azione per mutare la sua problematica realtà, ma ad incentivare un narcisismo che già, secondo alcuni studi in ambito psicologico, contraddistingue il modo di essere delle nuove generazioni. Infine si cerca di proporre delle prospettive che riportino il rispetto dell’Altro al centro della formazione dell’individuo, affinché si affermi un’interpretazione condivisa, e ispirata ai principi di più culture diverse, del concetto di persona intesa non come “l’essere”, ma come “il movimento dell’essere verso l’essere”, (Mounier, 1964).
2015
umanitarismo, narcisismo, cittadinanza attiva, solidarietà, alterità
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il dolore dell'Altro: la rappresentazione mediatica della sofferenza e lo sviluppo della persona / Monticelli, Annalinda. - In: IN-FORMAZIONE. - ISSN 1970-6723. - ELETTRONICO. - 13:Anno X(2015), pp. 64-69.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1077420
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