Nel 1823, anno del fatidico incendio, il pavimento della basilica di San Paolo era formato da migliaia di lastre marmoree, intere e frammentarie, disposte con una trama irregolare. La moltitudine sparsa di iscrizioni cristiane e pagane, latine e greche, e di pezzi scultorei, appartenenti alle prime fasi della basilica e al sottostante sepolcreto pagano, mostravano il lato più caratteristico della storia dell'edificio. Dallo smantellamento del lastricato, realizzato in parte già nel corso dei secoli, a partire da Sisto V, e poi completamente, in seguito all’incendio, traggono origine le due collezioni museali del chiostro e del monastero (Lapidario Paoliano). All'epoca di Innocenzo X (1644-1655), Cornelio Margarini esegue la prima ricognizione sistematica delle iscrizioni impiegate nel pavimento, rilevandone il testo e la posizione; il suo testo, insieme alla silloge del Nicolai (1815) costituisce una fonte essenziale per la conoscenza del patrimonio epigrafico paolino, dal momento che molte delle lastre allora rilevate sono oggi perdute. L’articolo riferisce poi delle esplorazioni archeologiche condotte di recente sotto la navata laterale destra, che hanno portato al rinvenimento di alcuni frammenti epigrafici, pertinenti al pavimento, collocati nella posizione in cui furono indicati dal Margarini. La sottoscritta si sofferma in particolare sui primi risultati di una ricerca relativa al rinvenimento, su alcune lastre pavimentali, di incisioni che farebbero pensare alla presenza, nel pavimento dell’antica basilica, del disegno della cupola di San Pietro in Vaticano; notizia riportata da diverse fonti ma mai confermata né approfondita da altri. Finora, infatti, le notizie d'archivio, note soprattutto agli studiosi della cupola vaticana, potevano, in mancanza di riscontri diretti, considerarsi alla stregua di un'interessante notazione sulle tecniche di cantiere o, al più, di un aneddoto. Le indagini dirette sulle lastre, condotte con l’uso di apparecchiature laser scanner, hanno lo scopo di ricostruire, tramite un rilievo tridimensionale di altissima precisione, la curvatura dei diversi tratti di incisione, per tentare poi una ricollocazione virtuale delle lastre, basata anche sulle indicazioni fornite dalla documentazione archivistica.
Le iscrizioni pavimentali della Basilica tra il 1600 e il 1823 / Docci, Marina; G., Filippi; C., Noviello. - In: BOLLETTINO-MONUMENTI, MUSEI E GALLERIE PONTIFICIE. - ISSN 1018-4317. - STAMPA. - XXV:(2006), pp. 97-121.
Le iscrizioni pavimentali della Basilica tra il 1600 e il 1823
DOCCI, Marina;
2006
Abstract
Nel 1823, anno del fatidico incendio, il pavimento della basilica di San Paolo era formato da migliaia di lastre marmoree, intere e frammentarie, disposte con una trama irregolare. La moltitudine sparsa di iscrizioni cristiane e pagane, latine e greche, e di pezzi scultorei, appartenenti alle prime fasi della basilica e al sottostante sepolcreto pagano, mostravano il lato più caratteristico della storia dell'edificio. Dallo smantellamento del lastricato, realizzato in parte già nel corso dei secoli, a partire da Sisto V, e poi completamente, in seguito all’incendio, traggono origine le due collezioni museali del chiostro e del monastero (Lapidario Paoliano). All'epoca di Innocenzo X (1644-1655), Cornelio Margarini esegue la prima ricognizione sistematica delle iscrizioni impiegate nel pavimento, rilevandone il testo e la posizione; il suo testo, insieme alla silloge del Nicolai (1815) costituisce una fonte essenziale per la conoscenza del patrimonio epigrafico paolino, dal momento che molte delle lastre allora rilevate sono oggi perdute. L’articolo riferisce poi delle esplorazioni archeologiche condotte di recente sotto la navata laterale destra, che hanno portato al rinvenimento di alcuni frammenti epigrafici, pertinenti al pavimento, collocati nella posizione in cui furono indicati dal Margarini. La sottoscritta si sofferma in particolare sui primi risultati di una ricerca relativa al rinvenimento, su alcune lastre pavimentali, di incisioni che farebbero pensare alla presenza, nel pavimento dell’antica basilica, del disegno della cupola di San Pietro in Vaticano; notizia riportata da diverse fonti ma mai confermata né approfondita da altri. Finora, infatti, le notizie d'archivio, note soprattutto agli studiosi della cupola vaticana, potevano, in mancanza di riscontri diretti, considerarsi alla stregua di un'interessante notazione sulle tecniche di cantiere o, al più, di un aneddoto. Le indagini dirette sulle lastre, condotte con l’uso di apparecchiature laser scanner, hanno lo scopo di ricostruire, tramite un rilievo tridimensionale di altissima precisione, la curvatura dei diversi tratti di incisione, per tentare poi una ricollocazione virtuale delle lastre, basata anche sulle indicazioni fornite dalla documentazione archivistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.