La ricerca ha l'obiettivo di analizzare il senso che i membri dei reparti antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri hanno attribuito alla propria esperienza e alle attività di antiterrorismo svolte negli "anni di piombo", nonché i significati che ne derivano in riferimento al contesto sociale, culturale e politico degli anni settanta e ottanta. L’analisi delle attribuzioni di senso permette di rilevare le implicazioni, e i significati conseguenti, che l’agire degli operatori antiterrorismo ha avuto nel contesto sociale di riferimento, caratterizzato dall'esaurimento dei processi rivoluzionari che vedevano avanguardie organizzate come protagoniste dirette della direzione di un conflitto di classe, in cui si contrapponevano gli attori sociali del capitalismo. In tale ambito, dalla prospettiva soggettiva degli operatori sono state indagate le caratteristiche del sistema antiterrorismo italiano dei Carabinieri negli anni settanta e ottanta sotto il profilo di gruppo/organizzazione, che riguardano l’istituzione dei reparti antiterrorismo, la selezione del personale, l’addestramento e la distribuzione degli incarichi al personale, la leadership e la coesione all'interno dei reparti, le strategie di contrasto adottate, nonché la gestione dei terroristi arrestati e dei collaboratori. Nell'ambito delle attribuzioni di senso del proprio vissuto e delle attività svolte nell'antiterrorismo, sono state invece indagate le determinanti all'arruolamento nell'Arma e dell’ingresso nei reparti antiterrorismo, lo spirito di sacrificio e il senso dell’impegno, la gestione del rischio legato allo specifico incarico, la percezione dell’antagonista, le determinanti dell’uscita dai reparti antiterrorismo, il senso delle attività di contrasto al terrorismo. Dalla ricerca è emerso come le attribuzioni di senso alle attività antiterrorismo si sviluppino seguendo due prospettive principali: una prospettiva istituzionale/sociale correlata alla protezione delle istituzioni e della società; una prospettiva soggettivista connessa all'esigenza individuale di affermazione personale e professionale. Nell’ambito della prima prospettiva, in relazione ai processi conflittuali che caratterizzavano l’Italia degli anni settanta e ottanta, l’antiterrorismo si poneva come agenzia di sicurezza con l’obiettivo di tutelare l’assetto democratico istituzionale, nonché i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini, esplicitando le proprie attività su una dimensione sia politica, promuovendo lo sviluppo di nuove misure normative, sia militare, contrastando con uomini e mezzi le organizzazioni armate attraverso attività di intelligence e tecniche investigative specializzate. In riferimento alla seconda prospettiva, invece, l’antiterrorismo diveniva per gli operatori che ne facevano parte un contesto di affermazione personale e professionale, veicolando le ambizioni e le aspettative dei militari che intendevano sviluppare le proprie competenze tecniche nel settore investigativo. Attraverso l’impiego nell'antiterrorismo, i militari ricercavano e trovavano una dimensione per la realizzazione personale e professionale. In conclusione, l’antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri si è dunque collocato nel contesto politico e sociale italiano degli anni settanta e ottanta in una prospettiva di difesa sociale e delle Istituzioni, con l’obiettivo di reprimere le progettualità terroristiche sviluppate da gruppi armati formati da militanti determinati e da assetti organizzativi articolati e in alcuni casi strutturalmente complessi. Sotto un profilo organizzativo, le Sezioni antiterrorismo divennero nel corso degli anni un contesto di elaborazione e di sviluppo di specifiche competenze tecniche e di metodi investigativi maturati nell'esperienza del contrasto al terrorismo.
L'antiterrorismo in Italia negli "Anni di Piombo". Senso e significati / Durante, Gabriele. - (2017 Sep 27).
L'antiterrorismo in Italia negli "Anni di Piombo". Senso e significati
DURANTE, GABRIELE
27/09/2017
Abstract
La ricerca ha l'obiettivo di analizzare il senso che i membri dei reparti antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri hanno attribuito alla propria esperienza e alle attività di antiterrorismo svolte negli "anni di piombo", nonché i significati che ne derivano in riferimento al contesto sociale, culturale e politico degli anni settanta e ottanta. L’analisi delle attribuzioni di senso permette di rilevare le implicazioni, e i significati conseguenti, che l’agire degli operatori antiterrorismo ha avuto nel contesto sociale di riferimento, caratterizzato dall'esaurimento dei processi rivoluzionari che vedevano avanguardie organizzate come protagoniste dirette della direzione di un conflitto di classe, in cui si contrapponevano gli attori sociali del capitalismo. In tale ambito, dalla prospettiva soggettiva degli operatori sono state indagate le caratteristiche del sistema antiterrorismo italiano dei Carabinieri negli anni settanta e ottanta sotto il profilo di gruppo/organizzazione, che riguardano l’istituzione dei reparti antiterrorismo, la selezione del personale, l’addestramento e la distribuzione degli incarichi al personale, la leadership e la coesione all'interno dei reparti, le strategie di contrasto adottate, nonché la gestione dei terroristi arrestati e dei collaboratori. Nell'ambito delle attribuzioni di senso del proprio vissuto e delle attività svolte nell'antiterrorismo, sono state invece indagate le determinanti all'arruolamento nell'Arma e dell’ingresso nei reparti antiterrorismo, lo spirito di sacrificio e il senso dell’impegno, la gestione del rischio legato allo specifico incarico, la percezione dell’antagonista, le determinanti dell’uscita dai reparti antiterrorismo, il senso delle attività di contrasto al terrorismo. Dalla ricerca è emerso come le attribuzioni di senso alle attività antiterrorismo si sviluppino seguendo due prospettive principali: una prospettiva istituzionale/sociale correlata alla protezione delle istituzioni e della società; una prospettiva soggettivista connessa all'esigenza individuale di affermazione personale e professionale. Nell’ambito della prima prospettiva, in relazione ai processi conflittuali che caratterizzavano l’Italia degli anni settanta e ottanta, l’antiterrorismo si poneva come agenzia di sicurezza con l’obiettivo di tutelare l’assetto democratico istituzionale, nonché i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini, esplicitando le proprie attività su una dimensione sia politica, promuovendo lo sviluppo di nuove misure normative, sia militare, contrastando con uomini e mezzi le organizzazioni armate attraverso attività di intelligence e tecniche investigative specializzate. In riferimento alla seconda prospettiva, invece, l’antiterrorismo diveniva per gli operatori che ne facevano parte un contesto di affermazione personale e professionale, veicolando le ambizioni e le aspettative dei militari che intendevano sviluppare le proprie competenze tecniche nel settore investigativo. Attraverso l’impiego nell'antiterrorismo, i militari ricercavano e trovavano una dimensione per la realizzazione personale e professionale. In conclusione, l’antiterrorismo dell’Arma dei Carabinieri si è dunque collocato nel contesto politico e sociale italiano degli anni settanta e ottanta in una prospettiva di difesa sociale e delle Istituzioni, con l’obiettivo di reprimere le progettualità terroristiche sviluppate da gruppi armati formati da militanti determinati e da assetti organizzativi articolati e in alcuni casi strutturalmente complessi. Sotto un profilo organizzativo, le Sezioni antiterrorismo divennero nel corso degli anni un contesto di elaborazione e di sviluppo di specifiche competenze tecniche e di metodi investigativi maturati nell'esperienza del contrasto al terrorismo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.