Studi clinici ed analisi fluoroscopiche in vivo hanno evidenziato che un rollback femorale paradosso ed una minore articolarità in flessione si osservano più spesso nei pazienti con protesi a conservazione del LCP (CR) rispetto a quelli con protesi postero-stabilizzate (PS). Tale risultato può essere spiegato da recenti studi in cui è stato evidenziato come durante l’esecuzione del taglio tibiale buona parte dell’inserzione del LCP rischia di essere recisa con la lama della sega. Per approfondire questa problematica gli autori avevano condotto un primo studio in cui è emerso che il LCP viene risparmiato con certezza solo quando il taglio tibiale ha uno spessore tra i 4 ed i 6 mm, a seconda dello slope posteriore utilizzato. Sulla base di tale risultato è stato progettato il presente studio clinico con lo scopo di valutare i risultati clinici e radiografici di un gruppo di pazienti operati di protesi di ginocchio (PTG, CR) con tecnica standard ed un gruppo in cui il taglio tibiale è stato eseguito con una tecnica alternativa atta a preservare l’inserzione del LCP. MATERIALI E METODI Sono state analizzate prospettivamente due serie consecutive di pazienti sottoposti ad artroprotesi di ginocchio con preservazione del LCP. In tutti i casi è stato impiantato lo stesso modello di protesi cementata. Nella prima serie comprendente 40 pazienti (31 donne e 9 uomini, età m. 74,7 anni, estremi 54-89 anni) (gruppo controllo), il taglio tibiale è stato eseguito con tecnica standard utilizzando uno slope posteriore di 3° ed uno spessore di 10mm misurato dal piatto tibiale sano. Nella seconda serie comprendente altri 40 pazienti (32 donne e 8 uomini, età media 76,2 anni, estremi 52-91 anni)(gruppo di studio) il taglio tibiale è stato eseguito in 2 tempi, ossia un primo taglio dello spessore di 5 mm fino alla corticale tibiale posteriore atto a preservare l’inserzione del LCP, ed un secondo taglio di altri 5 mm per ottenere lo spessore adeguato all’impianto della componente tibiale. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a controllo clinico con il KSS e radiografico a 3,6 e 12 mesi dopo l’intervento. RISULTATI A 3 e 6 mesi dall’intervento, il KSS era di 72 e 81, rispettivamente nel gr.controllo e 68 e 82 nel gr.di studio (p>0.05); a 12 mesi dall’intervento era 91.4 e 94.1, rispettivamente (p=0.05). L’articolarità del ginocchio all’ultimo follow-up è risultata in media di 111° nel gruppo controllo e 119° in quello di studio (p=0.04). L’esame radiografico standard eseguito nella massima flessione del ginocchio ha evidenziato un rollback paradosso in 18 pazienti (45%) del gruppo controllo ed in 3 (7,5%) di quelli del gruppo di studio (p=0.0001). DISCUSSIONE Studi recenti hanno evidenziato che nell’effettuare il taglio tibiale durante un’artroprotesi di ginocchio il rischio di lesione iatrogena del LCP è più elevato di quanto inizialmente ritenuto e ciò potrebbe spiegare il rollback paradosso che non raramente si osserva nei pazienti con una protesi CR. Come conseguenza di ciò vi è necessità di utilizzare tecniche chirurgiche alternative. Alcuni autori suggeriscono di delimitare con un osteotomo un’isola ossea, subito anteriormente all’inserzione del LCP, che verrà poi risparmiata dal taglio tibiale. Tuttavia, a nostra conoscenza, l’efficacia di tale tecnica non è mai stata dimostrata. In questo studio l’utilizzo di una tecnica alternativa, che prevede l’esecuzione di un primo taglio tibiale di 5 mm a tutto spessore, seguito da un secondo taglio che non arriva raggiungere l’osso sub condrale adiacente all’inserzione del LCP, si è dimostrata superiore sia in termini di migliore articolarità del ginocchio che di preservazione del normale rollback femorale rispetto alla tecnica standard. CONCLUSIONI Pe ridurre i rischi di lesionare le fibre inserzionali del LCP nelle protesi di ginocchio CR, è possibile utilizzare una tecnica chirurgica in cui si effettua un doppio taglio tibiale, il primo di uno spessore tale da preservare con certezza il LCP ed il secondo per raggiungere i 9-10mm necessari per l’impianto della componente tibiale.
TECNICA DI PRESERVAZIONE DEL LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE DURANTE IL TAGLIO TIBIALE NELL’ARTROPROTESI DI GINOCCHIO / Ripani, FRANCESCA ROMANA; Florio, Pino; Tundo, Federico; Sessa, Pasquale; Cinotti, Gianluca. - (2015), pp. 86-86. (Intervento presentato al convegno 100° CONGRESSO NAZZIONALE DI ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA tenutosi a ROMA nel 7-10 NOVEMBRE).
TECNICA DI PRESERVAZIONE DEL LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE DURANTE IL TAGLIO TIBIALE NELL’ARTROPROTESI DI GINOCCHIO
RIPANI FRANCESCA ROMANA;FLORIO PINO;TUNDO FEDERICO;SESSA PASQUALE;CINOTTI GIANLUCA
2015
Abstract
Studi clinici ed analisi fluoroscopiche in vivo hanno evidenziato che un rollback femorale paradosso ed una minore articolarità in flessione si osservano più spesso nei pazienti con protesi a conservazione del LCP (CR) rispetto a quelli con protesi postero-stabilizzate (PS). Tale risultato può essere spiegato da recenti studi in cui è stato evidenziato come durante l’esecuzione del taglio tibiale buona parte dell’inserzione del LCP rischia di essere recisa con la lama della sega. Per approfondire questa problematica gli autori avevano condotto un primo studio in cui è emerso che il LCP viene risparmiato con certezza solo quando il taglio tibiale ha uno spessore tra i 4 ed i 6 mm, a seconda dello slope posteriore utilizzato. Sulla base di tale risultato è stato progettato il presente studio clinico con lo scopo di valutare i risultati clinici e radiografici di un gruppo di pazienti operati di protesi di ginocchio (PTG, CR) con tecnica standard ed un gruppo in cui il taglio tibiale è stato eseguito con una tecnica alternativa atta a preservare l’inserzione del LCP. MATERIALI E METODI Sono state analizzate prospettivamente due serie consecutive di pazienti sottoposti ad artroprotesi di ginocchio con preservazione del LCP. In tutti i casi è stato impiantato lo stesso modello di protesi cementata. Nella prima serie comprendente 40 pazienti (31 donne e 9 uomini, età m. 74,7 anni, estremi 54-89 anni) (gruppo controllo), il taglio tibiale è stato eseguito con tecnica standard utilizzando uno slope posteriore di 3° ed uno spessore di 10mm misurato dal piatto tibiale sano. Nella seconda serie comprendente altri 40 pazienti (32 donne e 8 uomini, età media 76,2 anni, estremi 52-91 anni)(gruppo di studio) il taglio tibiale è stato eseguito in 2 tempi, ossia un primo taglio dello spessore di 5 mm fino alla corticale tibiale posteriore atto a preservare l’inserzione del LCP, ed un secondo taglio di altri 5 mm per ottenere lo spessore adeguato all’impianto della componente tibiale. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a controllo clinico con il KSS e radiografico a 3,6 e 12 mesi dopo l’intervento. RISULTATI A 3 e 6 mesi dall’intervento, il KSS era di 72 e 81, rispettivamente nel gr.controllo e 68 e 82 nel gr.di studio (p>0.05); a 12 mesi dall’intervento era 91.4 e 94.1, rispettivamente (p=0.05). L’articolarità del ginocchio all’ultimo follow-up è risultata in media di 111° nel gruppo controllo e 119° in quello di studio (p=0.04). L’esame radiografico standard eseguito nella massima flessione del ginocchio ha evidenziato un rollback paradosso in 18 pazienti (45%) del gruppo controllo ed in 3 (7,5%) di quelli del gruppo di studio (p=0.0001). DISCUSSIONE Studi recenti hanno evidenziato che nell’effettuare il taglio tibiale durante un’artroprotesi di ginocchio il rischio di lesione iatrogena del LCP è più elevato di quanto inizialmente ritenuto e ciò potrebbe spiegare il rollback paradosso che non raramente si osserva nei pazienti con una protesi CR. Come conseguenza di ciò vi è necessità di utilizzare tecniche chirurgiche alternative. Alcuni autori suggeriscono di delimitare con un osteotomo un’isola ossea, subito anteriormente all’inserzione del LCP, che verrà poi risparmiata dal taglio tibiale. Tuttavia, a nostra conoscenza, l’efficacia di tale tecnica non è mai stata dimostrata. In questo studio l’utilizzo di una tecnica alternativa, che prevede l’esecuzione di un primo taglio tibiale di 5 mm a tutto spessore, seguito da un secondo taglio che non arriva raggiungere l’osso sub condrale adiacente all’inserzione del LCP, si è dimostrata superiore sia in termini di migliore articolarità del ginocchio che di preservazione del normale rollback femorale rispetto alla tecnica standard. CONCLUSIONI Pe ridurre i rischi di lesionare le fibre inserzionali del LCP nelle protesi di ginocchio CR, è possibile utilizzare una tecnica chirurgica in cui si effettua un doppio taglio tibiale, il primo di uno spessore tale da preservare con certezza il LCP ed il secondo per raggiungere i 9-10mm necessari per l’impianto della componente tibiale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.