Le suppliche conservate nell’Archivio della Penitenzieria apostolica sono tutte originali approvati nel periodo compreso tra il 1469, cui è da ricondursi la più antica, al 1569, anno di produzione della più recente. Si tratta di un fondo preziosissimo per gli storici che però costituisce un’anomalìa se si considera che norma e prassi di cancelleria ne prevedevano la restituzione insieme alle relative litterae. Incrociando i dati derivati dalla distribuzione cronologica delle 1.742 suppliche pervenuteci con quelli desunti dai Registri Matrimonialium et Diversorum si cercherà di comprendere il motivo della loro conservazione, forse imputabile ad uno sdoppiamento delle pratiche di documentazione e conservazione svolte dalla Penitenzieria dell’epoca. Passando poi all’esame delle suppliche, si rileverà come esse siano sostanzialmente identiche dal punto di vista formale a quelle del secolo precedente con le quali condividono il medesimo iter presso il dicastero, dall’atto della presentazione a quello della registrazione, anche se talvolta la prassi si dimostra più elastica di quanto non si penserebbe:è il caso, ad esempio, di richieste relative alla medesima grazia da parte di oratores diversi che determinano una sorta di accoglimento ‘sulla fiducia’ anche di ciò che il Penitenziere maggiore o il Reggente non avrebbero effettivamente considerato. Non potrà non considerarsi poi l’importante momento della formazione della supplica, sempre a cura di procuratori che gestivano con abilità un numero rilevante di richieste, maneggiando con sapienza e attenzione il formulario, ma peccando talvolta di distrazione nella redazione materiale di alcune di esse. Oberati di lavoro, essi si trovavano spesso nelle condizioni di affidarsi a scribi per la redazione dei testi. Partendo da questa osservazione e ricorrendo al confronto di scrittura tra le mani che redigono le suppliche presentate da un medesimo procuratore, si discuterà in merito alla sicura identificazione di questo o quel procuratore (o di questo o quello scriba al suo servizio) avanzando l’ipotesi che i personaggi coinvolti nella scrittura delle suppliche possano essere così tanti che, in casi estremi, si possa anche pensare a procuratori sollevati dalla fatica dello scrivere che vedono limitare il proprio ruolo al controllo dell’attività dei propri subalterni e alla presentazione della supplica in Penitenzieria.
Le suppliche originali di XVI secolo nell'Archivio della Penitenzieria apostolica / Mantegna, Cristina. - STAMPA. - (2017), pp. 119-138. (Intervento presentato al convegno L'Archivio della Penitenzieria apostolica. Stato attuale e prospettive future tenutosi a Roma nel 22 novembre 2016).
Le suppliche originali di XVI secolo nell'Archivio della Penitenzieria apostolica
Cristina Mantegna
2017
Abstract
Le suppliche conservate nell’Archivio della Penitenzieria apostolica sono tutte originali approvati nel periodo compreso tra il 1469, cui è da ricondursi la più antica, al 1569, anno di produzione della più recente. Si tratta di un fondo preziosissimo per gli storici che però costituisce un’anomalìa se si considera che norma e prassi di cancelleria ne prevedevano la restituzione insieme alle relative litterae. Incrociando i dati derivati dalla distribuzione cronologica delle 1.742 suppliche pervenuteci con quelli desunti dai Registri Matrimonialium et Diversorum si cercherà di comprendere il motivo della loro conservazione, forse imputabile ad uno sdoppiamento delle pratiche di documentazione e conservazione svolte dalla Penitenzieria dell’epoca. Passando poi all’esame delle suppliche, si rileverà come esse siano sostanzialmente identiche dal punto di vista formale a quelle del secolo precedente con le quali condividono il medesimo iter presso il dicastero, dall’atto della presentazione a quello della registrazione, anche se talvolta la prassi si dimostra più elastica di quanto non si penserebbe:è il caso, ad esempio, di richieste relative alla medesima grazia da parte di oratores diversi che determinano una sorta di accoglimento ‘sulla fiducia’ anche di ciò che il Penitenziere maggiore o il Reggente non avrebbero effettivamente considerato. Non potrà non considerarsi poi l’importante momento della formazione della supplica, sempre a cura di procuratori che gestivano con abilità un numero rilevante di richieste, maneggiando con sapienza e attenzione il formulario, ma peccando talvolta di distrazione nella redazione materiale di alcune di esse. Oberati di lavoro, essi si trovavano spesso nelle condizioni di affidarsi a scribi per la redazione dei testi. Partendo da questa osservazione e ricorrendo al confronto di scrittura tra le mani che redigono le suppliche presentate da un medesimo procuratore, si discuterà in merito alla sicura identificazione di questo o quel procuratore (o di questo o quello scriba al suo servizio) avanzando l’ipotesi che i personaggi coinvolti nella scrittura delle suppliche possano essere così tanti che, in casi estremi, si possa anche pensare a procuratori sollevati dalla fatica dello scrivere che vedono limitare il proprio ruolo al controllo dell’attività dei propri subalterni e alla presentazione della supplica in Penitenzieria.File | Dimensione | Formato | |
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