La storia del pensiero economico è stata fino ad oggi una storia universale e nazionale: una storia universale di teorie economiche – una sorta di Olimpo al quale avevano accesso soltanto i grandi economisti, prevalentemente occidentali, che avevano dato un contributo rilevante all’avanzamento della conoscenza economica – e una storia di stili e tradizioni nazionali narrata tenendo anche conto di particolari fattori politici e culturali. Non poteva che essere così, in un mondo rigidamente diviso in nazioni e dominato dall’Occidente, e probabilmente anche in futuro avremo ancora bisogno di custodire il capitale di teorie economiche faticosamente accumulato nel tempo e di preservare la memoria di tante e distinte storie nazionali. Ma negli ultimi decenni molto, se non tutto, è cambiato. Siamo bruscamente entrati nella società globale e interculturale dove, quotidianamente, si incontrano e scontrano uomini e donne appartenenti a lingue e culture diverse. La cultura, intesa come visione della realtà, anche economica, è diventata il più potente fattore di unione e disgregazione tra uomini, popoli e nazioni. Nel recente passato ha riunito le due Germanie divise dal muro, non solo simbolico, dell’ideologia ed ha liberato da un patto, ancora ideologico, alcuni popoli della ex Unione Sovietica. La cultura, anche economica, è divenuta sempre più un fenomeno transnazionale che travalica i confini degli Stati ostacolando o facilitando scambi commerciali, accordi monetari, movimenti di uomini e capitali, processi di integrazione economica tra paesi vicini e lontani. Allo stesso tempo, la globalizzazione e, più in generale, i processi di integrazione economica, culturale e sociale, sono sempre più posti in discussione e suscitano reazioni controverse. Si registrano segnali di ritorno a politiche protezionistiche e a slogan politici che invocano, come priorità, la difesa dell’interesse nazionale inteso in contrapposizione a processi di cooperazione internazionale e di integrazione fra culture diverse. Tutti questi processi, in positivo e in negativo, richiedono un ripensamento, una problematizzazione, aperta ad esiti diversi, del tema della globalizzazione e dell’esistenza di un'unica cultura economica globale. Il bisogno di conoscere l’altro, il diverso-da-noi, ha alimentato una ripresa di interesse verso gli studi comparativistici: si comparano i diversi sistemi economici, politici, giuridici nel tentativo di individuare i fattori che possono ostacolare o favorire una pacifica convivenza tra uomini appartenenti a culture diverse. Il tema del XV Convegno Aispe è: “Verso una storia comparata del pensiero economico”. Il Convegno vorrebbe sollevare ed affrontare una serie di correlati quesiti storici e metodologici. Innanzitutto: è possibile, ed auspicabile, scrivere una storia comparata del pensiero economico? Quali sono le grandi storie meta-nazionali che dovremmo conoscere e comparare? Come possiamo identificarle? Se guardiamo soltanto all’elemento teorico ricadiamo, inevitabilmente, in una storia universale di teorie economiche ampiamente approfondita. Ma la storia del pensiero economico, come hanno documentato autorevoli storici delle tradizioni nazionali, è molto più di una storia di sole teorie. Essa narra come si formano i sistemi teorici, come competono nell’arena accademica e scientifica alla ricerca di una supremazia intellettuale e come si trasformano in pervasive culture economiche che finiscono per influire sull’opinione pubblica e sulle scelte politiche. Seguendo questo approccio, efficacemente sperimentato a livello nazionale, si possono individuare almeno sei “grandi storie” del pensiero economico: occidentale (europea, nord e sud americana), cinese, giapponese, indiana, islamica e (forse) africana. Pensiamo, per esempio, all’Europa come un tutto, come un complesso (complexus in latino significa “ciò che è tenuto insieme”) e non soltanto come somma di 28 o più Stati nazionali. L’Europa come-un-tutto è stata l’oggetto di studio, per un’intera vita, di autorevoli storici e sociologi: da Chabod a Febvre, Halecki, Morin (il teorico del pensiero complesso, che ha intitolato un suo libro “Pensare l’Europa”). Chiediamoci: è possibile scrivere una storia del pensiero economico europeo? Non come somma di più storie nazionali e neppure come sola storia di teorie dell’integrazione europea. Smith, Ricardo e Keynes non hanno scritto nulla sull’unità europea eppure le loro idee hanno profondamente influito sul processo di formazione dell’Europa moderna. Quale ruolo hanno avuto le idee degli economisti nell’affermazione di una certa Idea d’Europa? Come si spiega, storicamente, il ritorno del nazionalismo economico in Europa? Cosa unisce e cosa divide le “tre Europe” (orientale, centrale e occidentale)? Cosa accomuna e cosa separa l’Europa dalla Cina o dalle Americhe o dal confinante, se non convivente, mondo islamico?

“Verso una storia comparata del pensiero economico”, XV Convegno AISPE, Roma, 23-25 novembre 2017 (CFP) / Bogatzky, Nikolay. - (2017). (Intervento presentato al convegno Verso una storia comparata del pensiero economico”, XV Convegno AISPE tenutosi a Roma nel 23-25 novembre 2017).

“Verso una storia comparata del pensiero economico”, XV Convegno AISPE, Roma, 23-25 novembre 2017 (CFP)

Bogatzky Nikolay
2017

Abstract

La storia del pensiero economico è stata fino ad oggi una storia universale e nazionale: una storia universale di teorie economiche – una sorta di Olimpo al quale avevano accesso soltanto i grandi economisti, prevalentemente occidentali, che avevano dato un contributo rilevante all’avanzamento della conoscenza economica – e una storia di stili e tradizioni nazionali narrata tenendo anche conto di particolari fattori politici e culturali. Non poteva che essere così, in un mondo rigidamente diviso in nazioni e dominato dall’Occidente, e probabilmente anche in futuro avremo ancora bisogno di custodire il capitale di teorie economiche faticosamente accumulato nel tempo e di preservare la memoria di tante e distinte storie nazionali. Ma negli ultimi decenni molto, se non tutto, è cambiato. Siamo bruscamente entrati nella società globale e interculturale dove, quotidianamente, si incontrano e scontrano uomini e donne appartenenti a lingue e culture diverse. La cultura, intesa come visione della realtà, anche economica, è diventata il più potente fattore di unione e disgregazione tra uomini, popoli e nazioni. Nel recente passato ha riunito le due Germanie divise dal muro, non solo simbolico, dell’ideologia ed ha liberato da un patto, ancora ideologico, alcuni popoli della ex Unione Sovietica. La cultura, anche economica, è divenuta sempre più un fenomeno transnazionale che travalica i confini degli Stati ostacolando o facilitando scambi commerciali, accordi monetari, movimenti di uomini e capitali, processi di integrazione economica tra paesi vicini e lontani. Allo stesso tempo, la globalizzazione e, più in generale, i processi di integrazione economica, culturale e sociale, sono sempre più posti in discussione e suscitano reazioni controverse. Si registrano segnali di ritorno a politiche protezionistiche e a slogan politici che invocano, come priorità, la difesa dell’interesse nazionale inteso in contrapposizione a processi di cooperazione internazionale e di integrazione fra culture diverse. Tutti questi processi, in positivo e in negativo, richiedono un ripensamento, una problematizzazione, aperta ad esiti diversi, del tema della globalizzazione e dell’esistenza di un'unica cultura economica globale. Il bisogno di conoscere l’altro, il diverso-da-noi, ha alimentato una ripresa di interesse verso gli studi comparativistici: si comparano i diversi sistemi economici, politici, giuridici nel tentativo di individuare i fattori che possono ostacolare o favorire una pacifica convivenza tra uomini appartenenti a culture diverse. Il tema del XV Convegno Aispe è: “Verso una storia comparata del pensiero economico”. Il Convegno vorrebbe sollevare ed affrontare una serie di correlati quesiti storici e metodologici. Innanzitutto: è possibile, ed auspicabile, scrivere una storia comparata del pensiero economico? Quali sono le grandi storie meta-nazionali che dovremmo conoscere e comparare? Come possiamo identificarle? Se guardiamo soltanto all’elemento teorico ricadiamo, inevitabilmente, in una storia universale di teorie economiche ampiamente approfondita. Ma la storia del pensiero economico, come hanno documentato autorevoli storici delle tradizioni nazionali, è molto più di una storia di sole teorie. Essa narra come si formano i sistemi teorici, come competono nell’arena accademica e scientifica alla ricerca di una supremazia intellettuale e come si trasformano in pervasive culture economiche che finiscono per influire sull’opinione pubblica e sulle scelte politiche. Seguendo questo approccio, efficacemente sperimentato a livello nazionale, si possono individuare almeno sei “grandi storie” del pensiero economico: occidentale (europea, nord e sud americana), cinese, giapponese, indiana, islamica e (forse) africana. Pensiamo, per esempio, all’Europa come un tutto, come un complesso (complexus in latino significa “ciò che è tenuto insieme”) e non soltanto come somma di 28 o più Stati nazionali. L’Europa come-un-tutto è stata l’oggetto di studio, per un’intera vita, di autorevoli storici e sociologi: da Chabod a Febvre, Halecki, Morin (il teorico del pensiero complesso, che ha intitolato un suo libro “Pensare l’Europa”). Chiediamoci: è possibile scrivere una storia del pensiero economico europeo? Non come somma di più storie nazionali e neppure come sola storia di teorie dell’integrazione europea. Smith, Ricardo e Keynes non hanno scritto nulla sull’unità europea eppure le loro idee hanno profondamente influito sul processo di formazione dell’Europa moderna. Quale ruolo hanno avuto le idee degli economisti nell’affermazione di una certa Idea d’Europa? Come si spiega, storicamente, il ritorno del nazionalismo economico in Europa? Cosa unisce e cosa divide le “tre Europe” (orientale, centrale e occidentale)? Cosa accomuna e cosa separa l’Europa dalla Cina o dalle Americhe o dal confinante, se non convivente, mondo islamico?
2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1027793
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