Sulle orme della Francia di Viollet-le-Duc, l’Italia della metà dell’Ottocento intraprese il restauro in stile dei suoi edifici medievali. Il fervore e la gloria nazionale all’alba dell’Unità si riversarono nelle singole aree regionali che scelsero i monumenti più rappresentativi della propria storia da ripristinare nelle presunte forme originali. Nel Meridione, Napoli, ancora capitale del Regno delle Due Sicilie, fu tra i centri più ricettivi degli sviluppi storico-critici dell’Oltralpe, complici i suoi circuiti accademici. Nella città partenopea si aprì quindi una fervida stagione di recupero dell’Evo Medio, a discapito delle stratificazioni moderne delle architetture e con un orientamento retrospettivo in cui il colore divenne un’inderogabile presenza. Dagli interventi nel Duomo al lavoro di Federico Travaglini nel S. Domenico Maggiore, architetto poi attivo nei cantieri pugliesi di Altamura e Troia, la policromia, struttiva e dipinta, confermò un nuovo modo di guardare al Medioevo, di certo non filologico ma nemmeno fatto di un “candido manto di chiese” così come lo aveva descritto Rodolfo il Glabro. A questa tendenza maggioritaria di uso ridondante delle cromie come cifra distintiva dell’Età di Mezzo si sarebbero poi opposte alcune voci meno conosciute. Tra queste quella di Sante Simone, architetto a cavallo tra Puglia e Napoli e contemporaneo di Travaglini, che, nonostante dovette piegarsi alle volontà delle committenze e quindi impiegare la policromia, fu uno strenuo difensore della semplicità della nuda pietra.

Restauro, ripristino e invenzione della policromia pittorica nell'architettura medievale. Alcuni esempi tra Napoli e Puglia nel XIX secolo / Pollini, Giulia. - STAMPA. - (2017), pp. 443-457. (Intervento presentato al convegno III Ciclo di Studi Medievali tenutosi a Firenze, Auditorium del Duomo).

Restauro, ripristino e invenzione della policromia pittorica nell'architettura medievale. Alcuni esempi tra Napoli e Puglia nel XIX secolo

POLLINI, GIULIA
2017

Abstract

Sulle orme della Francia di Viollet-le-Duc, l’Italia della metà dell’Ottocento intraprese il restauro in stile dei suoi edifici medievali. Il fervore e la gloria nazionale all’alba dell’Unità si riversarono nelle singole aree regionali che scelsero i monumenti più rappresentativi della propria storia da ripristinare nelle presunte forme originali. Nel Meridione, Napoli, ancora capitale del Regno delle Due Sicilie, fu tra i centri più ricettivi degli sviluppi storico-critici dell’Oltralpe, complici i suoi circuiti accademici. Nella città partenopea si aprì quindi una fervida stagione di recupero dell’Evo Medio, a discapito delle stratificazioni moderne delle architetture e con un orientamento retrospettivo in cui il colore divenne un’inderogabile presenza. Dagli interventi nel Duomo al lavoro di Federico Travaglini nel S. Domenico Maggiore, architetto poi attivo nei cantieri pugliesi di Altamura e Troia, la policromia, struttiva e dipinta, confermò un nuovo modo di guardare al Medioevo, di certo non filologico ma nemmeno fatto di un “candido manto di chiese” così come lo aveva descritto Rodolfo il Glabro. A questa tendenza maggioritaria di uso ridondante delle cromie come cifra distintiva dell’Età di Mezzo si sarebbero poi opposte alcune voci meno conosciute. Tra queste quella di Sante Simone, architetto a cavallo tra Puglia e Napoli e contemporaneo di Travaglini, che, nonostante dovette piegarsi alle volontà delle committenze e quindi impiegare la policromia, fu uno strenuo difensore della semplicità della nuda pietra.
2017
III Ciclo di Studi Medievali
Policromia; Architettura medievale; Federico Travaglini; Sante Simone; Napoli; Puglia; Restauro
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Restauro, ripristino e invenzione della policromia pittorica nell'architettura medievale. Alcuni esempi tra Napoli e Puglia nel XIX secolo / Pollini, Giulia. - STAMPA. - (2017), pp. 443-457. (Intervento presentato al convegno III Ciclo di Studi Medievali tenutosi a Firenze, Auditorium del Duomo).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1022956
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