Ogni guerra è storia delle sue vittime. È questa convinzione a dominare oggi in maniera quasi incontrastata il discorso pubblico sulla Prima Guerra Mondiale. La riduzione di questa esperienza alla dimensione ontologica di una sofferenza senza spiegazioni né possibilità di risposta, è certamente figlia di un legittimo e comprensibile credo dell’uomo contemporaneo nell’inutilità di tutte le guerre. Essa però è anche testimonianza esemplare della crescente incapacità di pensare il rapporto sempre teso e problematico, mai fusionale, tra storia e memoria. Nel tentativo di riannodare i fili sparsi, spersi e a volte malamente aggrovigliati nello sterminato impasto tra realtà, dottrine e miti che il Centenario sulla Grande Guerra ha prodotto, il contributo suggerisce la necessità di spostare lo sguardo dalla desolante uniformità della “terra di nessuno” al quel fluire intenso di vita, sofferenze, emozioni e passioni che, nel continuum ininterrotto tra il “dentro” e il “fuori” la trincea, ebbe, nonostante tutto, il potere di rigenerarsi anche nelle condizioni imperiose e disumanizzanti del conflitto.
Guerra, memoria e spoliticizzazioni / Guiso, Andrea. - In: COMUNICAZIONEPUNTODOC. - ISSN 2282-0140. - STAMPA. - 17:(2017), pp. 37-44.
Guerra, memoria e spoliticizzazioni
Andrea Guiso
2017
Abstract
Ogni guerra è storia delle sue vittime. È questa convinzione a dominare oggi in maniera quasi incontrastata il discorso pubblico sulla Prima Guerra Mondiale. La riduzione di questa esperienza alla dimensione ontologica di una sofferenza senza spiegazioni né possibilità di risposta, è certamente figlia di un legittimo e comprensibile credo dell’uomo contemporaneo nell’inutilità di tutte le guerre. Essa però è anche testimonianza esemplare della crescente incapacità di pensare il rapporto sempre teso e problematico, mai fusionale, tra storia e memoria. Nel tentativo di riannodare i fili sparsi, spersi e a volte malamente aggrovigliati nello sterminato impasto tra realtà, dottrine e miti che il Centenario sulla Grande Guerra ha prodotto, il contributo suggerisce la necessità di spostare lo sguardo dalla desolante uniformità della “terra di nessuno” al quel fluire intenso di vita, sofferenze, emozioni e passioni che, nel continuum ininterrotto tra il “dentro” e il “fuori” la trincea, ebbe, nonostante tutto, il potere di rigenerarsi anche nelle condizioni imperiose e disumanizzanti del conflitto.File | Dimensione | Formato | |
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