In questo saggio ho rivolto l’attenzione a valenze storiografiche e critiche insite esclusivamente nell’architettura di Onorio Longhi in questi anni e contenute nel problema del “tipo architettonico”, in specie delle chiese, al fine di effettuare una verifica secondo un doppio binario per comprendere se Onorio sia da ritenersi quantomeno lo stimolo dell’incremento di elementi di derivazione romana in alcune opere ed architetti lombardi. In secondo luogo ho cercato di comprendere se la ricerca da lui iniziata nelle opere effettuate nella città papale subisce una interruzione o, piuttosto, si evolve con dichiarate scelte, in linea con queste, insieme a soluzioni innovative. Dai documenti inerenti la Chiesa della Natività di Maria a Viggiù, ormai scomparsa, è stato possibile sovrapporre al catasto attuale fotogrammetrico, in coincidenza dell’area, una pianta attinente a quella descritta nei documenti sia nei rapporti, sia nelle dimensioni. Nella chiesa di Arzo Onorio inserisce, sopra i capitelli delle navate, una sorta di pulvino per rialzare le colonne senza alterarne le proporzioni: una soluzione maturata all’interno della tendenza sintetista tardo cinquecentesca. In merito ai disegni della Raccolta Bianconi dell’Archivio Storico di Milano ritengo che il problema principale non sia quello legato a problemi di attribuzione: per Onorio non si tratta di mettere in opposizione preesistenze ed interventi innovatori. Piuttosto che operare una scelta fra due tipi di planimetrie contrapposte tra loro egli inserisce, sulle navate longitudinali, un corpo che è comunque parte a sé stante; nelle facciate, invece, raggiunge lentamente la conquista spaziale di preludio al barocco mediante la reiterazione dell’intera struttura che la compone superando il concetto manierista del montaggio di unità indipendenti tra loro.
L’architettura di Onorio Longhi nel suo periodo di esilio(1606-1611): aggiunte e precisazioni / Lerza, Gianluigi. - In: QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA. - ISSN 0485-4152. - STAMPA. - (2017), pp. 79-90.
L’architettura di Onorio Longhi nel suo periodo di esilio(1606-1611): aggiunte e precisazioni
Gianluigi Lerza
2017
Abstract
In questo saggio ho rivolto l’attenzione a valenze storiografiche e critiche insite esclusivamente nell’architettura di Onorio Longhi in questi anni e contenute nel problema del “tipo architettonico”, in specie delle chiese, al fine di effettuare una verifica secondo un doppio binario per comprendere se Onorio sia da ritenersi quantomeno lo stimolo dell’incremento di elementi di derivazione romana in alcune opere ed architetti lombardi. In secondo luogo ho cercato di comprendere se la ricerca da lui iniziata nelle opere effettuate nella città papale subisce una interruzione o, piuttosto, si evolve con dichiarate scelte, in linea con queste, insieme a soluzioni innovative. Dai documenti inerenti la Chiesa della Natività di Maria a Viggiù, ormai scomparsa, è stato possibile sovrapporre al catasto attuale fotogrammetrico, in coincidenza dell’area, una pianta attinente a quella descritta nei documenti sia nei rapporti, sia nelle dimensioni. Nella chiesa di Arzo Onorio inserisce, sopra i capitelli delle navate, una sorta di pulvino per rialzare le colonne senza alterarne le proporzioni: una soluzione maturata all’interno della tendenza sintetista tardo cinquecentesca. In merito ai disegni della Raccolta Bianconi dell’Archivio Storico di Milano ritengo che il problema principale non sia quello legato a problemi di attribuzione: per Onorio non si tratta di mettere in opposizione preesistenze ed interventi innovatori. Piuttosto che operare una scelta fra due tipi di planimetrie contrapposte tra loro egli inserisce, sulle navate longitudinali, un corpo che è comunque parte a sé stante; nelle facciate, invece, raggiunge lentamente la conquista spaziale di preludio al barocco mediante la reiterazione dell’intera struttura che la compone superando il concetto manierista del montaggio di unità indipendenti tra loro.File | Dimensione | Formato | |
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