“If I had to teach you architecture? indeed a difficult question (...). I would strive to inculcate in my students an acute need for control, impartiality in judging, knowing "how" and "why" (...)(Le Corbusier – FOCUS n.1, summer 1938). Our masters, those who born between the twenties and the thirties, belonged to the generation of young people who were the protagonists of the reconstruction in the post-war period. During the years of studying in Architecture they fought for the introduction to the library of the faculty the magazines and publications publishing Gropius’s and Le Corbusier’s works. they were aware of the heirs and critical practitioners of the professional figure of the “Architetto Integrale” whom Giovannoni had outlined in 1916 in his essay. Architects and architectural studies in Italy. This debate now seems to be overcome by contemporary specialties, yet the fragmentation of roles is the measure of distance between teaching and profession, which on the contrary, in their experience consisted in a continuous transfer from doing to teaching They struggled, as Le Corbusier said in the text he published in 1938, welcoming the invitation of students from the prestigious Architectural Association School in London to train students in an acute need to know "how" and "why" ... In this transfer they educated us to: Practice art as a necessity. Attend the construction site. Build as a civil liability. Focus on the architecture project. The contribution to the 5th ProArch forum is meant to analyze the way of teaching of those who formed us both to the architectural practice and to the teaching mission. Not a memory, but an analysis of a period in which the courses in Design studio were called "Architectural Composition".

"Se dovessi insegnarvi architettura? davvero una domanda difficile… Inizierei proibendo gli ordini, mettendo la parola fine a questa incartapecorita stupidaggine degli ordini, una incredibile sfida all’intelligenza. Insisterei su un vero rispetto per l’architettura. D’altro lato, racconterei ai miei studenti come siano commuoventi le cose dell’Acropoli di Atene, di cui comprenderanno in seguito la superiore grandezza. Prometterei di spiegare la magnificenza di Palazzo Farnese e del vasto golfo spirituale che si stende tra le absidi e la facciata di San Pietro, (…) e parlerei di molti altri fatti, i più semplici e veri dell’architettura, la cui comprensione richiede una certa competenza. Insisterei sul fatto che nobiltà, purezza, comprensione intellettuale, bellezza plastica e l’eterna qualità delle proporzioni rappresentano le gioie che l’architettura può offrire e che ciascuno può comprendere. Mi sforzerei di inculcare nei miei allievi un acuto bisogno di controllo, di imparzialità nel giudicare, di sapere "come" e "perché" (…)". (Le Corbusier – FOCUS n.1, summer 1938). I nostri maestri, quelli che sono nati tra gli anni Venti e gli anni Trenta, appartenevano alla generazione dei giovani che furono protagonisti della ricostruzione nell'immediato dopoguerra. Durante gli anni della formazione combatterono per l’introduzione nella biblioteca della facoltà delle riviste che pubblicavano l’opera di Gropius e di Le Corbusier. La Scuola Superiore di Architettura di Roma che frequentavano venne istituita nel 1919-20, nello stesso periodo in cui in Germania nasceva il Bauhaus di Weimar. Consapevoli eredi, critici praticanti, della figura professionale dell’Architetto integrale che Giovannoni aveva delineato già nel 1916 nel saggio Gli architetti e gli studi di architettura in Italia , sembrano oggi superati dagli specialismi contemporanei, eppure proprio la frammentazione dei ruoli è la misura della distanza tra didattica e professione, che per loro, invece consisteva in un travaso continuo dal fare all'insegnare. Si sforzavano, come dice Le Corbusier nel testo che pubblicò nel 1938, accogliendo l’invito degli studenti della prestigiosa Architectural Association School di Londra, di inculcare negli allievi un acuto bisogno di sapere "come" e "perché"... In questo travaso ci educavano a: Praticare l’arte come necessità. Frequentare il cantiere. Costruire come responsabilità civile. Mettere al centro il progetto di architettura. Il contributo a questo 5° forum ProArch vuole essere una riflessione sulla didattica di chi ci ha formato alla professione e alla docenza. Non una memoria, ma un’analisi di un periodo nel quale i corsi si chiamavano “Composizione Architettonica”.

Insegnare il mestiere dell'architetto. Imparare dai nostri maestri / Capanna, Alessandra. - ELETTRONICO. - (2016), pp. 164-165. (Intervento presentato al convegno PER LA QUALITÀ DELLA FORMAZIONE IN ARCHITETTURA tenutosi a Palermo nel 13-14 novembre 2015).

Insegnare il mestiere dell'architetto. Imparare dai nostri maestri

CAPANNA, ALESSANDRA
2016

Abstract

“If I had to teach you architecture? indeed a difficult question (...). I would strive to inculcate in my students an acute need for control, impartiality in judging, knowing "how" and "why" (...)(Le Corbusier – FOCUS n.1, summer 1938). Our masters, those who born between the twenties and the thirties, belonged to the generation of young people who were the protagonists of the reconstruction in the post-war period. During the years of studying in Architecture they fought for the introduction to the library of the faculty the magazines and publications publishing Gropius’s and Le Corbusier’s works. they were aware of the heirs and critical practitioners of the professional figure of the “Architetto Integrale” whom Giovannoni had outlined in 1916 in his essay. Architects and architectural studies in Italy. This debate now seems to be overcome by contemporary specialties, yet the fragmentation of roles is the measure of distance between teaching and profession, which on the contrary, in their experience consisted in a continuous transfer from doing to teaching They struggled, as Le Corbusier said in the text he published in 1938, welcoming the invitation of students from the prestigious Architectural Association School in London to train students in an acute need to know "how" and "why" ... In this transfer they educated us to: Practice art as a necessity. Attend the construction site. Build as a civil liability. Focus on the architecture project. The contribution to the 5th ProArch forum is meant to analyze the way of teaching of those who formed us both to the architectural practice and to the teaching mission. Not a memory, but an analysis of a period in which the courses in Design studio were called "Architectural Composition".
2016
PER LA QUALITÀ DELLA FORMAZIONE IN ARCHITETTURA
"Se dovessi insegnarvi architettura? davvero una domanda difficile… Inizierei proibendo gli ordini, mettendo la parola fine a questa incartapecorita stupidaggine degli ordini, una incredibile sfida all’intelligenza. Insisterei su un vero rispetto per l’architettura. D’altro lato, racconterei ai miei studenti come siano commuoventi le cose dell’Acropoli di Atene, di cui comprenderanno in seguito la superiore grandezza. Prometterei di spiegare la magnificenza di Palazzo Farnese e del vasto golfo spirituale che si stende tra le absidi e la facciata di San Pietro, (…) e parlerei di molti altri fatti, i più semplici e veri dell’architettura, la cui comprensione richiede una certa competenza. Insisterei sul fatto che nobiltà, purezza, comprensione intellettuale, bellezza plastica e l’eterna qualità delle proporzioni rappresentano le gioie che l’architettura può offrire e che ciascuno può comprendere. Mi sforzerei di inculcare nei miei allievi un acuto bisogno di controllo, di imparzialità nel giudicare, di sapere "come" e "perché" (…)". (Le Corbusier – FOCUS n.1, summer 1938). I nostri maestri, quelli che sono nati tra gli anni Venti e gli anni Trenta, appartenevano alla generazione dei giovani che furono protagonisti della ricostruzione nell'immediato dopoguerra. Durante gli anni della formazione combatterono per l’introduzione nella biblioteca della facoltà delle riviste che pubblicavano l’opera di Gropius e di Le Corbusier. La Scuola Superiore di Architettura di Roma che frequentavano venne istituita nel 1919-20, nello stesso periodo in cui in Germania nasceva il Bauhaus di Weimar. Consapevoli eredi, critici praticanti, della figura professionale dell’Architetto integrale che Giovannoni aveva delineato già nel 1916 nel saggio Gli architetti e gli studi di architettura in Italia , sembrano oggi superati dagli specialismi contemporanei, eppure proprio la frammentazione dei ruoli è la misura della distanza tra didattica e professione, che per loro, invece consisteva in un travaso continuo dal fare all'insegnare. Si sforzavano, come dice Le Corbusier nel testo che pubblicò nel 1938, accogliendo l’invito degli studenti della prestigiosa Architectural Association School di Londra, di inculcare negli allievi un acuto bisogno di sapere "come" e "perché"... In questo travaso ci educavano a: Praticare l’arte come necessità. Frequentare il cantiere. Costruire come responsabilità civile. Mettere al centro il progetto di architettura. Il contributo a questo 5° forum ProArch vuole essere una riflessione sulla didattica di chi ci ha formato alla professione e alla docenza. Non una memoria, ma un’analisi di un periodo nel quale i corsi si chiamavano “Composizione Architettonica”.
composizione architettonica; mestiere di architetto; progetto; didattica del progetto
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Insegnare il mestiere dell'architetto. Imparare dai nostri maestri / Capanna, Alessandra. - ELETTRONICO. - (2016), pp. 164-165. (Intervento presentato al convegno PER LA QUALITÀ DELLA FORMAZIONE IN ARCHITETTURA tenutosi a Palermo nel 13-14 novembre 2015).
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Note: contributo convegno V ProArch: http://www.progettazionearchitettonica.eu/palermo2015.html
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1013028
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