Missionaries, travelers, pilgrims through the path of the Silk Road, protagonists who together with the merchandise brought culture, ideas, faiths, artistic and architectural languages. The paper, therefore, is to analyze influences, references and suggestions that the culture of Buddhism, through the Silk Road, has left in the territories between Uzbekistan and Swāt, the present district of northern Pakistan; on the Silk Road, in fact, Buddhism has made a complex path, from India to Central Asia to China, and finally to Tibet. The places are analyzed and recounted, through written and iconic testimonies, starting from the narratives of Chinese pilgrims to the protagonists of European archeology between the 19th and 20th centuries. Among them the Chinese Buddhist monks searching for sacred texts, Faxian (337-242 AD) and Hsúan Tsang (600-664 AD), to arrive in the nineteenth century when Europe began to be interested to the Silk Road mainly through the work of British archaeologists such as Sir Alexander Cunningham (1814-1893) and John Huber Marshall (1902-1931) or through the descriptions of Swedish geographer Sven Hedin (1865-1952);

Missionari, viaggiatori, pellegrini attraverso il percorso della Via della Seta, protagonisti che insieme alle mercanzie hanno portato cultura, idee, fedi, linguaggi artistici e architettonici. Un itinerario che si estendeva per tutta la Cina attraverso l’Asia, in direzione dell’Europa, con collegamenti e vie trasversali che portavano a nord e a sud; una rete commerciale trans-asiatica che ha rappresentato un importante collegamento tra Mediterraneo e Asia Orientale.Il contributo intende, quindi, analizzare influenze, riferimenti e suggestioni che la cultura del buddhismo, attraverso la Via della Seta, ha lasciato nei territori compresi tra Uzbekistan e Swāt, attuale distretto del Pakistan settentrionale; sulla Via della Seta, infatti, il Buddhismo ha compiuto un complesso percorso, dall’India all’Asia centrale alla Cina e, infine, al Tibet. Numerose le testimonianze architettoniche e artistiche di questa cultura religiosa ancora rintracciabili, seppur molte allo stato di rovina; produzioni riferibili tutte alla scuola del Gandhāra, area punto di arrivo e di sosta dall’Oriente, localizzata tra attuale Afghanistan e nord del Pakistan. Si analizzano e si ripercorrono i luoghi, attraverso testimonianze scritte e iconografiche, a partire dalle narrazioni dei pellegrini cinesi fino ai protagonisti dell’archeologia europea tra XIX e XX secolo, per individuare le diverse motivazioni che hanno condotto alla fondazione dei monasteri buddhistici e d’imponenti altari sacri, come gli stūpa. La regione dello Swāt conserva numerose di queste testimonianze architettoniche, spazi sacri e residenze monastiche, impostate proprio sul percorso della Via della Seta, per rispondere alla grande affluenza di pellegrini e viandanti alla ricerca delle tracce di Buddha che aveva attraversato questi territori durante la sua ultima reincarnazione come Gautama Buddha (566-486 a.C.). A tale proposito, appare interessante rileggere i racconti di viaggiatori, mercanti e studiosi che, durante i loro itinerari, erano soliti annotare, in dettagliati resoconti, impressioni, informazioni e ricordi: tra questi i monaci buddhisti cinesi alla ricerca dei testi sacri, Faxian (337?-422 d. C.) e Hsüan Tsang (600?-664 d. C.), per arrivare all’Ottocento quando l’Europa ha cominciato a interessarsi alla Via della Seta soprattutto attraverso l’opera degli archeologi inglesi come Sir Alexander Cunningham (1814-1893) e John Huber Marshall (1902-1931) o attraverso le descrizioni del geografo svedese, Sven Hedin (1865-1952); per giungere all’attività italiana intrapresa, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, da studiosi come Giuseppe Tucci, fino all’attualità con la conservazione del tratto iniziale della Via della Seta, che va dalla Cina al Kirghizistan, oggi riconosciuto Patrimonio dell’Umanità.

Missionari, viaggiatori e pellegrini nel percorso della Via della Seta tra Sogdiana, Bactria e Uḍḍiyāna. Storie, influenze, attualità / Turco, Maria Grazia. - ELETTRONICO. - (2017). (Intervento presentato al convegno La città, il viaggio, il turismo. Percezione, produzione trasformazione. VIII Congresso AISU tenutosi a Napoli).

Missionari, viaggiatori e pellegrini nel percorso della Via della Seta tra Sogdiana, Bactria e Uḍḍiyāna. Storie, influenze, attualità

TURCO, Maria Grazia
2017

Abstract

Missionaries, travelers, pilgrims through the path of the Silk Road, protagonists who together with the merchandise brought culture, ideas, faiths, artistic and architectural languages. The paper, therefore, is to analyze influences, references and suggestions that the culture of Buddhism, through the Silk Road, has left in the territories between Uzbekistan and Swāt, the present district of northern Pakistan; on the Silk Road, in fact, Buddhism has made a complex path, from India to Central Asia to China, and finally to Tibet. The places are analyzed and recounted, through written and iconic testimonies, starting from the narratives of Chinese pilgrims to the protagonists of European archeology between the 19th and 20th centuries. Among them the Chinese Buddhist monks searching for sacred texts, Faxian (337-242 AD) and Hsúan Tsang (600-664 AD), to arrive in the nineteenth century when Europe began to be interested to the Silk Road mainly through the work of British archaeologists such as Sir Alexander Cunningham (1814-1893) and John Huber Marshall (1902-1931) or through the descriptions of Swedish geographer Sven Hedin (1865-1952);
2017
La città, il viaggio, il turismo. Percezione, produzione trasformazione. VIII Congresso AISU
Missionari, viaggiatori, pellegrini attraverso il percorso della Via della Seta, protagonisti che insieme alle mercanzie hanno portato cultura, idee, fedi, linguaggi artistici e architettonici. Un itinerario che si estendeva per tutta la Cina attraverso l’Asia, in direzione dell’Europa, con collegamenti e vie trasversali che portavano a nord e a sud; una rete commerciale trans-asiatica che ha rappresentato un importante collegamento tra Mediterraneo e Asia Orientale.Il contributo intende, quindi, analizzare influenze, riferimenti e suggestioni che la cultura del buddhismo, attraverso la Via della Seta, ha lasciato nei territori compresi tra Uzbekistan e Swāt, attuale distretto del Pakistan settentrionale; sulla Via della Seta, infatti, il Buddhismo ha compiuto un complesso percorso, dall’India all’Asia centrale alla Cina e, infine, al Tibet. Numerose le testimonianze architettoniche e artistiche di questa cultura religiosa ancora rintracciabili, seppur molte allo stato di rovina; produzioni riferibili tutte alla scuola del Gandhāra, area punto di arrivo e di sosta dall’Oriente, localizzata tra attuale Afghanistan e nord del Pakistan. Si analizzano e si ripercorrono i luoghi, attraverso testimonianze scritte e iconografiche, a partire dalle narrazioni dei pellegrini cinesi fino ai protagonisti dell’archeologia europea tra XIX e XX secolo, per individuare le diverse motivazioni che hanno condotto alla fondazione dei monasteri buddhistici e d’imponenti altari sacri, come gli stūpa. La regione dello Swāt conserva numerose di queste testimonianze architettoniche, spazi sacri e residenze monastiche, impostate proprio sul percorso della Via della Seta, per rispondere alla grande affluenza di pellegrini e viandanti alla ricerca delle tracce di Buddha che aveva attraversato questi territori durante la sua ultima reincarnazione come Gautama Buddha (566-486 a.C.). A tale proposito, appare interessante rileggere i racconti di viaggiatori, mercanti e studiosi che, durante i loro itinerari, erano soliti annotare, in dettagliati resoconti, impressioni, informazioni e ricordi: tra questi i monaci buddhisti cinesi alla ricerca dei testi sacri, Faxian (337?-422 d. C.) e Hsüan Tsang (600?-664 d. C.), per arrivare all’Ottocento quando l’Europa ha cominciato a interessarsi alla Via della Seta soprattutto attraverso l’opera degli archeologi inglesi come Sir Alexander Cunningham (1814-1893) e John Huber Marshall (1902-1931) o attraverso le descrizioni del geografo svedese, Sven Hedin (1865-1952); per giungere all’attività italiana intrapresa, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, da studiosi come Giuseppe Tucci, fino all’attualità con la conservazione del tratto iniziale della Via della Seta, che va dalla Cina al Kirghizistan, oggi riconosciuto Patrimonio dell’Umanità.
itinerari di viaggio; via della Seta; Sogdiana; Bactria; Pakistan; architettura del Gandhara; monasteri buddhisti
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Missionari, viaggiatori e pellegrini nel percorso della Via della Seta tra Sogdiana, Bactria e Uḍḍiyāna. Storie, influenze, attualità / Turco, Maria Grazia. - ELETTRONICO. - (2017). (Intervento presentato al convegno La città, il viaggio, il turismo. Percezione, produzione trasformazione. VIII Congresso AISU tenutosi a Napoli).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1002514
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