Da tempo la storiografia ha posto l’attenzione sulla molteplicità e sulla varietà delle espressioni a cui la produzione architettonica del Quattrocento ha dato vita nei diversi centri italiani in relazione al particolare rapporto che l’introduzione di soluzioni e linguaggi nuovi ha stabilito con le specifiche tradizioni locali. È stata di conseguenza sottolineata la necessità di assumere un punto di vista “policentrico” e di indagare come e quando, nei singoli casi, il rinnovamento edilizio sia entrato in relazione con la più generale affermazione di una cultura architettonica di impronta umanistica e antiquaria. La tesi fa riferimento a questo quadro storiografico e indaga il caso, finora alquanto trascurato, dell’architettura di Perugia nel XV secolo. Nel Quattrocento il governo della città, caratterizzato da un assetto istituzionale formalmente inalterato rispetto all'ordinamento del comune “popolare” trecentesco, passa nelle mani di un gruppo relativamente ristretto di famiglie della nobiltà cittadina, che giungono a detenere il controllo dei principali uffici municipali dopo l’ammissione generalizzata dei nobili alle istituzioni del comune di popolo, decretata nel secondo decennio del secolo. Tale processo di “aristocratizzazione” del governo locale, proprio di molti comuni italiani nel XV secolo, intreccia dal 1424 la presenza e l’operato del governo centrale della Chiesa, che con papa Martino V (1417-1431) ottiene definitivamente il dominio diretto su Perugia, esercitato tramite la presenza stabile di rappresentanti pontifici e di un apparato amministrativo provinciale. Il primo aspetto che rende il caso di Perugia interessante è dunque il fatto che, dagli inizi del Quattrocento, si assiste a un cambiamento rilevante nella composizione delle forze dirigenti e, quindi, dell’identità della committenza. A ciò si associa la promozione nel corso del secolo di una serie di importanti fabbriche, prevalentemente pubbliche, alcune delle quali caratterizzate da elementi di discontinuità rispetto alla tradizione medievale. In molti casi, inoltre, le singole opere risultavano poco studiate o comunque disponibili a ulteriori approfondimenti sia in termini di ricerca documentaria che, specialmente, per quanto riguarda l’analisi diretta dell’architettura. La tesi si è posta l’obiettivo di provare a indagare l’apertura verso soluzioni e linguaggi architettonici almeno parzialmente nuovi che sembra accompagnare, da un certo tempo in poi, il rinnovamento edilizio della città nel Quattrocento. A tale scopo, si è scelto di affrontare in termini monografici lo studio di alcune architetture pubbliche, civili e religiose, che apparivano particolarmente significative proprio dal punto di vista del rapporto tra “tradizione” e “modernità” e che offrivano ancora ampi margini di originalità per le ricerche. La scelta di concentrarsi sulle emergenze monumentali, che sembrano in ogni caso costituire i capisaldi del processo di riqualificazione della città, è stata dettata anche all'assenza di testimonianze consistenti nell'ambito dell’edilizia residenziale privata. Per tentare di comprendere le ragioni e i processi che possono aver favorito il compiersi di alcuni cambiamenti nella cultura architettonica locale, il lavoro si è inoltre rivolto a indagare, attraverso ricerche bibliografiche e archivistiche, aspetti più generali del “fare architettura” a Perugia nel Quattrocento. Queste due direttrici di ricerca, che hanno costantemente guidato lo studio, definiscono anche la struttura della dissertazione.
Architettura a Perugia nel Quattrocento: committenza, artefici, linguaggi / Mosca, Giuliana. - (2017 Feb 09).
Architettura a Perugia nel Quattrocento: committenza, artefici, linguaggi
MOSCA, GIULIANA
09/02/2017
Abstract
Da tempo la storiografia ha posto l’attenzione sulla molteplicità e sulla varietà delle espressioni a cui la produzione architettonica del Quattrocento ha dato vita nei diversi centri italiani in relazione al particolare rapporto che l’introduzione di soluzioni e linguaggi nuovi ha stabilito con le specifiche tradizioni locali. È stata di conseguenza sottolineata la necessità di assumere un punto di vista “policentrico” e di indagare come e quando, nei singoli casi, il rinnovamento edilizio sia entrato in relazione con la più generale affermazione di una cultura architettonica di impronta umanistica e antiquaria. La tesi fa riferimento a questo quadro storiografico e indaga il caso, finora alquanto trascurato, dell’architettura di Perugia nel XV secolo. Nel Quattrocento il governo della città, caratterizzato da un assetto istituzionale formalmente inalterato rispetto all'ordinamento del comune “popolare” trecentesco, passa nelle mani di un gruppo relativamente ristretto di famiglie della nobiltà cittadina, che giungono a detenere il controllo dei principali uffici municipali dopo l’ammissione generalizzata dei nobili alle istituzioni del comune di popolo, decretata nel secondo decennio del secolo. Tale processo di “aristocratizzazione” del governo locale, proprio di molti comuni italiani nel XV secolo, intreccia dal 1424 la presenza e l’operato del governo centrale della Chiesa, che con papa Martino V (1417-1431) ottiene definitivamente il dominio diretto su Perugia, esercitato tramite la presenza stabile di rappresentanti pontifici e di un apparato amministrativo provinciale. Il primo aspetto che rende il caso di Perugia interessante è dunque il fatto che, dagli inizi del Quattrocento, si assiste a un cambiamento rilevante nella composizione delle forze dirigenti e, quindi, dell’identità della committenza. A ciò si associa la promozione nel corso del secolo di una serie di importanti fabbriche, prevalentemente pubbliche, alcune delle quali caratterizzate da elementi di discontinuità rispetto alla tradizione medievale. In molti casi, inoltre, le singole opere risultavano poco studiate o comunque disponibili a ulteriori approfondimenti sia in termini di ricerca documentaria che, specialmente, per quanto riguarda l’analisi diretta dell’architettura. La tesi si è posta l’obiettivo di provare a indagare l’apertura verso soluzioni e linguaggi architettonici almeno parzialmente nuovi che sembra accompagnare, da un certo tempo in poi, il rinnovamento edilizio della città nel Quattrocento. A tale scopo, si è scelto di affrontare in termini monografici lo studio di alcune architetture pubbliche, civili e religiose, che apparivano particolarmente significative proprio dal punto di vista del rapporto tra “tradizione” e “modernità” e che offrivano ancora ampi margini di originalità per le ricerche. La scelta di concentrarsi sulle emergenze monumentali, che sembrano in ogni caso costituire i capisaldi del processo di riqualificazione della città, è stata dettata anche all'assenza di testimonianze consistenti nell'ambito dell’edilizia residenziale privata. Per tentare di comprendere le ragioni e i processi che possono aver favorito il compiersi di alcuni cambiamenti nella cultura architettonica locale, il lavoro si è inoltre rivolto a indagare, attraverso ricerche bibliografiche e archivistiche, aspetti più generali del “fare architettura” a Perugia nel Quattrocento. Queste due direttrici di ricerca, che hanno costantemente guidato lo studio, definiscono anche la struttura della dissertazione.File | Dimensione | Formato | |
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Tesi dottorato Mosca
Open Access dal 10/02/2020
Note: Tesi dottorato voll. I e II
Tipologia:
Tesi di dottorato
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