La Bosnia Erzegovina e i foreign fighters, un binomio che in questi ultimi mesi ha allertato, non poco, le cancellerie di mezza Europa a causa dell’escalation sempre più “nervosa” e imprevedibile degli attentati di matrice Isis. Nel 2006, secondo i dati stimati nel CIAWorld Factbook, il 48% degli abitanti della Bosnia erano musulmani di rito sunnita, la pubblicazione statistica annuale dell’intelligence americana parlava di stima, all’epoca infatti non erano fruibili dati effettivi, ma nell’ottobre del 2013 il primo censimento della Bosnia–Erzegovina post–Jugoslavia riprendeva vecchie feritemai rimarginate. Secondo i risultati del censimento la popolazione dichiaratasi bosniaca, e musulmana, nel 2013 era pari al 54% del totale, contro un 32,5% di serbi ortodossi, è chiaro che le condizioni sociali ed economiche del Paese rappresentano per i reclutatori islamisti un terreno molto fertile dove fare proseliti. Dal 1995 il deserto politico bosniaco del dopoguerra ha accentuato il valore delle influenze radicali: Vlado Azinovic´, politologo e storico originario di Sarajevo, interpellato dal Der Spiegel sostiene che «la debolezza generale e uno stato altamente disfunzionale» unita alla disoccupazione, che in alcune zone della Bosnia tocca il 60 per cento, hanno inevitabilmente portato a una graduale radicalizzazione di molti musulmani. La Bosnia–Erzegovina, oggi, è tra i principali fornitori di foreign fighters all’Isis in Siria e in Iraq, seconda solo al Belgio.
La Bosnia e i foreign fighters / Sciarrone, Roberto. - STAMPA. - (In corso di stampa), pp. 217-227. [10.4399/978882550242810].
La Bosnia e i foreign fighters
SCIARRONE, ROBERTO
In corso di stampa
Abstract
La Bosnia Erzegovina e i foreign fighters, un binomio che in questi ultimi mesi ha allertato, non poco, le cancellerie di mezza Europa a causa dell’escalation sempre più “nervosa” e imprevedibile degli attentati di matrice Isis. Nel 2006, secondo i dati stimati nel CIAWorld Factbook, il 48% degli abitanti della Bosnia erano musulmani di rito sunnita, la pubblicazione statistica annuale dell’intelligence americana parlava di stima, all’epoca infatti non erano fruibili dati effettivi, ma nell’ottobre del 2013 il primo censimento della Bosnia–Erzegovina post–Jugoslavia riprendeva vecchie feritemai rimarginate. Secondo i risultati del censimento la popolazione dichiaratasi bosniaca, e musulmana, nel 2013 era pari al 54% del totale, contro un 32,5% di serbi ortodossi, è chiaro che le condizioni sociali ed economiche del Paese rappresentano per i reclutatori islamisti un terreno molto fertile dove fare proseliti. Dal 1995 il deserto politico bosniaco del dopoguerra ha accentuato il valore delle influenze radicali: Vlado Azinovic´, politologo e storico originario di Sarajevo, interpellato dal Der Spiegel sostiene che «la debolezza generale e uno stato altamente disfunzionale» unita alla disoccupazione, che in alcune zone della Bosnia tocca il 60 per cento, hanno inevitabilmente portato a una graduale radicalizzazione di molti musulmani. La Bosnia–Erzegovina, oggi, è tra i principali fornitori di foreign fighters all’Isis in Siria e in Iraq, seconda solo al Belgio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.