A descrivere la nozione di "modello direttore", basterà citarne le determinanti di uso e di significato a seguire: «Si tratterà di disegno sia nel “senso creativo”(…), sia nel senso di “comunicazione”. «E saranno planimetrie, plastici o chissà quale altro tipo d’elaborato, che avranno in comune una cosa: l’essere la formulazione (…) “visuale” di un’idea, nata razionalmente lontano dall’architettura, che architettura comincia a diventare attraverso il “segno”, verso la formazione della “struttura ”nuova della città. «Queste ipotesi dovranno essere visualizzazioni, chiarissime nei concetti, della struttura della città, senza preoccupazioni inerenti la rappresentazione planimetrica “fedele” della futura città. «Come ogni disegno che si rispetti, calcheranno o assottiglieranno i segni a seconda dell’importanza dei fatti, evocati più che rappresentati, di questi fantasmi, quasi, di città. «(…). «L’importante è che ne venga fuori, attivamente appunto, un disegno-idea (…) che (…) possa essere “comunicato” nelle sue linee essenziali, che non dovranno mai essere poi tradite (…)». (Cfr. Ludovico Quaroni, La torre di Babele, Marsilio, Padova, 1967, p.72).

(Ricerca progettuale, 1976). Ipotesi morfologica di assetto (“modello direttore”) per la zona del gasometro sull’Ostiense a Roma, 1976 / Calcagnile, Luigi. - (1976).

(Ricerca progettuale, 1976). Ipotesi morfologica di assetto (“modello direttore”) per la zona del gasometro sull’Ostiense a Roma, 1976.

CALCAGNILE, Luigi
1976

Abstract

A descrivere la nozione di "modello direttore", basterà citarne le determinanti di uso e di significato a seguire: «Si tratterà di disegno sia nel “senso creativo”(…), sia nel senso di “comunicazione”. «E saranno planimetrie, plastici o chissà quale altro tipo d’elaborato, che avranno in comune una cosa: l’essere la formulazione (…) “visuale” di un’idea, nata razionalmente lontano dall’architettura, che architettura comincia a diventare attraverso il “segno”, verso la formazione della “struttura ”nuova della città. «Queste ipotesi dovranno essere visualizzazioni, chiarissime nei concetti, della struttura della città, senza preoccupazioni inerenti la rappresentazione planimetrica “fedele” della futura città. «Come ogni disegno che si rispetti, calcheranno o assottiglieranno i segni a seconda dell’importanza dei fatti, evocati più che rappresentati, di questi fantasmi, quasi, di città. «(…). «L’importante è che ne venga fuori, attivamente appunto, un disegno-idea (…) che (…) possa essere “comunicato” nelle sue linee essenziali, che non dovranno mai essere poi tradite (…)». (Cfr. Ludovico Quaroni, La torre di Babele, Marsilio, Padova, 1967, p.72).
1976
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