Le trasformazioni del mercato del lavoro e i cambiamenti dei valori, dei significati e dei contenuti legati al lavoro rivestono una valenza particolare nel caso dei giovani: non solo perché attraverso il loro punto di vista e il loro vissuto è possibile osservare lo scarto tra aspettative e realtà, tra attese e prime esperienze professionali (Leccardi 1999; Furlong e Cartmel 1997; Loughlin e Barling 2001, La Rosa e Gosetti 2001; du Bois-Reymond e Stauber 2005); ma anche perché è nel mondo giovanile che la disoccupazione, la ricerca del primo lavoro, l’esperienza dei lavori precari e a termine, la disillusione derivante da occupazioni mal retribuite e dai contenuti poco soddisfacenti assumono sempre più una dimensione di normalità esistenziale (Hammer 2003; Bradley e Jvan Hoof 2005; Gash 2008; Bertolini 2012). Ricerche e analisi comparative dimostrano poi che, nel nostro paese più che in altri contesti europei, i giovani restano sempre più a lungo distanti dalle diverse dimensioni del lavoro, tanto in termini di vissuto quotidiano, quanto in termini di valore identificativo (Russell e O’Connell 2001; Cavalli 2002; Müller e Gangl 2003; Giancola e Salmieri 2016). In effetti, il lavoro nella sua concretezza esperienziale rappresenta qualcosa per lo più assente nel panorama giovanile e pertanto si presta ad essere caricato di significati e desideri avulsi rispetto alle caratteristiche effettive che invece innervano i cambiamenti in atto sul e nel lavoro. Che l’esperienza del lavoro tenda a rarefarsi nei vissuti della condizione giovanile è evidente a partire dai dati disponibili sul mercato del lavoro di Roma e provincia, il contesto nel quale è calata la nostra indagine.
La rappresentazione del lavoro: tra desideri e precarietà / Salmieri, Luca. - ELETTRONICO. - (2017), pp. 113-132.
La rappresentazione del lavoro: tra desideri e precarietà
SALMIERI, LUCA
2017
Abstract
Le trasformazioni del mercato del lavoro e i cambiamenti dei valori, dei significati e dei contenuti legati al lavoro rivestono una valenza particolare nel caso dei giovani: non solo perché attraverso il loro punto di vista e il loro vissuto è possibile osservare lo scarto tra aspettative e realtà, tra attese e prime esperienze professionali (Leccardi 1999; Furlong e Cartmel 1997; Loughlin e Barling 2001, La Rosa e Gosetti 2001; du Bois-Reymond e Stauber 2005); ma anche perché è nel mondo giovanile che la disoccupazione, la ricerca del primo lavoro, l’esperienza dei lavori precari e a termine, la disillusione derivante da occupazioni mal retribuite e dai contenuti poco soddisfacenti assumono sempre più una dimensione di normalità esistenziale (Hammer 2003; Bradley e Jvan Hoof 2005; Gash 2008; Bertolini 2012). Ricerche e analisi comparative dimostrano poi che, nel nostro paese più che in altri contesti europei, i giovani restano sempre più a lungo distanti dalle diverse dimensioni del lavoro, tanto in termini di vissuto quotidiano, quanto in termini di valore identificativo (Russell e O’Connell 2001; Cavalli 2002; Müller e Gangl 2003; Giancola e Salmieri 2016). In effetti, il lavoro nella sua concretezza esperienziale rappresenta qualcosa per lo più assente nel panorama giovanile e pertanto si presta ad essere caricato di significati e desideri avulsi rispetto alle caratteristiche effettive che invece innervano i cambiamenti in atto sul e nel lavoro. Che l’esperienza del lavoro tenda a rarefarsi nei vissuti della condizione giovanile è evidente a partire dai dati disponibili sul mercato del lavoro di Roma e provincia, il contesto nel quale è calata la nostra indagine.File | Dimensione | Formato | |
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