L’indagine si suddivide in tre momenti principali, un primo che verte sul periodo tardolongobardo, tra VIII e X secolo, un secondo che prende in esame le sole architetture promosse dall’abate desiderio (1072-1079), un terzo che abbraccia gli edifici costruiti tra XI e XIII secolo. I vari approfondimenti, pur mantenendo un’omogeneità di metodo circa l’analisi degli edifici, presentano sviluppi e strumenti diversi dovuti alla specificità dei singoli obiettivi. Lo studio del contesto longobardo si è basato sull’esame di quattro edifici scelti tra le architetture meno celebrative, tutte nei pressi di Caserta: Santa Maria di Compulteria ad Alvignano, Santa Maria in Foro Claudio a Ventaroli, Sant’Angelo in Audoaldis e Santi Rufo e Carponio entrambe a Capua. Il numero ridotto di edifici considerati si deve principalmente all’esigenza di condurre un’esame piuttosto approfondito, vista la sostanziale assenza di una storiografia storico architettonica sull’argomento7, inoltre un fattore che ha inciso sulla possibilità d’indagine riguarda il loro scarso stato di conservazione. Sono infatti piuttosto esigue le testimonianze del periodo tra VIII e X secolo e spesso mal conservate. L’indagine ha consentito di mettere a fuoco alcune specificità architettoniche che accomunano gli edifici meglio approfonditi e che sono riconoscibili anche in altre fabbriche, sempre nella stessa zona, come San Paride e San Benedetto a Teano o le chiese a Corte di Capua, San Salvatore e San Michele. Con tali chiese si è sviluppata un’analisi comparativa che ha integrato la riflessione generale sul periodo preso in esame. La rilettura delle fabbriche desideriane si è articolata su due edifici: la basilica di San Benedetto a Montecassino e San Michele Arcangelo a Sant’Angelo in Formis. Riguardo alla prima l’indagine si è svolta esclusivamente sul piano documentario essendo questa stata distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale e completamente ricostruita8. La chiesa tifatina è stata invece studiata, approfondendone direttamente le caratteristiche tipologiche, figurative e costruttive. Infine le più numerose 13 Introduzione chiese costruite tra l’XI e il XIII secolo sono state scelte per la similitudine delle loro qualità formali e costruttive. Lo studio che le ha coinvolte muove in parte dalle indagini già svolte da altri studiosi9, in parte ne propone una rilettura, prevalentemente trasversale, delle caratteristiche e delle matrici ideologiche approfondendo l’analisi proporzionale e geometrica e integrandola con lo studio delle tecniche costruttive. Le chiese prese in esame sono indifferentemente cattedrali, parrocchiali, monastiche. Le cattedrali sono generalmente più ampie e presentano il transetto continuo, soprattutto perché la liturgia che vi si celebra è più complessa e richiede spazi adeguati. Sono state prese in considerazione: le cattedrali di alcuni centri della provincia di Caserta come: Alife, Aversa, Calvi Risorta, Caserta Vecchia, Capua, Sessa Aurunca, Teano, la cattedrale di Sant’Agata dei Goti nei pressi di Benevento e quella di Salerno. Le chiese parrocchiali e quelle monastiche sono generalmente di minori dimensioni. Lo studio ha guardato a chiese come San Pietro ad Montes a Casolla, nei pressi di Caserta vecchia, San Menna e Sant’Angelo in Munculanis a Sant’Agata dei Goti, San Benedetto a Salerno, e due chiese, dedicate alla Santissima Annunziata, di Minuto e di Capaccio. Le chiese, in origine monastiche, sono diventate, a parte il San Benedetto a Montecassino, per la maggior parte parrocchiali e un buon numero di esse, specie le più piccole, viene utilizzato raramente, per funzioni occasionali e sporadiche. L’attenzione pratica rivolta a questi edifici nel tempo ha condizionato fortemente la loro vicenda e ne ha sovente compromesso la leggibilità e i caratteri d’origine. Le chiese maggiori, le cattedrali, sono state sempre oggetto di attenzioni; questo, da un lato, ne ha permesso la conservazione, dall’altro ha comportato la sovrascrittura della facies medievale con restauri perlopiù settecenteschi. Alle chiese minori è stata invece riservata una sorte meno felice. Molte di esse sono state abbandonate per lunghi periodi o riutilizzate in modo improprio, spesso come opifici e piccole officine, per essere poi riconsiderate e restaurate a partire dalla fine dell’ottocento e nel corso del Novecento. Il grado di conservazione e soprattutto di autenticità di tali monumenti è inevitabilmente condizionato dal tipo d’intervento restaurativo subito, purtroppo spesso non adeguato né sufficientemente rispettoso. Tale circostanza ha imposto una riflessione, a chiusura dello studio, oltre che sullo stato di degrado, soprattutto sui restauri, responsabili dell’attuale capacità espressiva e testimoniale degli antichi edifici.

Magistra Latinitas. L’architettura dell’XI secolo in Terra di Lavoro fra permanenza e innovazione / Acierno, Marta. - STAMPA. - (2013).

Magistra Latinitas. L’architettura dell’XI secolo in Terra di Lavoro fra permanenza e innovazione

ACIERNO, Marta
2013

Abstract

L’indagine si suddivide in tre momenti principali, un primo che verte sul periodo tardolongobardo, tra VIII e X secolo, un secondo che prende in esame le sole architetture promosse dall’abate desiderio (1072-1079), un terzo che abbraccia gli edifici costruiti tra XI e XIII secolo. I vari approfondimenti, pur mantenendo un’omogeneità di metodo circa l’analisi degli edifici, presentano sviluppi e strumenti diversi dovuti alla specificità dei singoli obiettivi. Lo studio del contesto longobardo si è basato sull’esame di quattro edifici scelti tra le architetture meno celebrative, tutte nei pressi di Caserta: Santa Maria di Compulteria ad Alvignano, Santa Maria in Foro Claudio a Ventaroli, Sant’Angelo in Audoaldis e Santi Rufo e Carponio entrambe a Capua. Il numero ridotto di edifici considerati si deve principalmente all’esigenza di condurre un’esame piuttosto approfondito, vista la sostanziale assenza di una storiografia storico architettonica sull’argomento7, inoltre un fattore che ha inciso sulla possibilità d’indagine riguarda il loro scarso stato di conservazione. Sono infatti piuttosto esigue le testimonianze del periodo tra VIII e X secolo e spesso mal conservate. L’indagine ha consentito di mettere a fuoco alcune specificità architettoniche che accomunano gli edifici meglio approfonditi e che sono riconoscibili anche in altre fabbriche, sempre nella stessa zona, come San Paride e San Benedetto a Teano o le chiese a Corte di Capua, San Salvatore e San Michele. Con tali chiese si è sviluppata un’analisi comparativa che ha integrato la riflessione generale sul periodo preso in esame. La rilettura delle fabbriche desideriane si è articolata su due edifici: la basilica di San Benedetto a Montecassino e San Michele Arcangelo a Sant’Angelo in Formis. Riguardo alla prima l’indagine si è svolta esclusivamente sul piano documentario essendo questa stata distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale e completamente ricostruita8. La chiesa tifatina è stata invece studiata, approfondendone direttamente le caratteristiche tipologiche, figurative e costruttive. Infine le più numerose 13 Introduzione chiese costruite tra l’XI e il XIII secolo sono state scelte per la similitudine delle loro qualità formali e costruttive. Lo studio che le ha coinvolte muove in parte dalle indagini già svolte da altri studiosi9, in parte ne propone una rilettura, prevalentemente trasversale, delle caratteristiche e delle matrici ideologiche approfondendo l’analisi proporzionale e geometrica e integrandola con lo studio delle tecniche costruttive. Le chiese prese in esame sono indifferentemente cattedrali, parrocchiali, monastiche. Le cattedrali sono generalmente più ampie e presentano il transetto continuo, soprattutto perché la liturgia che vi si celebra è più complessa e richiede spazi adeguati. Sono state prese in considerazione: le cattedrali di alcuni centri della provincia di Caserta come: Alife, Aversa, Calvi Risorta, Caserta Vecchia, Capua, Sessa Aurunca, Teano, la cattedrale di Sant’Agata dei Goti nei pressi di Benevento e quella di Salerno. Le chiese parrocchiali e quelle monastiche sono generalmente di minori dimensioni. Lo studio ha guardato a chiese come San Pietro ad Montes a Casolla, nei pressi di Caserta vecchia, San Menna e Sant’Angelo in Munculanis a Sant’Agata dei Goti, San Benedetto a Salerno, e due chiese, dedicate alla Santissima Annunziata, di Minuto e di Capaccio. Le chiese, in origine monastiche, sono diventate, a parte il San Benedetto a Montecassino, per la maggior parte parrocchiali e un buon numero di esse, specie le più piccole, viene utilizzato raramente, per funzioni occasionali e sporadiche. L’attenzione pratica rivolta a questi edifici nel tempo ha condizionato fortemente la loro vicenda e ne ha sovente compromesso la leggibilità e i caratteri d’origine. Le chiese maggiori, le cattedrali, sono state sempre oggetto di attenzioni; questo, da un lato, ne ha permesso la conservazione, dall’altro ha comportato la sovrascrittura della facies medievale con restauri perlopiù settecenteschi. Alle chiese minori è stata invece riservata una sorte meno felice. Molte di esse sono state abbandonate per lunghi periodi o riutilizzate in modo improprio, spesso come opifici e piccole officine, per essere poi riconsiderate e restaurate a partire dalla fine dell’ottocento e nel corso del Novecento. Il grado di conservazione e soprattutto di autenticità di tali monumenti è inevitabilmente condizionato dal tipo d’intervento restaurativo subito, purtroppo spesso non adeguato né sufficientemente rispettoso. Tale circostanza ha imposto una riflessione, a chiusura dello studio, oltre che sullo stato di degrado, soprattutto sui restauri, responsabili dell’attuale capacità espressiva e testimoniale degli antichi edifici.
2013
978-88-98158-28-7
architettura medievale; terra di lavoro; Montecassino; restauro
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Magistra Latinitas. L’architettura dell’XI secolo in Terra di Lavoro fra permanenza e innovazione / Acierno, Marta. - STAMPA. - (2013).
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