Il diabete in gravidanza rappresenta una condizione di rischio per esiti avversi materni, perinatali e neonatali. Gli esiti materni, perinatali e neonatali sono influenzati dalla durata del diabete e dal controllo glicemico prima e durante la gravidanza. Il rischio di molte di queste complicanze, come crescita fetale aumentata o ridotta, nascita pretermine, ipertensione/preeclampsia, morte neonatale, ipoglicemia neonatale e il ricovero in terapia intensiva neonatale, ha un impatto diretto sulla decisione dei tempi e della modalità del parto (1). Comunque, il diabete ben controllato, in assenza di altre condizioni associate, può essere gestito per quanto riguarda tempi e modalità del parto in maniera simile ad una gravidanza fisiologica. L’ottimizzazione del controllo glicemico durante le fasi del travaglio e del parto è condizione indispensabile per il benessere della madre e del neonato. La comparsa di ipoglicemie, come anche di iperglicemie materne 4-6 ore prima del parto, è associata ad ipoglicemia transitoria e/o ipossia nel neonato (2). Il parto sia che avvenga per via vaginale che con taglio cesareo, è caratterizzato da una grande instabilità glicemica che impegna il clinico e la donna soprattutto in caso di diabete pregestazionale di tipo 1. Il trattamento del diabete durante il parto deve tener conto della fisiologia del parto stesso. Il travaglio attivo di parto (Figura 1) è una forma di esercizio fisico ad elevato turnover di glucosio con richiesta energetica aumentata di circa il 40%, da cui deriva un aumentato e continuo fabbisogno di glucosio. Tale fabbisogno è pari a circa 2.5 mg/kg/minuto (3). Il taglio cesareo, considerato come intervento chirurgico in elezione, necessita di una correzione della spesa energetica con un aumento stimato di circa il 10-20% del metabolismo basale (4). Il diabetologo deve offrire un appropriato “counseling” sul trattamento del diabete durante il travaglio, il parto e l’immediato post partum, già dall’inizio del terzo trimestre così che la paziente possa comprenderne appieno le strategie. Inoltre, le strategie devono essere condivise con gli altri specialisti della sala parto, laddove questo non avvenga istituzionalmente. Pertanto, le sale parto degli ospedali dovrebbero disporre di semplici protocolli atti a raggiungere la normoglicemia ed evitarne pericolose fluttuazioni.
Il parto della donna con diabete / Napoli, Angela; Sciarra, Laura. - STAMPA. - (2016), pp. 69-73.
Il parto della donna con diabete
NAPOLI, Angela;
2016
Abstract
Il diabete in gravidanza rappresenta una condizione di rischio per esiti avversi materni, perinatali e neonatali. Gli esiti materni, perinatali e neonatali sono influenzati dalla durata del diabete e dal controllo glicemico prima e durante la gravidanza. Il rischio di molte di queste complicanze, come crescita fetale aumentata o ridotta, nascita pretermine, ipertensione/preeclampsia, morte neonatale, ipoglicemia neonatale e il ricovero in terapia intensiva neonatale, ha un impatto diretto sulla decisione dei tempi e della modalità del parto (1). Comunque, il diabete ben controllato, in assenza di altre condizioni associate, può essere gestito per quanto riguarda tempi e modalità del parto in maniera simile ad una gravidanza fisiologica. L’ottimizzazione del controllo glicemico durante le fasi del travaglio e del parto è condizione indispensabile per il benessere della madre e del neonato. La comparsa di ipoglicemie, come anche di iperglicemie materne 4-6 ore prima del parto, è associata ad ipoglicemia transitoria e/o ipossia nel neonato (2). Il parto sia che avvenga per via vaginale che con taglio cesareo, è caratterizzato da una grande instabilità glicemica che impegna il clinico e la donna soprattutto in caso di diabete pregestazionale di tipo 1. Il trattamento del diabete durante il parto deve tener conto della fisiologia del parto stesso. Il travaglio attivo di parto (Figura 1) è una forma di esercizio fisico ad elevato turnover di glucosio con richiesta energetica aumentata di circa il 40%, da cui deriva un aumentato e continuo fabbisogno di glucosio. Tale fabbisogno è pari a circa 2.5 mg/kg/minuto (3). Il taglio cesareo, considerato come intervento chirurgico in elezione, necessita di una correzione della spesa energetica con un aumento stimato di circa il 10-20% del metabolismo basale (4). Il diabetologo deve offrire un appropriato “counseling” sul trattamento del diabete durante il travaglio, il parto e l’immediato post partum, già dall’inizio del terzo trimestre così che la paziente possa comprenderne appieno le strategie. Inoltre, le strategie devono essere condivise con gli altri specialisti della sala parto, laddove questo non avvenga istituzionalmente. Pertanto, le sale parto degli ospedali dovrebbero disporre di semplici protocolli atti a raggiungere la normoglicemia ed evitarne pericolose fluttuazioni.| File | Dimensione | Formato | |
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