The dispersal and reuse of the spolia of Ostia are phenomena that have been thoroughly investigated. The novelty of this essay resides in some new hypotheses regarding the extent and the dynamics of the reuse, which seems to start in late antiquity, as well as the chronology it followed along the Tyrrhenian coast. The identification of some discriminant criteria (based on typology, onomastics, and formulas), in conjunction with an as yet partial investigation aimed at determining the inscriptions of external provenance, have led to an analysis being carried out on some centres along the Tyrrhenian coast, which in its turn has enabled the identification of inscriptions whose provenance appears to be Ostia or Rome, in the sites of Civitavecchia, Gravisca, Giglio Island, Pisa and some Sardinian locations such as Tergu. What has emerged is a situation wherein the reuse of the spolia from Ostia followed a developmental trajectory that expanded over time and in space, ranging from the first redistribution in late antiquity, which was directed at adjoining territories for practical reasons, to the political-religious use made of the spolia in 11th-12th-century Pisa, the surrounding countryside, and the archipelago of islands in its possession.

La dispersione e il reimpiego delle spoglie di Ostia sono fenomeni molto indagati. La novità del contributo risiede in alcune ipotesi relative a entità e dinamiche dei reimpieghi e nel fatto che il riuso di materiali ostiensi nell’area tirrenica qui indagata sembra cominciare assai prima di quanto comunemente si creda, vale a dire già in epoca tardoantica. L’individuazione di alcuni criteri discriminanti (tipologici, onomastici, formulari) rispetto all’epigraphic habit locale e un’indagine parziale condotta su alcuni centri della costa tirrenica ha consentito di individuare nei siti di Civitavecchia, Gravisca, Isola del Giglio, Pisa e alcune località della Sardegna, tra cui Tergu, materiale di sicura o assai probabile provenienza ostiense (o urbana: in alcuni casi è impossibile precisare). Ne è emerso un quadro in cui il riutilizzo del materiale ostiense si è sviluppato lungo direttrici che si sono ampliate nel tempo e nello spazio: dalla prima redistribuzione per motivi utilitari in territori circumvicini in epoca tardoantica si è poi passati alla valorizzazione ‘politico-religiosa’ fattane da Pisa nei secc. XI e XII in città, nel contado e nei possedimenti insulari.

La dispersione delle iscrizioni ostiensi sulle coste tirreniche / Caldelli, MARIA LETIZIA. - STAMPA. - (2017), pp. 89-115.

La dispersione delle iscrizioni ostiensi sulle coste tirreniche

CALDELLI, MARIA LETIZIA
2017

Abstract

The dispersal and reuse of the spolia of Ostia are phenomena that have been thoroughly investigated. The novelty of this essay resides in some new hypotheses regarding the extent and the dynamics of the reuse, which seems to start in late antiquity, as well as the chronology it followed along the Tyrrhenian coast. The identification of some discriminant criteria (based on typology, onomastics, and formulas), in conjunction with an as yet partial investigation aimed at determining the inscriptions of external provenance, have led to an analysis being carried out on some centres along the Tyrrhenian coast, which in its turn has enabled the identification of inscriptions whose provenance appears to be Ostia or Rome, in the sites of Civitavecchia, Gravisca, Giglio Island, Pisa and some Sardinian locations such as Tergu. What has emerged is a situation wherein the reuse of the spolia from Ostia followed a developmental trajectory that expanded over time and in space, ranging from the first redistribution in late antiquity, which was directed at adjoining territories for practical reasons, to the political-religious use made of the spolia in 11th-12th-century Pisa, the surrounding countryside, and the archipelago of islands in its possession.
2017
Epigrafia e società dell'Etruria romana
ISBN 978-88-7140-772-2
La dispersione e il reimpiego delle spoglie di Ostia sono fenomeni molto indagati. La novità del contributo risiede in alcune ipotesi relative a entità e dinamiche dei reimpieghi e nel fatto che il riuso di materiali ostiensi nell’area tirrenica qui indagata sembra cominciare assai prima di quanto comunemente si creda, vale a dire già in epoca tardoantica. L’individuazione di alcuni criteri discriminanti (tipologici, onomastici, formulari) rispetto all’epigraphic habit locale e un’indagine parziale condotta su alcuni centri della costa tirrenica ha consentito di individuare nei siti di Civitavecchia, Gravisca, Isola del Giglio, Pisa e alcune località della Sardegna, tra cui Tergu, materiale di sicura o assai probabile provenienza ostiense (o urbana: in alcuni casi è impossibile precisare). Ne è emerso un quadro in cui il riutilizzo del materiale ostiense si è sviluppato lungo direttrici che si sono ampliate nel tempo e nello spazio: dalla prima redistribuzione per motivi utilitari in territori circumvicini in epoca tardoantica si è poi passati alla valorizzazione ‘politico-religiosa’ fattane da Pisa nei secc. XI e XII in città, nel contado e nei possedimenti insulari.
Ostia, reimpiego, spolia, isola del Giglio, Pisa
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La dispersione delle iscrizioni ostiensi sulle coste tirreniche / Caldelli, MARIA LETIZIA. - STAMPA. - (2017), pp. 89-115.
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