In età tardoimperiale, accanto alle tradizionali iscrizioni onorarie, si diffondono testi epigrafici che, per le loro caratteristiche formali e linguistiche, richiamano il linguaggio delle costituzioni imperiali, dell’epistolografia e della contemporanea letteratura elogiativa, sia in prosa che in versi. Tali caratteristiche si ritrovano in un frammento di base marmorea recentemente individuato tra i materiali lapidei conservati presso il Palazzo di Venezia e verosimilmente provenienti dalla distruzione dell’antico Palazzetto, dove erano forse stati reimpiegati come materiali da ricostruzione. Dal frammento, che conserva tracce di una decina di righe di un testo di difficile lettura e di ancora più difficile integrazione, non si ricavano dati sicuri né sull’identificazione del personaggio in esso menzionato – che doveva essere un senatore tardoimperiale di altissimo rango, due volte prefetto e legatus del Senato – né sull’originario contesto del monumento di cui faceva parte, che tuttavia possiamo immaginare esposto in una delle numerose domus aristocratiche rinvenute non lontano dal luogo in cui il pezzo è venuto in luce e attualmente si conserva. Nonostante l’esiguità del testo conservato, è comunque possibile osservare nel nuovo frammento le stesse particolarità paleografiche – lettere di piccole dimensioni incise senza troppa cura, fitta impaginazione che riproduce la disposizione che doveva avere il testo su un supporto diverso da quello epigrafico – che caratterizzano molte delle iscrizioni di questo tipo in età tardoimperiale, quando il restringersi dell’accesso alla cultura nelle mani di gruppi sempre più ristretti ed elitari si manifesta anche in una tendenziale perdita di interesse per l’immediata leggibilità del testo anche da parte di chi aveva un incompleto grado di alfabetizzazione.
Orations in stone / Orlandi, Silvia. - STAMPA. - (2017), pp. 407-425.
Orations in stone
ORLANDI, Silvia
2017
Abstract
In età tardoimperiale, accanto alle tradizionali iscrizioni onorarie, si diffondono testi epigrafici che, per le loro caratteristiche formali e linguistiche, richiamano il linguaggio delle costituzioni imperiali, dell’epistolografia e della contemporanea letteratura elogiativa, sia in prosa che in versi. Tali caratteristiche si ritrovano in un frammento di base marmorea recentemente individuato tra i materiali lapidei conservati presso il Palazzo di Venezia e verosimilmente provenienti dalla distruzione dell’antico Palazzetto, dove erano forse stati reimpiegati come materiali da ricostruzione. Dal frammento, che conserva tracce di una decina di righe di un testo di difficile lettura e di ancora più difficile integrazione, non si ricavano dati sicuri né sull’identificazione del personaggio in esso menzionato – che doveva essere un senatore tardoimperiale di altissimo rango, due volte prefetto e legatus del Senato – né sull’originario contesto del monumento di cui faceva parte, che tuttavia possiamo immaginare esposto in una delle numerose domus aristocratiche rinvenute non lontano dal luogo in cui il pezzo è venuto in luce e attualmente si conserva. Nonostante l’esiguità del testo conservato, è comunque possibile osservare nel nuovo frammento le stesse particolarità paleografiche – lettere di piccole dimensioni incise senza troppa cura, fitta impaginazione che riproduce la disposizione che doveva avere il testo su un supporto diverso da quello epigrafico – che caratterizzano molte delle iscrizioni di questo tipo in età tardoimperiale, quando il restringersi dell’accesso alla cultura nelle mani di gruppi sempre più ristretti ed elitari si manifesta anche in una tendenziale perdita di interesse per l’immediata leggibilità del testo anche da parte di chi aveva un incompleto grado di alfabetizzazione.File | Dimensione | Formato | |
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