Nel quadro delineato nelle pagine di questo testo, emerge come prioritaria la necessità di accompagnare i giovani nei percorsi formativi e lavorativi. Vale a dire che: si dovrebbe garantire un benessere diffuso tra le generazioni, investendo proprio sui giovani e garantendo uguali condizioni di partenza e un sistema di istruzione equo, in grado di trasformare la crescita di ogni singolo individuo in uno sviluppo collettivo della società. La crescita e lo sviluppo di un Paese, di una città, sono infatti profondamente legati all’investimento quantitativo e qualitativo sulle nuove generazioni. Un numero ridotto di giovani, scarsamente motivati e quindi poco realizzati pone in crisi l’idea stessa della crescita di un territorio. Bisognerebbe dunque cambiare radicalmente direzione: il nostro Stato di fronte alle sfide della globalizzazione, dei mutamenti demografici, delle nuove forme di povertà risponde difendendo l’esistente senza preoccuparsi del futuro che è, appunto, il tempo delle giovani generazioni. Una inversione immediata della rotta potrebbe ancora – forse – salvare il nostro Paese.
Riflessioni conclusive / DE NARDIS, Paolo; Gianturco, Giovanna; Viola, Rossella. - STAMPA. - (2016), pp. 117-122.
Riflessioni conclusive
DE NARDIS, Paolo;GIANTURCO, Giovanna;VIOLA, ROSSELLA
2016
Abstract
Nel quadro delineato nelle pagine di questo testo, emerge come prioritaria la necessità di accompagnare i giovani nei percorsi formativi e lavorativi. Vale a dire che: si dovrebbe garantire un benessere diffuso tra le generazioni, investendo proprio sui giovani e garantendo uguali condizioni di partenza e un sistema di istruzione equo, in grado di trasformare la crescita di ogni singolo individuo in uno sviluppo collettivo della società. La crescita e lo sviluppo di un Paese, di una città, sono infatti profondamente legati all’investimento quantitativo e qualitativo sulle nuove generazioni. Un numero ridotto di giovani, scarsamente motivati e quindi poco realizzati pone in crisi l’idea stessa della crescita di un territorio. Bisognerebbe dunque cambiare radicalmente direzione: il nostro Stato di fronte alle sfide della globalizzazione, dei mutamenti demografici, delle nuove forme di povertà risponde difendendo l’esistente senza preoccuparsi del futuro che è, appunto, il tempo delle giovani generazioni. Una inversione immediata della rotta potrebbe ancora – forse – salvare il nostro Paese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.