The way in which human perception happen is not only conditioned by the nature, but also by the history, that is, it changes with the changing of media and technique of producing works of art. Both phenomena - the masses as receptors and the technical reproduction of the work of art - are in modern closely connected and have determined a new way of perceiving art and the need to develop new artistic languages. Benjamin distinguishes between the cultic value and the exhibition value of the art. The first technique is functional to an auratic, mythical, magical and ritual art; The second technique is determined by reproducibility and has greatly increased the "exposition" of the work of art. If the first technique uses human ability and its "high point" consists of human sacrifice, the second technique uses the machine, is distanced from nature and finds its essence in play. When Benjamin talks of playing seems to be alluding to the word-play of Dadaists and infantile play. But the child play and its mimetic faculty that hides the unconscious, which is often a projection of a sorrow or trauma, must be interpreted in the light of Freud's writings. In fact, in Beyond the principle of pleasure, Freud explains the mechanisms of defense of the psyche-indeed he writes of the "cortical cortex" -for external stimuli. Benjamin understood very well the relationship between cinema and collective imagination in all its components: the liberating one, the revolutionary one, but also the one that leads to celebrity and star cult and thus the return of the mythical magic of the first technique. Benjamin's reflections have a political value. Never as today political decision is linked to that "portability" of the image through the media so that political persuasion pass through allegories and icons that play on the imagination rather than rational argumentation. It is worth instead of reflecting on the corporeal side of images, which consists in the use of a mnemonic reservoir in part derived from the dream world (subjective and collective), partly by advertising and communication of mass media.

La modalità in cui si realizza la percezione umana non è condizionata solo in senso naturale, ma anche in senso storico, cioè cambia con il cambiare dei mezzi di comunicazione e della tecnica di produzione delle opere d’arte. I due fenomeni – le masse come recettori e la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte – sono nel moderno strettamente intrecciati e hanno determinato un nuovo modo di percepire l’arte e l’esigenza di sviluppare nuovi linguaggi artistici. Benjamin distingue tra valore cultuale e valore espositivo dell’arte. La prima tecnica è funzionale a una concezione auratica, mitico-magica e rituale dell’arte; la seconda tecnica è determinata dalla riproducibilità e ha aumentato a dismisura l’“esponibilità” dell’opera d’arte. Se la prima tecnica impiega il più possibile l’uomo, la seconda tecnica impiega la macchina, si distanzia dalla natura e trova la sua essenza nel gioco. Quando Benjamin parla di gioco sembra alludere al gioco dei dadaisti e al gioco infantile. Ma il gioco infantile e la sua facoltà mimetica che nasconde l’inconscio, che anzi spesso è una proiezione di un dispiacere o di un trauma, vanno interpretati alla luce degli scritti di Freud. In Al di là del principio di piacere, Freud spiega i meccanismi di difesa della psiche – anzi scrive proprio della “corteccia celebrale” – nei confronti degli stimoli esterni. Benjamin mostra di aver capito molto bene il rapporto tra cinema e immaginario collettivo in tutte le sue componenti: quella liberatoria, quella rivoluzionaria, ma anche quella che riconduce al divismo e quindi al ritorno del mitico-magico della prima tecnica. Sulla valenza politica delle riflessioni di Benjamin non c’è bisogno di insistere perché mai come oggi la decisione politica è legata a quella “trasportabilità” dell’immagine attraverso i media per cui i processi di persuasione politica passano per allegorie e icone che giocano sulla suggestione dell’immaginario piuttosto che sull’argomentazione razionale. Vale la pena invece di riflettere sull’aspetto corporeo delle immagini, che consiste nell’uso di un serbatoio mnemonico in parte derivante dal mondo onirico (soggettivo e collettivo), in parte dalla pubblicità e dalla comunicazione di massa in generale.

Immagini corporee. Riproducibilità e percezione: interscambio tra spazio onirico e spazio immaginativo / Ponzi, Mauro. - STAMPA. - (2016), pp. 75-92.

Immagini corporee. Riproducibilità e percezione: interscambio tra spazio onirico e spazio immaginativo

PONZI, Mauro
2016

Abstract

The way in which human perception happen is not only conditioned by the nature, but also by the history, that is, it changes with the changing of media and technique of producing works of art. Both phenomena - the masses as receptors and the technical reproduction of the work of art - are in modern closely connected and have determined a new way of perceiving art and the need to develop new artistic languages. Benjamin distinguishes between the cultic value and the exhibition value of the art. The first technique is functional to an auratic, mythical, magical and ritual art; The second technique is determined by reproducibility and has greatly increased the "exposition" of the work of art. If the first technique uses human ability and its "high point" consists of human sacrifice, the second technique uses the machine, is distanced from nature and finds its essence in play. When Benjamin talks of playing seems to be alluding to the word-play of Dadaists and infantile play. But the child play and its mimetic faculty that hides the unconscious, which is often a projection of a sorrow or trauma, must be interpreted in the light of Freud's writings. In fact, in Beyond the principle of pleasure, Freud explains the mechanisms of defense of the psyche-indeed he writes of the "cortical cortex" -for external stimuli. Benjamin understood very well the relationship between cinema and collective imagination in all its components: the liberating one, the revolutionary one, but also the one that leads to celebrity and star cult and thus the return of the mythical magic of the first technique. Benjamin's reflections have a political value. Never as today political decision is linked to that "portability" of the image through the media so that political persuasion pass through allegories and icons that play on the imagination rather than rational argumentation. It is worth instead of reflecting on the corporeal side of images, which consists in the use of a mnemonic reservoir in part derived from the dream world (subjective and collective), partly by advertising and communication of mass media.
2016
Tecniche di esposizione. Walter Benjamin e la riproducibilità dell’opera d’arte
978-88-7462-880-3
La modalità in cui si realizza la percezione umana non è condizionata solo in senso naturale, ma anche in senso storico, cioè cambia con il cambiare dei mezzi di comunicazione e della tecnica di produzione delle opere d’arte. I due fenomeni – le masse come recettori e la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte – sono nel moderno strettamente intrecciati e hanno determinato un nuovo modo di percepire l’arte e l’esigenza di sviluppare nuovi linguaggi artistici. Benjamin distingue tra valore cultuale e valore espositivo dell’arte. La prima tecnica è funzionale a una concezione auratica, mitico-magica e rituale dell’arte; la seconda tecnica è determinata dalla riproducibilità e ha aumentato a dismisura l’“esponibilità” dell’opera d’arte. Se la prima tecnica impiega il più possibile l’uomo, la seconda tecnica impiega la macchina, si distanzia dalla natura e trova la sua essenza nel gioco. Quando Benjamin parla di gioco sembra alludere al gioco dei dadaisti e al gioco infantile. Ma il gioco infantile e la sua facoltà mimetica che nasconde l’inconscio, che anzi spesso è una proiezione di un dispiacere o di un trauma, vanno interpretati alla luce degli scritti di Freud. In Al di là del principio di piacere, Freud spiega i meccanismi di difesa della psiche – anzi scrive proprio della “corteccia celebrale” – nei confronti degli stimoli esterni. Benjamin mostra di aver capito molto bene il rapporto tra cinema e immaginario collettivo in tutte le sue componenti: quella liberatoria, quella rivoluzionaria, ma anche quella che riconduce al divismo e quindi al ritorno del mitico-magico della prima tecnica. Sulla valenza politica delle riflessioni di Benjamin non c’è bisogno di insistere perché mai come oggi la decisione politica è legata a quella “trasportabilità” dell’immagine attraverso i media per cui i processi di persuasione politica passano per allegorie e icone che giocano sulla suggestione dell’immaginario piuttosto che sull’argomentazione razionale. Vale la pena invece di riflettere sull’aspetto corporeo delle immagini, che consiste nell’uso di un serbatoio mnemonico in parte derivante dal mondo onirico (soggettivo e collettivo), in parte dalla pubblicità e dalla comunicazione di massa in generale.
percezione; opera d'arte; Walter Benjamin; psicoanalisi; riproducibilità tecnica
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Immagini corporee. Riproducibilità e percezione: interscambio tra spazio onirico e spazio immaginativo / Ponzi, Mauro. - STAMPA. - (2016), pp. 75-92.
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