Nella seconda metà dell’Ottocento, in seguito alla costituzione del Regno d’Italia, i vari governi che si succedettero dovettero progressivamente affrontare numerose questioni sociali legate al progetto politico nazionale di integrare in uno Stato unitario le differenze socio-culturali ed economiche preesistenti nel paese; le diffuse condizioni di miseria, marginalità e disoccupazione caratterizzanti soprattutto le campagne non furono sanate e gli interventi governativi f nirono con il generare anzi, soprattutto nell’Italia centrale e meridionale, il fenomeno del banditismo e del brigantaggio. Nell’immaginario collettivo della popolazione benestante delle città si diffuse l’immagine inquietante delle «classi pericolose» caratterizzate da dissolutezza, povertà, deformità f siche, da follia e criminalità, fuse in un unicum rappresentazionale che si concretizzava culturalmente in aspetti di pericolosità e negatività sociali. Non è casuale che in quello stesso periodo storico si sia affermato il concetto bio-medico di «degenerazione», in base a cui i comportamenti sociali aberranti e pericolosi, si leggevano come manifestazioni di inferiorità biologica e morale di individui che per ragioni di sicurezza dovevano essere tenuti ai margini del corpo sociale tramite interventi repressivi. In questi anni le efferate gesta del bandito Giuseppe Musolino (1876-1954) divennero emblematiche del fenomeno della criminalità e del brigantaggio che erano diventati tra i più importanti problemi dell’appena costituito Regno d’Italia.
Scienza e tecniche dell' indagine criminologica nella perizia d'accusa sul bandito Giuseppe Musolino (1876-1954) / Lombardo, Giovanni Pietro Vladimiro; Bartolucci, Chiara. - STAMPA. - (2017), pp. 276-291.
Scienza e tecniche dell' indagine criminologica nella perizia d'accusa sul bandito Giuseppe Musolino (1876-1954)
LOMBARDO, Giovanni Pietro Vladimiro;BARTOLUCCI, CHIARA
2017
Abstract
Nella seconda metà dell’Ottocento, in seguito alla costituzione del Regno d’Italia, i vari governi che si succedettero dovettero progressivamente affrontare numerose questioni sociali legate al progetto politico nazionale di integrare in uno Stato unitario le differenze socio-culturali ed economiche preesistenti nel paese; le diffuse condizioni di miseria, marginalità e disoccupazione caratterizzanti soprattutto le campagne non furono sanate e gli interventi governativi f nirono con il generare anzi, soprattutto nell’Italia centrale e meridionale, il fenomeno del banditismo e del brigantaggio. Nell’immaginario collettivo della popolazione benestante delle città si diffuse l’immagine inquietante delle «classi pericolose» caratterizzate da dissolutezza, povertà, deformità f siche, da follia e criminalità, fuse in un unicum rappresentazionale che si concretizzava culturalmente in aspetti di pericolosità e negatività sociali. Non è casuale che in quello stesso periodo storico si sia affermato il concetto bio-medico di «degenerazione», in base a cui i comportamenti sociali aberranti e pericolosi, si leggevano come manifestazioni di inferiorità biologica e morale di individui che per ragioni di sicurezza dovevano essere tenuti ai margini del corpo sociale tramite interventi repressivi. In questi anni le efferate gesta del bandito Giuseppe Musolino (1876-1954) divennero emblematiche del fenomeno della criminalità e del brigantaggio che erano diventati tra i più importanti problemi dell’appena costituito Regno d’Italia.File | Dimensione | Formato | |
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