Quanto al rapporto su diritto e linguaggio diventa essenziale il problema della traduzione, in riferimento, anche e soprattutto, all’interpretazione giuridica: la traduzione, come lingua vivente, non è un problema metafisico isolabile propriamente parlando. “L’intersoggettività è più semplice che dell’aria che respiriamo” – afferma Philonenko – e questo non è del tutto un problema metafisico, senza la cui soluzione non potremmo vivere; ma infine è giusto dire che certi fenomeni non sono problemi, e, in tutti i casi, dei problemi metafisici. La traduzione, invece, è permeata da una costante metafisica, e l’interpretazione giuridica, quindi, può essere considerata come una metafisica del diritto? La domanda si traduce, tra l’altro, in altra domanda: perché il diritto? Humboldt va molto più lontano, dicendo che la lingua offre, dona, libera l’anima in un quadro del mondo (Welt), e lontano dall’essere un ricettacolo inerte, essa si comporta come un’energia. Se il punto di partenza di ogni traduzione e interpretazione è l’uomo e il fatto-dato della vita di azione dell’uomo, ogni essere al di fuori dell’uomo non è necessariamente supremo, nel senso che a non essere sopra l’uomo è il Geist che attraversa l’opera della lingua posta, con la sua portata di intenzionalità non scrivibile. Si apprende così con von Humboldt che «il senso è la relazione nel divenire che recupera nel dire non-dire, e che costituisce poco a poco il soggetto e l’oggetto al livello ante-predicativo della doxa, ed è per aver negato questo rapporto che ci si è imbarazzati originalmente nel dualismo morte del soggetto e dell’oggetto».
Humboldt. All'alba della linguistica / Palumbo, Ciro. - (2013), pp. 1-238.
Humboldt. All'alba della linguistica
PALUMBO, Ciro
2013
Abstract
Quanto al rapporto su diritto e linguaggio diventa essenziale il problema della traduzione, in riferimento, anche e soprattutto, all’interpretazione giuridica: la traduzione, come lingua vivente, non è un problema metafisico isolabile propriamente parlando. “L’intersoggettività è più semplice che dell’aria che respiriamo” – afferma Philonenko – e questo non è del tutto un problema metafisico, senza la cui soluzione non potremmo vivere; ma infine è giusto dire che certi fenomeni non sono problemi, e, in tutti i casi, dei problemi metafisici. La traduzione, invece, è permeata da una costante metafisica, e l’interpretazione giuridica, quindi, può essere considerata come una metafisica del diritto? La domanda si traduce, tra l’altro, in altra domanda: perché il diritto? Humboldt va molto più lontano, dicendo che la lingua offre, dona, libera l’anima in un quadro del mondo (Welt), e lontano dall’essere un ricettacolo inerte, essa si comporta come un’energia. Se il punto di partenza di ogni traduzione e interpretazione è l’uomo e il fatto-dato della vita di azione dell’uomo, ogni essere al di fuori dell’uomo non è necessariamente supremo, nel senso che a non essere sopra l’uomo è il Geist che attraversa l’opera della lingua posta, con la sua portata di intenzionalità non scrivibile. Si apprende così con von Humboldt che «il senso è la relazione nel divenire che recupera nel dire non-dire, e che costituisce poco a poco il soggetto e l’oggetto al livello ante-predicativo della doxa, ed è per aver negato questo rapporto che ci si è imbarazzati originalmente nel dualismo morte del soggetto e dell’oggetto».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.