La prima opera di Felice Balbo, L’uomo senza miti, uscì per l’editore Einaudi nel luglio del 1945 . La composizione del breve e difficile trattato speculativo era compiuta da circa due anni, anche se, nel corso di quel tem-po, tra la primavera del 1943 e i primi mesi del 1945, preoccupato della «sin-tassi» (come scrisse a Giaime Pintor) e della forma stilistica a tratti ruvida e fin troppo concisa, non mancò di ritoccarlo, cercando di chiarirne i passaggi più oscuri e meno perspicui . Concluso intorno all’aprile del 1943, il libro rappresentava il risultato di un periodo non breve di meditazioni e di espe-rienze, che idealmente era iniziato nel 1939, con la discussione della tesi di laurea su Diritto e linguaggio, seguita ma non del tutto approvata da Gioele Solari, ed era proseguito con il lavoro alla Direzione della Fiat di Torino, con l’esperienza al fronte francese e albanese, con l’episodio della «conversione» del 1941, e poi soprattutto con il duplice incontro con l’ambiente della Casa Einaudi e, a partire dal 1942, con il gruppo romano dei cattolici comunisti. Alla soglia dei trent’anni (era nato a Torino il primo gennaio del 1913), Bal-bo aveva vissuto, in un rapido susseguirsi di avvenimenti, come in un con-centrato di emozioni, tutte le componenti essenziali della sua esistenza, mo-dificando via via il proprio modo di vedere il mondo. In soli due anni aveva sperimentato il confine tra la vita e la morte, aveva ritrovato la fede cristiana, scoperto e abbracciato un credo politico, riconosciuta una intensa vocazione per il lavoro filosofico e per quello editoriale. L’uomo senza miti, più che un libro compatto e univoco, ne scaturì come il diario di bordo di un navigante, ancora alla ricerca della sua stella polare, oscillante tra ferme opinioni e re-pentine autocritiche: come si vede, per esempio, nei taccuini di pensieri che allora compose, a cominciare da quello scritto a Bari tra il maggio e il giugno del 1941, che per molti versi avviò la riflessione poi confluita nel libro del 1945
Dallo storicismo alla filosofia dell’essere / Muste', Marcello. - STAMPA. - (2017), pp. 13-28.
Dallo storicismo alla filosofia dell’essere
MUSTE', MARCELLO
2017
Abstract
La prima opera di Felice Balbo, L’uomo senza miti, uscì per l’editore Einaudi nel luglio del 1945 . La composizione del breve e difficile trattato speculativo era compiuta da circa due anni, anche se, nel corso di quel tem-po, tra la primavera del 1943 e i primi mesi del 1945, preoccupato della «sin-tassi» (come scrisse a Giaime Pintor) e della forma stilistica a tratti ruvida e fin troppo concisa, non mancò di ritoccarlo, cercando di chiarirne i passaggi più oscuri e meno perspicui . Concluso intorno all’aprile del 1943, il libro rappresentava il risultato di un periodo non breve di meditazioni e di espe-rienze, che idealmente era iniziato nel 1939, con la discussione della tesi di laurea su Diritto e linguaggio, seguita ma non del tutto approvata da Gioele Solari, ed era proseguito con il lavoro alla Direzione della Fiat di Torino, con l’esperienza al fronte francese e albanese, con l’episodio della «conversione» del 1941, e poi soprattutto con il duplice incontro con l’ambiente della Casa Einaudi e, a partire dal 1942, con il gruppo romano dei cattolici comunisti. Alla soglia dei trent’anni (era nato a Torino il primo gennaio del 1913), Bal-bo aveva vissuto, in un rapido susseguirsi di avvenimenti, come in un con-centrato di emozioni, tutte le componenti essenziali della sua esistenza, mo-dificando via via il proprio modo di vedere il mondo. In soli due anni aveva sperimentato il confine tra la vita e la morte, aveva ritrovato la fede cristiana, scoperto e abbracciato un credo politico, riconosciuta una intensa vocazione per il lavoro filosofico e per quello editoriale. L’uomo senza miti, più che un libro compatto e univoco, ne scaturì come il diario di bordo di un navigante, ancora alla ricerca della sua stella polare, oscillante tra ferme opinioni e re-pentine autocritiche: come si vede, per esempio, nei taccuini di pensieri che allora compose, a cominciare da quello scritto a Bari tra il maggio e il giugno del 1941, che per molti versi avviò la riflessione poi confluita nel libro del 1945File | Dimensione | Formato | |
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