Attraverso gli archetipi fondamentali dell’eterno fanciullo e della grande madre, viene indagato nell’intera opera morantiana – inclusi i contributi poetici e la primissima produzione narrativa – il ripresentarsi di moduli psicologici che sono alla base della vita come della scrittura di Elsa Morante, a partire da eventi biografici (traumatici) sui quali la critica si è troppo poco soffermata. L’indagine, che si avvale dell’ausilio di testi psicanalitici e in uguale misura del confronto coi lavori di altri intellettuali, italiani e stranieri, è divisa in tre macrosezioni, articolandosi in una prima fase dedicata al trattamento dell’immagine del puer aeternus, quindi in una seconda inerente il tema della magna mater, e infine in una conclusiva in cui si propone un’unione degli archetipi, inquadrati entrambi in un punto cruciale raggiunto dall’autrice nella raccolta "Alibi", soprattutto, e all’interno de "Il mondo salvato dai ragazzini e altri poemi". Il risultato sarà l’emergere di un vero e proprio regno poetico, quasi un sistema filosofico che inoltre si approfondisce, e specifica, da un lato grazie al sostrato greco-omerico, con tutto il suo carico di presupposti e valori cui Elsa Morante si mantenne sempre fedele, dall’altro tramite una visione cattolico-cristiana che era altrettanto potente e pervasiva. La crasi fra le due istanze diverrà così la chiave di volta per penetrare l’universo fantastico, cioè traumatico e poetico, di uno dei più grandi narratori del ‘900 italiano. Anche attraverso interviste dirette ad alcuni dei suoi amici e parenti quali Daniele e Laura Morante, Mario Fortunato, Giorgio Montefoschi, Lorenzo Capellini, Renzo Paris e altri, viene restituita l’immagine più dolorosa e intima della scrittrice: sottosuolo imprescindibile, profondissimo e fondativo, dei suoi processi immaginativi quanto narratologici.

Premio Elsa Morante, sezione critica-saggistica / Bubba, Angela. - (2016).

Premio Elsa Morante, sezione critica-saggistica

BUBBA, ANGELA
2016

Abstract

Attraverso gli archetipi fondamentali dell’eterno fanciullo e della grande madre, viene indagato nell’intera opera morantiana – inclusi i contributi poetici e la primissima produzione narrativa – il ripresentarsi di moduli psicologici che sono alla base della vita come della scrittura di Elsa Morante, a partire da eventi biografici (traumatici) sui quali la critica si è troppo poco soffermata. L’indagine, che si avvale dell’ausilio di testi psicanalitici e in uguale misura del confronto coi lavori di altri intellettuali, italiani e stranieri, è divisa in tre macrosezioni, articolandosi in una prima fase dedicata al trattamento dell’immagine del puer aeternus, quindi in una seconda inerente il tema della magna mater, e infine in una conclusiva in cui si propone un’unione degli archetipi, inquadrati entrambi in un punto cruciale raggiunto dall’autrice nella raccolta "Alibi", soprattutto, e all’interno de "Il mondo salvato dai ragazzini e altri poemi". Il risultato sarà l’emergere di un vero e proprio regno poetico, quasi un sistema filosofico che inoltre si approfondisce, e specifica, da un lato grazie al sostrato greco-omerico, con tutto il suo carico di presupposti e valori cui Elsa Morante si mantenne sempre fedele, dall’altro tramite una visione cattolico-cristiana che era altrettanto potente e pervasiva. La crasi fra le due istanze diverrà così la chiave di volta per penetrare l’universo fantastico, cioè traumatico e poetico, di uno dei più grandi narratori del ‘900 italiano. Anche attraverso interviste dirette ad alcuni dei suoi amici e parenti quali Daniele e Laura Morante, Mario Fortunato, Giorgio Montefoschi, Lorenzo Capellini, Renzo Paris e altri, viene restituita l’immagine più dolorosa e intima della scrittrice: sottosuolo imprescindibile, profondissimo e fondativo, dei suoi processi immaginativi quanto narratologici.
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