Il dibattito sulle teorie dell’immagine e più in generale sulla cultura visuale si è fatto, nell’ultimo decennio, sempre più intenso. Ha attraversato un territorio di confine tra riflessione filosofica, estetica, teorie della rappresentazione, teorie dei media, con un respiro che ne ha ampliato enormemente la connotazione disciplinare, contaminando anche l’orizzonte culturale del rappresentare. Lo scenario dischiuso coinvolge, infatti, in modo evidente l’ambito della rappresentazione e in qualche modo lo costringe a una riflessione che vede i termini di immagine, visualizzazione e rappresentazione ridefinire le proprie reciproche relazioni. Non si tratta solo di riflettere sul tema ampio della costruzione dei nessi referenziali tra immagine e realtà, che è centrale nelle pratiche del rappresentare, ma di aprire la riflessione su di un orizzonte che riconosca nell’imaging e cioè nella ‘messa in immagine’ – e dunque nella narrazione e nella comunicazione per immagini – una dimensione in cui il pensiero visivo, non si limita semplicemente ad accompagnare il proprio referente, ma si dimostra capace di innescare processi cognitivi e dunque di generare nuovo sapere. In questo contesto l’uso del termine visualità si carica di significati molteplici. Nell’atto del ‘visualizzare’ è possibile, infatti, riconoscere almeno tre distinti modi della figurazione: l’ostendere, e cioè l’esibire, il rendere disponibile alla visione e alla conoscenza ciò che è, attraverso le modalità della retorica visiva; il rivelare, e cioè il rendere visibile ciò che è latente, utilizzando quelle che vengono definite come operazioni di trascrizione; e il raffigurare l’invisibile, nel senso concettuale che Massironi affida alla ipoteticografia e cioè il processo di raffigurazione di una ipotesi. A ciascuno di questi significati corrisponde un approccio strategico della rappresentazione, in un orizzonte vasto nel quale è possibile ricomprendere accanto ad ambiti più tradizionali della produzione di immagini quelli innovativi introdotti dalle possibilità offerte della riproducibilità tecnica prima, e dalle nuove dimensioni del digitale e dell’interattività, poi. Il percorso di riflessione che il Settimo Seminario di studi “Idee per la Rappresentazione” propone, ruota intorno a un’idea di immagine intesa come ‘processo’ e cioè come costruzione complessa di un itinerario narrativo che va indagato in relazione a quegli insiemi di strategie progettuali, di pratiche visive e di teorie dello sguardo che ne sostanziano non solo il significato ma anche le pratiche d’uso, in continuità con un percorso di ricerca che ha caratterizzato gli studi sulla cultura visiva sin dagli anni Sessanta e di cui in qualche modo i visual studies rappresentano lo sviluppo più recente. In questo contesto parlare di visualità significa abbandonare un’idea positivista della percezione visiva per riflettere sullo ‘sguardo’ inteso come pratica interpretativa, in una dinamica in cui l’immagine è parte di un contesto più ampio, di una mappa in cui si collocano, e assumono un ruolo, culture visive complesse e pratiche interpretative in vario modo legate alla visione e alla sua rappresentazione.

Visualità. Idee per la rappresentazione 7 / Belardi, Paolo; Luggo, Antonella di; Dotto, Edoardo; Gay, Fabrizio; Maggio, Francesco; Quici, Fabio. - STAMPA. - (2016).

Visualità. Idee per la rappresentazione 7

QUICI, Fabio
2016

Abstract

Il dibattito sulle teorie dell’immagine e più in generale sulla cultura visuale si è fatto, nell’ultimo decennio, sempre più intenso. Ha attraversato un territorio di confine tra riflessione filosofica, estetica, teorie della rappresentazione, teorie dei media, con un respiro che ne ha ampliato enormemente la connotazione disciplinare, contaminando anche l’orizzonte culturale del rappresentare. Lo scenario dischiuso coinvolge, infatti, in modo evidente l’ambito della rappresentazione e in qualche modo lo costringe a una riflessione che vede i termini di immagine, visualizzazione e rappresentazione ridefinire le proprie reciproche relazioni. Non si tratta solo di riflettere sul tema ampio della costruzione dei nessi referenziali tra immagine e realtà, che è centrale nelle pratiche del rappresentare, ma di aprire la riflessione su di un orizzonte che riconosca nell’imaging e cioè nella ‘messa in immagine’ – e dunque nella narrazione e nella comunicazione per immagini – una dimensione in cui il pensiero visivo, non si limita semplicemente ad accompagnare il proprio referente, ma si dimostra capace di innescare processi cognitivi e dunque di generare nuovo sapere. In questo contesto l’uso del termine visualità si carica di significati molteplici. Nell’atto del ‘visualizzare’ è possibile, infatti, riconoscere almeno tre distinti modi della figurazione: l’ostendere, e cioè l’esibire, il rendere disponibile alla visione e alla conoscenza ciò che è, attraverso le modalità della retorica visiva; il rivelare, e cioè il rendere visibile ciò che è latente, utilizzando quelle che vengono definite come operazioni di trascrizione; e il raffigurare l’invisibile, nel senso concettuale che Massironi affida alla ipoteticografia e cioè il processo di raffigurazione di una ipotesi. A ciascuno di questi significati corrisponde un approccio strategico della rappresentazione, in un orizzonte vasto nel quale è possibile ricomprendere accanto ad ambiti più tradizionali della produzione di immagini quelli innovativi introdotti dalle possibilità offerte della riproducibilità tecnica prima, e dalle nuove dimensioni del digitale e dell’interattività, poi. Il percorso di riflessione che il Settimo Seminario di studi “Idee per la Rappresentazione” propone, ruota intorno a un’idea di immagine intesa come ‘processo’ e cioè come costruzione complessa di un itinerario narrativo che va indagato in relazione a quegli insiemi di strategie progettuali, di pratiche visive e di teorie dello sguardo che ne sostanziano non solo il significato ma anche le pratiche d’uso, in continuità con un percorso di ricerca che ha caratterizzato gli studi sulla cultura visiva sin dagli anni Sessanta e di cui in qualche modo i visual studies rappresentano lo sviluppo più recente. In questo contesto parlare di visualità significa abbandonare un’idea positivista della percezione visiva per riflettere sullo ‘sguardo’ inteso come pratica interpretativa, in una dinamica in cui l’immagine è parte di un contesto più ampio, di una mappa in cui si collocano, e assumono un ruolo, culture visive complesse e pratiche interpretative in vario modo legate alla visione e alla sua rappresentazione.
2016
visuale, arte,architettura,studi visuali,rappresentazione
Belardi, Paolo; Luggo, Antonella di; Dotto, Edoardo; Gay, Fabrizio; Maggio, Francesco; Quici, Fabio
06 Curatela::06a Curatela
Visualità. Idee per la rappresentazione 7 / Belardi, Paolo; Luggo, Antonella di; Dotto, Edoardo; Gay, Fabrizio; Maggio, Francesco; Quici, Fabio. - STAMPA. - (2016).
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