L’illusionismo è una costante dell’arte di Bernini che si esplica principalmente nella manipolazione ottica dell’immagine e della percezione visiva per indurre lo spettatore a confondere la realtà fisica con quella sensoriale. È dunque una chiave interpretativa fondamentale per comprendere il processo formativo delle sue creazioni, incluse quelle di architettura. L’analisi dei risultati (rilievi e campagna fotografica) del restauro della decorazione dell’intradosso della cupola di S. Andrea al Quirinale – condotto nel 2014 dalla Soprintendenza SPSAE d’intesa con il Polo Museale di Roma – ha fatto emergere inaspettamente quest’opera come il caso di illusionismo più riuscito di Bernini in architettura, il cui inganno, protrattosi fino ad oggi, consiste nel dissimulare una realtà morfologico-strutturale molto più complessa di quanto si sia creduto. Come è noto la struttura della cupola è solitamente presentata come un caso di neocinquecentismo barocco per le presunte derivazioni dalla cupola di S. Giacomo in Augusta, opera di Francesco da Volterra e Carlo Maderno. Bernini si sarebbe limitato a decorare l’intradosso con l’intreccio visivo di costoloni e cassettoni ispirato dalla calotta della chiesa dei Ss. Luca e Martina di Pietro da Cortona e a sovrapporvi ricche figurazioni in stucco. L’iconografia storica della cupola, limitandosi alle sezioni verticali, ha contribuito a trasmettere un’idea di regolarità classica della struttura, ovvero quella di una calotta ovale ad intradosso continuo con articolazione duale. Questa lettura dell’opera, cristallizzatasi nella storiografia architettonica da R. Wittkower fino ai giorni nostri, non tiene conto dell’accumulo stratificato di mostre e figure in stucco che, disposte intorno alle aperture finestrate, dissimulano la struttura reale polilobata e ampliano illusivamente la cupola proiettando verso l’osservatore l’immagine di un alveare continuo di cassettoni esagoni. La realtà morfologico-strutturale della cupola di S. Andrea al Quirinale, consiste infatti in una volta composta da una calotta polilobata incastonata in un tiburio, con costoloni alternati a vele di diversa ampiezza e profondità. Si tratta quindi sempre di un caso di ripresa della tradizione, dove però la calotta a creste e vele di ascendenza tardoantica (e poi gotico-rinascimentale), è inserita in un tiburio con presidi statici (le volute), ed è risolta decorativamente con nervature costolonate e cassettoni dorati negli spicchi. Nella profondità degli spicchi al piede della calotta, furono alloggiate le grosse cornici dei finestroni con le imponenti figure in stucco caricate sull’allineamento verticale. Bernini fuse così la struttura tradizionale del tamburo con quella di una calotta a ombrello. Sopra i finestroni si attiva l’arretramento murario della cappa, che appare finalmente concava. L’alloggiamento ricavato nei gusci elastici tesi tra gli archi rampanti su pilastrini, tamponato con il blocco statuario, dissimula la geometria polilobata. Siamo di fronte a un caso eclatante di falso classicismo berniniano.
Bernini illusionista e la cupola di Sant'Andrea al Quirinale / Tabarrini, Marisa. - STAMPA. - (2016), pp. 58-75.
Bernini illusionista e la cupola di Sant'Andrea al Quirinale
TABARRINI, Marisa
2016
Abstract
L’illusionismo è una costante dell’arte di Bernini che si esplica principalmente nella manipolazione ottica dell’immagine e della percezione visiva per indurre lo spettatore a confondere la realtà fisica con quella sensoriale. È dunque una chiave interpretativa fondamentale per comprendere il processo formativo delle sue creazioni, incluse quelle di architettura. L’analisi dei risultati (rilievi e campagna fotografica) del restauro della decorazione dell’intradosso della cupola di S. Andrea al Quirinale – condotto nel 2014 dalla Soprintendenza SPSAE d’intesa con il Polo Museale di Roma – ha fatto emergere inaspettamente quest’opera come il caso di illusionismo più riuscito di Bernini in architettura, il cui inganno, protrattosi fino ad oggi, consiste nel dissimulare una realtà morfologico-strutturale molto più complessa di quanto si sia creduto. Come è noto la struttura della cupola è solitamente presentata come un caso di neocinquecentismo barocco per le presunte derivazioni dalla cupola di S. Giacomo in Augusta, opera di Francesco da Volterra e Carlo Maderno. Bernini si sarebbe limitato a decorare l’intradosso con l’intreccio visivo di costoloni e cassettoni ispirato dalla calotta della chiesa dei Ss. Luca e Martina di Pietro da Cortona e a sovrapporvi ricche figurazioni in stucco. L’iconografia storica della cupola, limitandosi alle sezioni verticali, ha contribuito a trasmettere un’idea di regolarità classica della struttura, ovvero quella di una calotta ovale ad intradosso continuo con articolazione duale. Questa lettura dell’opera, cristallizzatasi nella storiografia architettonica da R. Wittkower fino ai giorni nostri, non tiene conto dell’accumulo stratificato di mostre e figure in stucco che, disposte intorno alle aperture finestrate, dissimulano la struttura reale polilobata e ampliano illusivamente la cupola proiettando verso l’osservatore l’immagine di un alveare continuo di cassettoni esagoni. La realtà morfologico-strutturale della cupola di S. Andrea al Quirinale, consiste infatti in una volta composta da una calotta polilobata incastonata in un tiburio, con costoloni alternati a vele di diversa ampiezza e profondità. Si tratta quindi sempre di un caso di ripresa della tradizione, dove però la calotta a creste e vele di ascendenza tardoantica (e poi gotico-rinascimentale), è inserita in un tiburio con presidi statici (le volute), ed è risolta decorativamente con nervature costolonate e cassettoni dorati negli spicchi. Nella profondità degli spicchi al piede della calotta, furono alloggiate le grosse cornici dei finestroni con le imponenti figure in stucco caricate sull’allineamento verticale. Bernini fuse così la struttura tradizionale del tamburo con quella di una calotta a ombrello. Sopra i finestroni si attiva l’arretramento murario della cappa, che appare finalmente concava. L’alloggiamento ricavato nei gusci elastici tesi tra gli archi rampanti su pilastrini, tamponato con il blocco statuario, dissimula la geometria polilobata. Siamo di fronte a un caso eclatante di falso classicismo berniniano.File | Dimensione | Formato | |
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