Nell’ambito della Salute Mentale ci si imbatte sovente in situazioni di non autosufficienza e cronicità di difficile gestione. Si tratta di contesti che debbono proporre interventi psichiatrici e multi-professionali per problemi un tempo trattati criticamente nei manicomi. La portata del compito si traduce molte volte in “un modello di relazione terapeutica con i Servizi ripetitivo, cronicizzato e cronicizzante” (Bonavita et al., 2012, p. 140). Il disagio cronico spesso viene gestito attraverso il trattamento dei momenti di crisi, con necessario ricorso al reparto ospedaliero, ed il trattamento della quotidianità, frequentemente risolto con l’inserimento su vasta scala in strutture residenziali a tempo indeterminato e senza obiettivi di sviluppo che allertano rispetto al rischio di pratiche di re-istituzionalizzazione. Tale rischio si acuisce con l’osservazione che non sempre si investe sulla dimensione sociale dei diritti di cittadinanza (abitare, lavoro, relazioni) (Ministero della Salute, 2008). Questa gestione del disagio tra ospedale e strutture residenziali si accompagna a dimensioni di obbligatorietà, di coercizione e di contenimento senza finalità progettuali che alimentano e sostengono quadri cronici con un considerevole aggravio per la spesa pubblica.
Malattia mentale e servizi territoriali: l’esperienza di Trento / Cordella, Barbara; Greco, Francesca; Casamassima, Raffaella; Gifuni, Michele; Florio, Antonia; Grasso, Massimo. - STAMPA. - (2017), pp. 153-164.
Malattia mentale e servizi territoriali: l’esperienza di Trento
CORDELLA, BARBARA;GRECO, FRANCESCA;GRASSO, Massimo
2017
Abstract
Nell’ambito della Salute Mentale ci si imbatte sovente in situazioni di non autosufficienza e cronicità di difficile gestione. Si tratta di contesti che debbono proporre interventi psichiatrici e multi-professionali per problemi un tempo trattati criticamente nei manicomi. La portata del compito si traduce molte volte in “un modello di relazione terapeutica con i Servizi ripetitivo, cronicizzato e cronicizzante” (Bonavita et al., 2012, p. 140). Il disagio cronico spesso viene gestito attraverso il trattamento dei momenti di crisi, con necessario ricorso al reparto ospedaliero, ed il trattamento della quotidianità, frequentemente risolto con l’inserimento su vasta scala in strutture residenziali a tempo indeterminato e senza obiettivi di sviluppo che allertano rispetto al rischio di pratiche di re-istituzionalizzazione. Tale rischio si acuisce con l’osservazione che non sempre si investe sulla dimensione sociale dei diritti di cittadinanza (abitare, lavoro, relazioni) (Ministero della Salute, 2008). Questa gestione del disagio tra ospedale e strutture residenziali si accompagna a dimensioni di obbligatorietà, di coercizione e di contenimento senza finalità progettuali che alimentano e sostengono quadri cronici con un considerevole aggravio per la spesa pubblica.File | Dimensione | Formato | |
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