Ermetica e sofisticata nella concezione quanto laconica nella sua presenza fisica la Torre d'Ombre di Chandigarh riassume in sé la dualità irriducibile dell'Architettura; da una parte la dimensione del concetto, qui particolarmente rarefatto e ambiguo, dall'altra la dimensione del reale, dell'essere nel luogo e dell'essere materiale. Qui la distanza tra i due termini sembra allungarsi particolarmente; a un estremo l'esoterismo cosmografico distilla una declinazione del monumentale assetata di assoluto, all'altro estremo la costruzione si offre nella sua ordinaria trivialità di oggetto ripetibile e corruttibile dall'uso e dal disuso disattento. Arenata sulla spianata nella nuda modestia della sua confezione, abbondantemente e curiosamente postuma, la Torre sollecita ancora interrogativi sulla natura del fare architettura; il suo telaio, scarno e disponibile, si è inverato come standard per la costruzione senza nome né faccia di mezzo mondo. Eppure, al tempo stesso, ci richiama alla "soddisfazione dello spirito", all'irriducibilità del concetto, all'espressione di valori per i quali però possono bastare pochi pezzi modesti sapientemente disposti sotto il sole.
Scatole, Ombre e Miracoli / Lambertucci, Filippo. - STAMPA. - (2016), pp. 231-241. - DIAP PRINT.
Scatole, Ombre e Miracoli
LAMBERTUCCI, FILIPPO
2016
Abstract
Ermetica e sofisticata nella concezione quanto laconica nella sua presenza fisica la Torre d'Ombre di Chandigarh riassume in sé la dualità irriducibile dell'Architettura; da una parte la dimensione del concetto, qui particolarmente rarefatto e ambiguo, dall'altra la dimensione del reale, dell'essere nel luogo e dell'essere materiale. Qui la distanza tra i due termini sembra allungarsi particolarmente; a un estremo l'esoterismo cosmografico distilla una declinazione del monumentale assetata di assoluto, all'altro estremo la costruzione si offre nella sua ordinaria trivialità di oggetto ripetibile e corruttibile dall'uso e dal disuso disattento. Arenata sulla spianata nella nuda modestia della sua confezione, abbondantemente e curiosamente postuma, la Torre sollecita ancora interrogativi sulla natura del fare architettura; il suo telaio, scarno e disponibile, si è inverato come standard per la costruzione senza nome né faccia di mezzo mondo. Eppure, al tempo stesso, ci richiama alla "soddisfazione dello spirito", all'irriducibilità del concetto, all'espressione di valori per i quali però possono bastare pochi pezzi modesti sapientemente disposti sotto il sole.File | Dimensione | Formato | |
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