Il saggio introduttivo del volume (pp. 20-28) vuole evidenziare un aspetto ancora poco noto dell’architettura italiana, quello dell’influenza dei nostri architetti sull’architettura e l’urbanistica argentina. Infatti, nonostante i numerosi lavori e le ricerche che su questo argomento sono stati svolti in Argentina, anche ad opera di nostri studiosi, questo è un tema ancora poco noto da noi e che merita di essere adeguatamente valorizzato. Tra il XIX e l’inizio del XX secolo che si può osservare con maggior chiarezza il contributo che gli italiani hanno dato alla costruzione della città e della cultura argentina. Ciò ha inizio con l’Indipendenza e prosegue con continuità dando un impronta indelebile alla trasformazione del paese grazie al lavoro dei tanti italiani che lì si trasferirono a lavorare. Il testo su Mario Palanti (pp. 87-98) presenta uno tra i protagonisti del rapporto che dalla fine dell’Ottocento lega Milano a Buenos Aires. Nel Paese sudamericano P. porta i principi del tardo romanticismo, del risorgimentalismo, dell’accademismo e persino del neomedievalismo appresi durante la sua formazione presso l’Accademia di Brera e poi nella Scuola Superiore del Politecnico di Milano. Con opere, come palazzo Barolo (1919-23) a Buenos Aires e palazzo Salvo (1922-28) a Montevideo cerca di costruire uno “stile moderno” rappresentativo dell’epoca e del luogo esprimendo così la ricchezza economica di un paese e simboli di un progresso a cui hanno partecipato anche alcuni emigranti italiani divenuti uomini di successo.
“L’architettura argentina parla italiano / La arquitectura argentina habla italiano” e “Mario Palanti architetto visionario tra Italia e Argentina / Mario Palanti arquitecto visionario entre Italia y Argentina” / PORTOGHESI TUZI, Stefania; Mario, Sabugo. - STAMPA. - (2013), pp. 87-98.
“L’architettura argentina parla italiano / La arquitectura argentina habla italiano” e “Mario Palanti architetto visionario tra Italia e Argentina / Mario Palanti arquitecto visionario entre Italia y Argentina”
PORTOGHESI TUZI, STEFANIA;
2013
Abstract
Il saggio introduttivo del volume (pp. 20-28) vuole evidenziare un aspetto ancora poco noto dell’architettura italiana, quello dell’influenza dei nostri architetti sull’architettura e l’urbanistica argentina. Infatti, nonostante i numerosi lavori e le ricerche che su questo argomento sono stati svolti in Argentina, anche ad opera di nostri studiosi, questo è un tema ancora poco noto da noi e che merita di essere adeguatamente valorizzato. Tra il XIX e l’inizio del XX secolo che si può osservare con maggior chiarezza il contributo che gli italiani hanno dato alla costruzione della città e della cultura argentina. Ciò ha inizio con l’Indipendenza e prosegue con continuità dando un impronta indelebile alla trasformazione del paese grazie al lavoro dei tanti italiani che lì si trasferirono a lavorare. Il testo su Mario Palanti (pp. 87-98) presenta uno tra i protagonisti del rapporto che dalla fine dell’Ottocento lega Milano a Buenos Aires. Nel Paese sudamericano P. porta i principi del tardo romanticismo, del risorgimentalismo, dell’accademismo e persino del neomedievalismo appresi durante la sua formazione presso l’Accademia di Brera e poi nella Scuola Superiore del Politecnico di Milano. Con opere, come palazzo Barolo (1919-23) a Buenos Aires e palazzo Salvo (1922-28) a Montevideo cerca di costruire uno “stile moderno” rappresentativo dell’epoca e del luogo esprimendo così la ricchezza economica di un paese e simboli di un progresso a cui hanno partecipato anche alcuni emigranti italiani divenuti uomini di successo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.