Questo libro presenta una duplice novità nel panorama della letteratura su giovani e sicurezza. In primo luogo perché ci accompagna in un universo spesso narrato in un’ottica frammentata e comunque non esaustiva: l’incontro tra la fragilità dell’infanzia e dell’adolescenza, come età delle transizioni, e la narrazione della paura e della società del rischio. Ma a questo singolare intreccio, l’autore aggiunge un’altra dimensione che avvalora ulteriormente il lavoro: l’esperienza personale e lavorativa, fatta di interventi in situazioni di crisi, ma anche di incontri con i giovani negli spazi che essi più frequentano. Si tratta di esperienze destinate a contribuire ad arginare il senso di insicurezza, di isolamento e di solitudine, diffuso più che mai nella società contemporanea e a cui i giovani non riescono a sfuggire, anzi, sono sempre più esposti e vulnerabili. Per portare avanti la sua tesi, l’autore non da nulla per scontato, sostenendo la parte più applicativa con un’accurata e ben documentata contestualizzazione teorica della società odierna, attraverso il recupero del pensiero di teorici della modernità come Beck, Giddens, Sennet e intrecciando i loro assunti con i dati che ritraggono la società italiana, come quelli forniti dall’Istat e dal Censis. Un compito non facile, ma svolto con grande competenza e profonda passione per il tema trattato. Ma la parte più consistente del lavoro è legata a un approccio “critico” alla comunicazione, in particolare nelle sue responsabilità sociali e applicazioni pratiche. Sono messi in discussione gli argomenti relativi alla cronaca nera, all’eccessiva spettacolarizzazione dell’informazione e alla sempre più invadente logica degli ascolti, a svantaggio di una narrazione educativa dei fatti locali e globali.
LA SICUREZZA COME STRATEGIA DI FUTURO / Gavrila, Mihaela. - STAMPA. - 1(2016), pp. 9-12.
LA SICUREZZA COME STRATEGIA DI FUTURO
GAVRILA, Mihaela
2016
Abstract
Questo libro presenta una duplice novità nel panorama della letteratura su giovani e sicurezza. In primo luogo perché ci accompagna in un universo spesso narrato in un’ottica frammentata e comunque non esaustiva: l’incontro tra la fragilità dell’infanzia e dell’adolescenza, come età delle transizioni, e la narrazione della paura e della società del rischio. Ma a questo singolare intreccio, l’autore aggiunge un’altra dimensione che avvalora ulteriormente il lavoro: l’esperienza personale e lavorativa, fatta di interventi in situazioni di crisi, ma anche di incontri con i giovani negli spazi che essi più frequentano. Si tratta di esperienze destinate a contribuire ad arginare il senso di insicurezza, di isolamento e di solitudine, diffuso più che mai nella società contemporanea e a cui i giovani non riescono a sfuggire, anzi, sono sempre più esposti e vulnerabili. Per portare avanti la sua tesi, l’autore non da nulla per scontato, sostenendo la parte più applicativa con un’accurata e ben documentata contestualizzazione teorica della società odierna, attraverso il recupero del pensiero di teorici della modernità come Beck, Giddens, Sennet e intrecciando i loro assunti con i dati che ritraggono la società italiana, come quelli forniti dall’Istat e dal Censis. Un compito non facile, ma svolto con grande competenza e profonda passione per il tema trattato. Ma la parte più consistente del lavoro è legata a un approccio “critico” alla comunicazione, in particolare nelle sue responsabilità sociali e applicazioni pratiche. Sono messi in discussione gli argomenti relativi alla cronaca nera, all’eccessiva spettacolarizzazione dell’informazione e alla sempre più invadente logica degli ascolti, a svantaggio di una narrazione educativa dei fatti locali e globali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.