L’invecchiamento demografico è una delle sfide più impegnative per l’Unione Europea nell’ultimo decennio: si tratta di un fenomeno sociale che condiziona in modo significativo non solo il mercato del lavoro e il sistema di welfare, ma anche gli stessi modelli organizzativi dell’impresa. Come adattare il sistema occupazionale a tale trasformazione del tessuto sociale? In Italia le c.d. politiche di active ageing, fortemente promosse dalla Commissione Europea, stanno ancora muovendo i primi passi: l’approccio antidiscriminatorio per ragioni anagrafiche non è ancora adeguatamente sostenuto dall’introduzione di misure “positive” e di interventi mirati ad una maggiore qualità della vita lavorativa degli “anziani”. È, inoltre, necessario interrogarsi sulle conseguenze del prolungamento del rapporto di lavoro degli insiders – incentivato fino a settant’anni a norma dell’art. 24, comma 4, della riforma pensionistica Monti-Fornero – nei confronti delle aspettative dei giovani alla ricerca di occupazione: in che modo realizzare il contemperamento tra tutele individuali ed esigenze di ricambio generazionale? Il tema, di grandissima attualità e onnipresente nell’informazione mediatica, risulta ancora poco esplorato a livello scientifico. Eppure, la questione offre variegati profili d’indagine, di cui alcuni al centro di un vivace dibattito giurisprudenziale culminato nella pronuncia a sezioni unite della Corte di Cassazione n. 17589 del 4 settembre 2015, altri oggetto di recentissimi interventi normativi, tra cui l’art. 41 D. Lgs. n. 148/2015 sui contratti di solidarietà espansiva e le misure incentivanti all’esodo introdotte dai commi 281 e 284 dell’art. 1 della Legge di stabilità 2016. Sulla base dell’analisi della stratificata normativa in materia, della copiosa giurisprudenza e degli autorevoli contributi dottrinali italiani e internazionali, la presente ricerca intende, innanzitutto, rilevare le criticità dell’attuale quadro normativo nell’ottica della semplificazione e dell’armonizzazione delle tutele, per poi soffermarsi sull’individuazione di strumenti sostenibili di solidarietà generazionale, con particolare attenzione sia alla ricerca in chiave comparata sia al ruolo delle parti sociali. Come dimostrano alcuni accordi recentemente siglati, la gestione del ricambio generazionale a livello aziendale rappresenta la nuova frontiera della contrattazione collettiva, il campo in cui non solo le organizzazioni sindacali sono chiamate a recuperare vis attractiva in una fase storica a basso tasso di sindacalizzazione, ma anche gli imprenditori possono affrontare la sfida della crisi attraverso un’equilibrata programmazione e l’investimento nelle risorse umane.

Menzione particolare di merito per la tesi di dottorato nell’ambito del Premio “Antonino Pusateri” bandito dal Centro nazionale di Studi di Diritto del Lavoro “Domenico Napoletano” / Russo, Marianna. - (2016).

Menzione particolare di merito per la tesi di dottorato nell’ambito del Premio “Antonino Pusateri” bandito dal Centro nazionale di Studi di Diritto del Lavoro “Domenico Napoletano”

RUSSO, MARIANNA
2016

Abstract

L’invecchiamento demografico è una delle sfide più impegnative per l’Unione Europea nell’ultimo decennio: si tratta di un fenomeno sociale che condiziona in modo significativo non solo il mercato del lavoro e il sistema di welfare, ma anche gli stessi modelli organizzativi dell’impresa. Come adattare il sistema occupazionale a tale trasformazione del tessuto sociale? In Italia le c.d. politiche di active ageing, fortemente promosse dalla Commissione Europea, stanno ancora muovendo i primi passi: l’approccio antidiscriminatorio per ragioni anagrafiche non è ancora adeguatamente sostenuto dall’introduzione di misure “positive” e di interventi mirati ad una maggiore qualità della vita lavorativa degli “anziani”. È, inoltre, necessario interrogarsi sulle conseguenze del prolungamento del rapporto di lavoro degli insiders – incentivato fino a settant’anni a norma dell’art. 24, comma 4, della riforma pensionistica Monti-Fornero – nei confronti delle aspettative dei giovani alla ricerca di occupazione: in che modo realizzare il contemperamento tra tutele individuali ed esigenze di ricambio generazionale? Il tema, di grandissima attualità e onnipresente nell’informazione mediatica, risulta ancora poco esplorato a livello scientifico. Eppure, la questione offre variegati profili d’indagine, di cui alcuni al centro di un vivace dibattito giurisprudenziale culminato nella pronuncia a sezioni unite della Corte di Cassazione n. 17589 del 4 settembre 2015, altri oggetto di recentissimi interventi normativi, tra cui l’art. 41 D. Lgs. n. 148/2015 sui contratti di solidarietà espansiva e le misure incentivanti all’esodo introdotte dai commi 281 e 284 dell’art. 1 della Legge di stabilità 2016. Sulla base dell’analisi della stratificata normativa in materia, della copiosa giurisprudenza e degli autorevoli contributi dottrinali italiani e internazionali, la presente ricerca intende, innanzitutto, rilevare le criticità dell’attuale quadro normativo nell’ottica della semplificazione e dell’armonizzazione delle tutele, per poi soffermarsi sull’individuazione di strumenti sostenibili di solidarietà generazionale, con particolare attenzione sia alla ricerca in chiave comparata sia al ruolo delle parti sociali. Come dimostrano alcuni accordi recentemente siglati, la gestione del ricambio generazionale a livello aziendale rappresenta la nuova frontiera della contrattazione collettiva, il campo in cui non solo le organizzazioni sindacali sono chiamate a recuperare vis attractiva in una fase storica a basso tasso di sindacalizzazione, ma anche gli imprenditori possono affrontare la sfida della crisi attraverso un’equilibrata programmazione e l’investimento nelle risorse umane.
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