In questo saggio ci si pone il problema di un’etica della forma nell’epoca del controllo tecnico. Si tratta innanzitutto nel verificare se le nostre protesi tecniche, l’«ambiente associato» (Gilbert Simondon) o il mondo-ambiente tecnologicamente innervato con cui abbiamo a che fare favorisca una percezione del mondo (e delle relazioni sociali) in tutta la sua complessità, o se invece la inibisca. Se favorisca, dunque, o inibisca i processi di elaborazione e comprensione (la vita, la dimensione del sentire, la riflessione, le relazioni, la deliberazione) dal suo interno, o se invece ci condanni a una pulsionalità «ipomediale» o a un sensazionalismo «ipermediale». Vale a dire, rispettivamente, a mettere in scena frammenti di vita e spinte pulsionali non-mediate e incontrollate (la rete ne è piena), o invece caleidoscopi di immagini sensazionali, ipercontrollate e tendenzialmente manipolatorie, ma del tutto indifferenti a ogni riconfigurazione critica del nostro sentire e pensare, a ogni possibilità di elaborazione sensata o di consapevolezza etica. O, in una parola, a ogni etica della forma.
Sull'opera d'arte nell'epoca del controllo tecnico / Velotti, Stefano. - STAMPA. - 1(2016), pp. 35-44.
Sull'opera d'arte nell'epoca del controllo tecnico
VELOTTI, Stefano
2016
Abstract
In questo saggio ci si pone il problema di un’etica della forma nell’epoca del controllo tecnico. Si tratta innanzitutto nel verificare se le nostre protesi tecniche, l’«ambiente associato» (Gilbert Simondon) o il mondo-ambiente tecnologicamente innervato con cui abbiamo a che fare favorisca una percezione del mondo (e delle relazioni sociali) in tutta la sua complessità, o se invece la inibisca. Se favorisca, dunque, o inibisca i processi di elaborazione e comprensione (la vita, la dimensione del sentire, la riflessione, le relazioni, la deliberazione) dal suo interno, o se invece ci condanni a una pulsionalità «ipomediale» o a un sensazionalismo «ipermediale». Vale a dire, rispettivamente, a mettere in scena frammenti di vita e spinte pulsionali non-mediate e incontrollate (la rete ne è piena), o invece caleidoscopi di immagini sensazionali, ipercontrollate e tendenzialmente manipolatorie, ma del tutto indifferenti a ogni riconfigurazione critica del nostro sentire e pensare, a ogni possibilità di elaborazione sensata o di consapevolezza etica. O, in una parola, a ogni etica della forma.File | Dimensione | Formato | |
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