Il cardinale oratoriano Cesare Baronio fu un committente artistico attento e puntuale specialmente nella redazione delle iconografie fatte dipingere tra il 1597 e il 1600 nella sua chiesa titolare dei Ss. Nereo e Achilleo in Roma. Il saggio analizza le tredici scene dedicate al martirio degli apostoli, ponendole a confronto con le coeve raffigurazioni dello stesso tema: la serie di incisioni di A. Tempesta e il ciclo di affreschi del chiostro fiorentino di San Pierino, coordinato da B. Poccetti. Da queste analisi e raffronti emergere la prudenza con cui Baronio utilizza le fonti storiche e agiografiche, il suo atteggiamento critico verso la Legenda Aurea e l’applicazione degli studi contenuti negli Annales Ecclesiastici e nei commenti al Martyrologium Romanum, da lui redatti anche in risposta ai Riformati. Tra le iconografie esaminate nel dettaglio compare, in primo luogo, la Crocifissione di san Pietro che nell’affresco baroniano perde l’evocazione delle due “piramidi”: la “Meta Romuli” e il “Terebinthus Neronis”, che ricorre nelle rappresentazioni medievali anche per indicarne la collocazione nell’area vaticana. Lo storico oratoriano, pur essendosi pronunciato negli Annales a favore della tradizione che poneva il martirio di Pietro sul Gianicolo, fece eliminare ogni riferimento topografico probabilmente per non ingenerare confusione o discussioni. Nel prendere in esame la Crocifissione di sant’Andrea, Zuccari nota l’utilizzo della croce “decussata”, cioè a forma di “X”, invece di quella “immissa” (che nel corso del Seicento scompare del tutto in area occidentale), citando sia le fonti antiche sia quelle coeve e arrivando a dimostrare che nell’adozione della croce decussata Baronio fece prevalere gli intenti didattici-devozionali su quelli puramente filologici. Sebbene il ciclo di affreschi dei Ss. Nereo e Achilleo sia di qualità piuttosto modesta, da un punto di vista iconografico e iconologico rappresenta invece un importante esempio di revisione delle iconografie religiose messa in atto da uno dei maggiori esponenti della storiografia ecclesiastica di quel tempo, che attinenza con alcuni soggetti dipinti dal Caravaggio e da altri artisti coevi.
Baronio e l’iconografia del martirio / Zuccari, Alessandro. - STAMPA. - 29(2012), pp. 445-501.
Baronio e l’iconografia del martirio
ZUCCARI, Alessandro
2012
Abstract
Il cardinale oratoriano Cesare Baronio fu un committente artistico attento e puntuale specialmente nella redazione delle iconografie fatte dipingere tra il 1597 e il 1600 nella sua chiesa titolare dei Ss. Nereo e Achilleo in Roma. Il saggio analizza le tredici scene dedicate al martirio degli apostoli, ponendole a confronto con le coeve raffigurazioni dello stesso tema: la serie di incisioni di A. Tempesta e il ciclo di affreschi del chiostro fiorentino di San Pierino, coordinato da B. Poccetti. Da queste analisi e raffronti emergere la prudenza con cui Baronio utilizza le fonti storiche e agiografiche, il suo atteggiamento critico verso la Legenda Aurea e l’applicazione degli studi contenuti negli Annales Ecclesiastici e nei commenti al Martyrologium Romanum, da lui redatti anche in risposta ai Riformati. Tra le iconografie esaminate nel dettaglio compare, in primo luogo, la Crocifissione di san Pietro che nell’affresco baroniano perde l’evocazione delle due “piramidi”: la “Meta Romuli” e il “Terebinthus Neronis”, che ricorre nelle rappresentazioni medievali anche per indicarne la collocazione nell’area vaticana. Lo storico oratoriano, pur essendosi pronunciato negli Annales a favore della tradizione che poneva il martirio di Pietro sul Gianicolo, fece eliminare ogni riferimento topografico probabilmente per non ingenerare confusione o discussioni. Nel prendere in esame la Crocifissione di sant’Andrea, Zuccari nota l’utilizzo della croce “decussata”, cioè a forma di “X”, invece di quella “immissa” (che nel corso del Seicento scompare del tutto in area occidentale), citando sia le fonti antiche sia quelle coeve e arrivando a dimostrare che nell’adozione della croce decussata Baronio fece prevalere gli intenti didattici-devozionali su quelli puramente filologici. Sebbene il ciclo di affreschi dei Ss. Nereo e Achilleo sia di qualità piuttosto modesta, da un punto di vista iconografico e iconologico rappresenta invece un importante esempio di revisione delle iconografie religiose messa in atto da uno dei maggiori esponenti della storiografia ecclesiastica di quel tempo, che attinenza con alcuni soggetti dipinti dal Caravaggio e da altri artisti coevi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.