Durante il XVI secolo l'architettura francese conosce un immenso rinnovamento culturale, certamente influenzato dall'incontro con le esperienze rinascimentali italiane. Lo studio si concentra sul ruolo giocato in questo contesto dai cardinali francesi, uomini strettamente legati alla corona ma anche in continuo contatto con la corte pontificia, chiedendosi se grazie al loro status e ai loro imponenti mezzi finanziari essi abbiano contribuito in modo particolare alla trasmissione di modelli formali, funzionali e cerimoniali italiani nell'architettura francese, qui ricollocata nel contesto più ampio delle altre manifestazioni artistiche e culturali e delle condizioni politiche e diplomatiche che caratterizzano il periodo compreso tra la spedizione italiana di Carlo VIII e l'inizio delle guerre di religione. Ci si sofferma sulle modalità con cui il Rinascimento italiano si diffonde nella cultura francese, sul rapporto tra ‘centro’ e ‘periferia’, su quanto il Rinascimento francese possa essere considerato il riflesso dell'esperienza italiana e quanto esso assuma invece un ruolo propositivo autonomo e complementare rispetto ai modelli italiani, ma anche sulla possibile esistenza di un movimento inverso di modelli francesi esportati in Italia e in particolare a Roma grazie alla presenza dei cardinali d’oltralpe. Altro nodo importante riguarda la ‘bipolarità’ insita nella figura del cardinale, legato a Roma e al modello di magnificentia che esso incarna dalla fine del XV secolo, ma appartenente alla corte francese, dove l’architettura risponde a canoni di autorappresentazione molto legati al cerimoniale e alla gerarchia feudale: accanto all’indagine sul ruolo propulsivo che in cardinali francesi hanno giocato o meno in patria, ci si interroga su quanto la loro committenza abbia puntato a costruire anche in Francia l'immagine del principe della corte pontificia ovvero abbia privilegiato quella di importanti esponenti della corte francese. Poiché non tutti i cardinali attivi tra il 1494 e il 1560 hanno mostrato lo stesso interesse per l'architettura, solo 13 dei cardinali creati in questo lasso di tempo sono stati oggetto di uno studio monografico, mentre gli altri sono citati nel testo quando necessario, con i dovuti riferimenti bio-bibliografici. Lo stesso dicasi per le opere architettoniche, per le quali sono state redatte 34 brevi monografie riferite agli edifici centrali nel nostro discorso, che si articola in due sezioni e 11 capitoli, dedicati: alla sfera politica e diplomatica nell’azione dei cardinali considerati; all’uso dell’architettura come strategia politica; all’analisi distributiva e funzionale degli edifici commissionati; al rapporto con l’antichità; al ricorso sempre più sistematico agli architetti e agli artisti, nonché a sei casi studio che approfondiscono le tematiche trattate nei primi 5 capitoli. Ne esce un quadro in cui il delicato equilibrio tra ‘venustas’ e ‘utilitas’ e la necessità di ostentare il proprio status e la propria appartenenza, ma anche di appropriarsi delle soluzioni più alla moda o più ricercate, collocano i cardinali francesi tra i maggiori promotori del rinnovamento artistico e architettonico del tempo. Tuttavia non tutti agiscono nello stesso modo e con gli stessi obiettivi, mostrando che, se un ‘reseau’ cardinalizio può essere rintracciato, per alcuni casi e determinati ambiti, questo non riguarda indiscriminatamente l'insieme della committenza né la totalità dei principi della chiesa francesi del primo Cinquecento.
Hommes du roi et princes de l'Église romaine. Les cardinaux français et l'art italien (1495-1560) / Bardati, Flaminia. - STAMPA. - 506:(2015), pp. 1-447.
Hommes du roi et princes de l'Église romaine. Les cardinaux français et l'art italien (1495-1560)
BARDATI, Flaminia
2015
Abstract
Durante il XVI secolo l'architettura francese conosce un immenso rinnovamento culturale, certamente influenzato dall'incontro con le esperienze rinascimentali italiane. Lo studio si concentra sul ruolo giocato in questo contesto dai cardinali francesi, uomini strettamente legati alla corona ma anche in continuo contatto con la corte pontificia, chiedendosi se grazie al loro status e ai loro imponenti mezzi finanziari essi abbiano contribuito in modo particolare alla trasmissione di modelli formali, funzionali e cerimoniali italiani nell'architettura francese, qui ricollocata nel contesto più ampio delle altre manifestazioni artistiche e culturali e delle condizioni politiche e diplomatiche che caratterizzano il periodo compreso tra la spedizione italiana di Carlo VIII e l'inizio delle guerre di religione. Ci si sofferma sulle modalità con cui il Rinascimento italiano si diffonde nella cultura francese, sul rapporto tra ‘centro’ e ‘periferia’, su quanto il Rinascimento francese possa essere considerato il riflesso dell'esperienza italiana e quanto esso assuma invece un ruolo propositivo autonomo e complementare rispetto ai modelli italiani, ma anche sulla possibile esistenza di un movimento inverso di modelli francesi esportati in Italia e in particolare a Roma grazie alla presenza dei cardinali d’oltralpe. Altro nodo importante riguarda la ‘bipolarità’ insita nella figura del cardinale, legato a Roma e al modello di magnificentia che esso incarna dalla fine del XV secolo, ma appartenente alla corte francese, dove l’architettura risponde a canoni di autorappresentazione molto legati al cerimoniale e alla gerarchia feudale: accanto all’indagine sul ruolo propulsivo che in cardinali francesi hanno giocato o meno in patria, ci si interroga su quanto la loro committenza abbia puntato a costruire anche in Francia l'immagine del principe della corte pontificia ovvero abbia privilegiato quella di importanti esponenti della corte francese. Poiché non tutti i cardinali attivi tra il 1494 e il 1560 hanno mostrato lo stesso interesse per l'architettura, solo 13 dei cardinali creati in questo lasso di tempo sono stati oggetto di uno studio monografico, mentre gli altri sono citati nel testo quando necessario, con i dovuti riferimenti bio-bibliografici. Lo stesso dicasi per le opere architettoniche, per le quali sono state redatte 34 brevi monografie riferite agli edifici centrali nel nostro discorso, che si articola in due sezioni e 11 capitoli, dedicati: alla sfera politica e diplomatica nell’azione dei cardinali considerati; all’uso dell’architettura come strategia politica; all’analisi distributiva e funzionale degli edifici commissionati; al rapporto con l’antichità; al ricorso sempre più sistematico agli architetti e agli artisti, nonché a sei casi studio che approfondiscono le tematiche trattate nei primi 5 capitoli. Ne esce un quadro in cui il delicato equilibrio tra ‘venustas’ e ‘utilitas’ e la necessità di ostentare il proprio status e la propria appartenenza, ma anche di appropriarsi delle soluzioni più alla moda o più ricercate, collocano i cardinali francesi tra i maggiori promotori del rinnovamento artistico e architettonico del tempo. Tuttavia non tutti agiscono nello stesso modo e con gli stessi obiettivi, mostrando che, se un ‘reseau’ cardinalizio può essere rintracciato, per alcuni casi e determinati ambiti, questo non riguarda indiscriminatamente l'insieme della committenza né la totalità dei principi della chiesa francesi del primo Cinquecento.File | Dimensione | Formato | |
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