I due scaloni monumentali di palazzo Barberini rappresentano uno dei temi più divulgati del barocco romano, a partire dalla loro realizzazione. Appena compiuti assurgono a modelli da rappresentare e additare agli architetti giovani come ottimi esempi di buona progettazione e realizzazione esecutiva. L’autrice ne discute l’autografia e la tipologia osservando che: lo scalone ovale costituisce fondamentalmente una copia di quello del Mascherino al Quirinale compresa la soluzione prospettica della balaustrata terminale che si riteneva invenzione barocca; che anche per lo scalone quadrato si possono ritrovare precedenti nell’opera mascariniana (Palazzo dei Petrignani di Amelia al Monte di Pietà); che per lo scalone quadrato vennero accolti spunti dagli scaloni del palazzo del Lussemburgo di Maria de Medici, della Pilotta a Parma; che se per la decorazione dello scalone quadrato fu, come dicono certe fonti, impegnato Bernardino Radi, il complesso linguaggio dell’opera che si dilata e si contrae dal sintetista al barocco riconduce al Bernini.
I due scaloni d’onore di Palazzo Barberini: tradizione, innovazione e fortuna / Tabarrini, Marisa. - STAMPA. - 1(2014), pp. 402-411.
I due scaloni d’onore di Palazzo Barberini: tradizione, innovazione e fortuna
TABARRINI, Marisa
2014
Abstract
I due scaloni monumentali di palazzo Barberini rappresentano uno dei temi più divulgati del barocco romano, a partire dalla loro realizzazione. Appena compiuti assurgono a modelli da rappresentare e additare agli architetti giovani come ottimi esempi di buona progettazione e realizzazione esecutiva. L’autrice ne discute l’autografia e la tipologia osservando che: lo scalone ovale costituisce fondamentalmente una copia di quello del Mascherino al Quirinale compresa la soluzione prospettica della balaustrata terminale che si riteneva invenzione barocca; che anche per lo scalone quadrato si possono ritrovare precedenti nell’opera mascariniana (Palazzo dei Petrignani di Amelia al Monte di Pietà); che per lo scalone quadrato vennero accolti spunti dagli scaloni del palazzo del Lussemburgo di Maria de Medici, della Pilotta a Parma; che se per la decorazione dello scalone quadrato fu, come dicono certe fonti, impegnato Bernardino Radi, il complesso linguaggio dell’opera che si dilata e si contrae dal sintetista al barocco riconduce al Bernini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.