Nel variegato panorama di contesti disciplinari nel quale il Landscape Urbanism ha sviluppato la propria identità multiforme, esiste chi, come Ciro Najle, ne ha fatto emergere i principi metodologici validi per elaborare una teoria architettonica per progetti di sistemi complessi, a prescindere dal proprio registro scalare. Tale teoria, come si tenta qui di dimostrare, ha radici lontane e trova in Koolhaas uno dei padri fondatori. Ma è la generazione di architetti formatisi negli anni ’90 che ne determina i connotati più autentici, ristabilendo quella continuità tra forma e strategia, tra forma e tecnica, tra forma e produzione che fin dai tempi del Bauhaus ha definito un approccio pedagogico e sociale all’architettura, e ha delineato un “comportamento disciplinante” dell’architetto chiamato a introdurre lo statuto figurativo e formale nel disegno e nell’attuazione di infrastrutture per il territorio. I progetti mostrati nel libro – alcuni appartenenti al repertorio di ricerche svolte in ambito accademico dall'autrice - raccontano una sintesi tra architettura e paesaggio che travalicando la tradizionale suddivisione disciplinare in ambiti scalari e tipologici, trovano la propria coerenza non solo nelle premesse scientifiche e ideologiche attribuite a tale metodo ma anche nell’adozione di strumenti operativi e nello sviluppo di tecniche formali – come diagrammi e mapping generativi - che rendono la complessità contemporaneamente il dispositivo e l’oggetto della ricerca.
Transcalarità e adattabilità nel Landscape Urbanism / PADOA SCHIOPPA, Caterina. - STAMPA. - (2010).
Transcalarità e adattabilità nel Landscape Urbanism
PADOA SCHIOPPA, CATERINA
2010
Abstract
Nel variegato panorama di contesti disciplinari nel quale il Landscape Urbanism ha sviluppato la propria identità multiforme, esiste chi, come Ciro Najle, ne ha fatto emergere i principi metodologici validi per elaborare una teoria architettonica per progetti di sistemi complessi, a prescindere dal proprio registro scalare. Tale teoria, come si tenta qui di dimostrare, ha radici lontane e trova in Koolhaas uno dei padri fondatori. Ma è la generazione di architetti formatisi negli anni ’90 che ne determina i connotati più autentici, ristabilendo quella continuità tra forma e strategia, tra forma e tecnica, tra forma e produzione che fin dai tempi del Bauhaus ha definito un approccio pedagogico e sociale all’architettura, e ha delineato un “comportamento disciplinante” dell’architetto chiamato a introdurre lo statuto figurativo e formale nel disegno e nell’attuazione di infrastrutture per il territorio. I progetti mostrati nel libro – alcuni appartenenti al repertorio di ricerche svolte in ambito accademico dall'autrice - raccontano una sintesi tra architettura e paesaggio che travalicando la tradizionale suddivisione disciplinare in ambiti scalari e tipologici, trovano la propria coerenza non solo nelle premesse scientifiche e ideologiche attribuite a tale metodo ma anche nell’adozione di strumenti operativi e nello sviluppo di tecniche formali – come diagrammi e mapping generativi - che rendono la complessità contemporaneamente il dispositivo e l’oggetto della ricerca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.