An abandoned and abandoned building is never just a "abandoned and abandoned" physical relic; it is always on the visual horizon, but also on the relational and empathic one of an urban context and of the community that inhabits it. Just as an "urban void" is never really "empty". It is generally full of informal uses and intense relationships with the surrounding territories. The territories are continuously crossed by practices of use of the city (Crosta, 2010) and, with an increasing intensity, by processes of appropriation and re-appropriation of the places. Contemporary cities seem to be traversed by new movements and initiatives that in a self-organized form use, equip, manage, reuse different parts of the urban context (in many cases the "scraps" or margins of the city), often re-immorting them in the "life cycle" "Of the city: abandoned buildings, abandoned areas, green areas, agricultural areas, public spaces. These are very different experiences, linked to spaces and social actors carrying different imaginings: from the use of unused spaces to shared gardens-gardens, from new occupations to the recovery by committees and local associations of buildings (even historians) to make them usable to their local context, self-construction and self-management of green spaces equipped for the construction of small settlement settlements in flood plains, and so on. The experience of working in the field shows us how the design processes are complex processes of social interaction that develop over time and involve many different social subjects and where, above all the inhabitants, they move in the sphere of action, of direct transformation.

Un edificio abbandonato e dismesso non è mai solo un relitto fisico “abbandonato e dismesso”; esso è sempre sull’orizzonte visuale, ma anche su quello relazionale ed empatico di un contesto urbano e della collettività che lo abita. Così come un “vuoto urbano” non è mai veramente “vuoto”. E’ generalmente denso di usi informali e di relazioni intense con i territori circostanti. I territori sono continuamente attraversati da pratiche di uso della città (Crosta, 2010) e, con un’intensità crescente, da processi di appropriazione e riappropriazione dei luoghi. Le città contemporanee sembrano essere attraversate da nuovi movimenti e iniziative che in forma autorganizzata usano, attrezzano, gestiscono, riutilizzano parti diverse del contesto urbano (in molti casi gli “scarti” o i margini della città), spesso re-immettendoli nel “ciclo di vita” della città : edifici dismessi, aree abbandonate, aree verdi, aree agricole, spazi pubblici. Si tratta di esperienze molto diverse tra loro, legate a spazi e attori sociali portatori di differenti immaginari: dagli usi a scopo abitativo di spazi inutilizzati agli orti-giardini condivisi, dalle nuove occupazioni al recupero da parte di comitati e associazioni locali di edifici (anche storici) per renderli fruibili al proprio contesto locale, dall’autocostruzione e autogestione di spazi verdi attrezzati alla realizzazione di piccoli agglomerati insediativi in aree golenali, e così di seguito. L’esperienza di lavoro sul campo ci mostra come i processi di progettazione siano complessi processi di interazione sociale che si sviluppano nel tempo e coinvolgono molti soggetti sociali diversi e dove, soprattutto gli abitanti, si muovono nella sfera dell’azione, della trasformazione diretta.

Forza e progettualità delle pratiche di riappropriazione dei luoghi / Cellamare, Carlo. - STAMPA. - 21(2016), pp. 147-157.

Forza e progettualità delle pratiche di riappropriazione dei luoghi

CELLAMARE, Carlo
2016

Abstract

An abandoned and abandoned building is never just a "abandoned and abandoned" physical relic; it is always on the visual horizon, but also on the relational and empathic one of an urban context and of the community that inhabits it. Just as an "urban void" is never really "empty". It is generally full of informal uses and intense relationships with the surrounding territories. The territories are continuously crossed by practices of use of the city (Crosta, 2010) and, with an increasing intensity, by processes of appropriation and re-appropriation of the places. Contemporary cities seem to be traversed by new movements and initiatives that in a self-organized form use, equip, manage, reuse different parts of the urban context (in many cases the "scraps" or margins of the city), often re-immorting them in the "life cycle" "Of the city: abandoned buildings, abandoned areas, green areas, agricultural areas, public spaces. These are very different experiences, linked to spaces and social actors carrying different imaginings: from the use of unused spaces to shared gardens-gardens, from new occupations to the recovery by committees and local associations of buildings (even historians) to make them usable to their local context, self-construction and self-management of green spaces equipped for the construction of small settlement settlements in flood plains, and so on. The experience of working in the field shows us how the design processes are complex processes of social interaction that develop over time and involve many different social subjects and where, above all the inhabitants, they move in the sphere of action, of direct transformation.
2016
Scheletri. Riciclo di strutture incompiute
9788854891074
Un edificio abbandonato e dismesso non è mai solo un relitto fisico “abbandonato e dismesso”; esso è sempre sull’orizzonte visuale, ma anche su quello relazionale ed empatico di un contesto urbano e della collettività che lo abita. Così come un “vuoto urbano” non è mai veramente “vuoto”. E’ generalmente denso di usi informali e di relazioni intense con i territori circostanti. I territori sono continuamente attraversati da pratiche di uso della città (Crosta, 2010) e, con un’intensità crescente, da processi di appropriazione e riappropriazione dei luoghi. Le città contemporanee sembrano essere attraversate da nuovi movimenti e iniziative che in forma autorganizzata usano, attrezzano, gestiscono, riutilizzano parti diverse del contesto urbano (in molti casi gli “scarti” o i margini della città), spesso re-immettendoli nel “ciclo di vita” della città : edifici dismessi, aree abbandonate, aree verdi, aree agricole, spazi pubblici. Si tratta di esperienze molto diverse tra loro, legate a spazi e attori sociali portatori di differenti immaginari: dagli usi a scopo abitativo di spazi inutilizzati agli orti-giardini condivisi, dalle nuove occupazioni al recupero da parte di comitati e associazioni locali di edifici (anche storici) per renderli fruibili al proprio contesto locale, dall’autocostruzione e autogestione di spazi verdi attrezzati alla realizzazione di piccoli agglomerati insediativi in aree golenali, e così di seguito. L’esperienza di lavoro sul campo ci mostra come i processi di progettazione siano complessi processi di interazione sociale che si sviluppano nel tempo e coinvolgono molti soggetti sociali diversi e dove, soprattutto gli abitanti, si muovono nella sfera dell’azione, della trasformazione diretta.
city; progetto; project; riappropriazione; reappropriation; processo sociale; interazione
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Forza e progettualità delle pratiche di riappropriazione dei luoghi / Cellamare, Carlo. - STAMPA. - 21(2016), pp. 147-157.
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