Spazi d’artificio si occupa della quarta dimensione della città, ovvero di uno spazio cangiante per sua natura soggetto a ordini di lettura contraddittori e mutevoli rispetto all’epoca che attraversa. Il testo raccoglie voci provenienti da esperienze e ambiti culturali differenti, aprendo un dibattito interdisciplinare sui temi della città e, più in generale, del suo vivere. Dalla crisi del 2008 la lentezza del fare architettonico, rispetto alla rapidità dei processi che segnano la contemporaneità, individua spazi d’incertezza fisici e concettuali, mettendo in dubbio i principi e le convinzioni che hanno guidato la modernità fino a noi. Di fronte ad una disciplina che per attitudine predilige la permanenza, tempo e azione rappresentano gli elementi cardine attraverso cui sezionare e riciclare la città, ma anche lo sfondo di senso su cui riposizionare il progetto, pensando dispositivi spaziali pronti anche a spegnersi al volgere delle necessità o degli umori dei propri abitanti. Da qui l’esigenza di incontrarsi superando il limite della disciplina e tentando di aprire, attraverso la via del confronto, possibili orizzonti operativi, pratici quanto teorici. Come un fuoco artificiale può trasformare il quotidiano in meraviglioso, così l’architettura, anche attraverso materiali fragili ed effimeri, può inaspettatamente modificare significati e immagini ordinari dello spazio urbano. Spazi d’artificio sono dunque luoghi e architetture d’eccezione, punti di incontro tra esperienze dell’arte, della cultura e dell’economia capaci di prefigurare futuri possibili sullo sfondo durevole della città.
Spazi d'Artificio. Dialoghi sulla città temporanea / Reale, Luca; Fava, Federica; LOPEZ CANO, Juan. - STAMPA. - (2016), pp. 1-196.
Spazi d'Artificio. Dialoghi sulla città temporanea
REALE, Luca;FAVA, FEDERICA;LOPEZ CANO, Juan
2016
Abstract
Spazi d’artificio si occupa della quarta dimensione della città, ovvero di uno spazio cangiante per sua natura soggetto a ordini di lettura contraddittori e mutevoli rispetto all’epoca che attraversa. Il testo raccoglie voci provenienti da esperienze e ambiti culturali differenti, aprendo un dibattito interdisciplinare sui temi della città e, più in generale, del suo vivere. Dalla crisi del 2008 la lentezza del fare architettonico, rispetto alla rapidità dei processi che segnano la contemporaneità, individua spazi d’incertezza fisici e concettuali, mettendo in dubbio i principi e le convinzioni che hanno guidato la modernità fino a noi. Di fronte ad una disciplina che per attitudine predilige la permanenza, tempo e azione rappresentano gli elementi cardine attraverso cui sezionare e riciclare la città, ma anche lo sfondo di senso su cui riposizionare il progetto, pensando dispositivi spaziali pronti anche a spegnersi al volgere delle necessità o degli umori dei propri abitanti. Da qui l’esigenza di incontrarsi superando il limite della disciplina e tentando di aprire, attraverso la via del confronto, possibili orizzonti operativi, pratici quanto teorici. Come un fuoco artificiale può trasformare il quotidiano in meraviglioso, così l’architettura, anche attraverso materiali fragili ed effimeri, può inaspettatamente modificare significati e immagini ordinari dello spazio urbano. Spazi d’artificio sono dunque luoghi e architetture d’eccezione, punti di incontro tra esperienze dell’arte, della cultura e dell’economia capaci di prefigurare futuri possibili sullo sfondo durevole della città.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.