Il lavoro si propone di rileggere il divieto di patti successorî, allo scopo di verificare quale estensione debba assumere, oggi, questa proibizione e quale importanza abbia nel sistema successorio. Tracciando il cammino percorso dalla dottrina e dalla giurisprudenza, non senza verificare il loro reciproco influenzarsi e l’importanza che la riflessione su questo tema ha avuto, storicamente, sulla ricostruzione del diritto ereditario, l’analisi del divieto s’interseca con la teoria dell’atto di ultima volontà e con il valore del testamento. Dalla consapevolezza che il testamento è, oggi, l’atto con il quale un soggetto regola tutti i proprî interessi post mortem - patrimoniali e no, senza che possa avere rilievo, se non a fini descrittivi, la distinzione tra disposizioni tipiche e atipiche - e dalla costatazione che la teoria dell’atto di ultima volontà andrebbe ripensata, allo scopo di poterne cogliere le straordinarie potenzialità, si argomenta la conclusione che il divieto di patti successorî proibisce, soltanto, l’atto tra vivi di disposizione della delazione. Con la conseguenza che non ricadono nel divieto, né gli atti tra vivi relativi alla regolamentazione post mortem delle situazioni esistenziali, né gli atti tra vivi che non incidono, immediatamente e direttamente, sulla delazione e, tra essi, la rinunzia preventiva all’azione di riduzione e la rinunzia preventiva all’azione di restituzione. La prima è, comunque, vietata in ragione di una precisa norma di legge, la seconda è, invece, da considerare, anche alla luce di una valutazione strutturale e funzionale, ammissibile e valida. In questa prospettiva, la vitalità del diritto delle successioni e la sua capacità di realizzare le esigenze della contemporaneità non chiede di meditare il declino del divieto di patti successorî, bensì di saper cogliere le potenzialità dell’atto di ultima volontà. In questa prospettiva, viene letto anche il Regolamento europeo n. 650, in particolare, provando a offrire un contributo sui concetti di ordine pubblico interno e internazionale e ribadendo che la valutazione di ammissibilità di una legge straniera che preveda la validità e l’efficacia di un patto successorio impone una valutazione specifica, che sia capace di bilanciare i princípî in concorso e individuare l’ordinamento del caso concreto coerente e conforme al nostro sistema ordinamentale.

I patti successori e il divieto di disposizione della delazione. Tra storia e funzioni / Barba, Vincenzo. - STAMPA. - (2015), pp. 1-232.

I patti successori e il divieto di disposizione della delazione. Tra storia e funzioni

BARBA, Vincenzo
2015

Abstract

Il lavoro si propone di rileggere il divieto di patti successorî, allo scopo di verificare quale estensione debba assumere, oggi, questa proibizione e quale importanza abbia nel sistema successorio. Tracciando il cammino percorso dalla dottrina e dalla giurisprudenza, non senza verificare il loro reciproco influenzarsi e l’importanza che la riflessione su questo tema ha avuto, storicamente, sulla ricostruzione del diritto ereditario, l’analisi del divieto s’interseca con la teoria dell’atto di ultima volontà e con il valore del testamento. Dalla consapevolezza che il testamento è, oggi, l’atto con il quale un soggetto regola tutti i proprî interessi post mortem - patrimoniali e no, senza che possa avere rilievo, se non a fini descrittivi, la distinzione tra disposizioni tipiche e atipiche - e dalla costatazione che la teoria dell’atto di ultima volontà andrebbe ripensata, allo scopo di poterne cogliere le straordinarie potenzialità, si argomenta la conclusione che il divieto di patti successorî proibisce, soltanto, l’atto tra vivi di disposizione della delazione. Con la conseguenza che non ricadono nel divieto, né gli atti tra vivi relativi alla regolamentazione post mortem delle situazioni esistenziali, né gli atti tra vivi che non incidono, immediatamente e direttamente, sulla delazione e, tra essi, la rinunzia preventiva all’azione di riduzione e la rinunzia preventiva all’azione di restituzione. La prima è, comunque, vietata in ragione di una precisa norma di legge, la seconda è, invece, da considerare, anche alla luce di una valutazione strutturale e funzionale, ammissibile e valida. In questa prospettiva, la vitalità del diritto delle successioni e la sua capacità di realizzare le esigenze della contemporaneità non chiede di meditare il declino del divieto di patti successorî, bensì di saper cogliere le potenzialità dell’atto di ultima volontà. In questa prospettiva, viene letto anche il Regolamento europeo n. 650, in particolare, provando a offrire un contributo sui concetti di ordine pubblico interno e internazionale e ribadendo che la valutazione di ammissibilità di una legge straniera che preveda la validità e l’efficacia di un patto successorio impone una valutazione specifica, che sia capace di bilanciare i princípî in concorso e individuare l’ordinamento del caso concreto coerente e conforme al nostro sistema ordinamentale.
2015
9788849530926
patti successori; delazione; contratto; patto istitutivo; promessa di testare; atto dispositivo; atto rinunziativo
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
I patti successori e il divieto di disposizione della delazione. Tra storia e funzioni / Barba, Vincenzo. - STAMPA. - (2015), pp. 1-232.
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