La raffigurazione del volto di Cristo è un soggetto talmente diffuso e consolidato nella visione figurativa cristiana che ipotizzare un cristianesimo aniconico o addirittura contrario alle immagini sacre si configura come un’impresa innaturale. I dipinti a soggetto religioso sono pietre miliari della storia del cristianesimo, hanno affascinato e forgiato l’arte occidentale, risplendono come l’anima estetica delle chiese, sono diventati parte integrante del patrimonio cristiano. Il successo che l’arte sacra conobbe lungo i secoli affonda però le sue radici in un dibattito teologico, religioso, artistico, politico che ebbe una lunga, spesso critica, gestazione nei primi nove secoli della storia cristiana. In particolare l’Oriente bizantino, tra l’VIII e il IX secolo, fu protagonista di un accesso dibattito, di una vera e propria contestazione rispetto alla possibilità e plausibilità di raffigurare il volto di Cristo, vero Dio e vero uomo. Tale discussione, che scandagliò il problema cristologico in termini tanto acuti e profondi da rendere omaggio alla proverbiale finezza del ragionamento bizantino, rappresenta il cuore del problema della restituzione in forme e colori del volto del Logos incarnato. Con acribia e rigore critico, Emanuela Fogliadini ricostruisce l’evoluzione storica e teologica delle prese di posizioni successive sulla raffigurazione di Cristo e del sacro, motivando il passaggio da un cristianesimo inizialmente aniconico all’interpretazione di un Oriente cristiano in cui addirittura le immagini religiose furono investite nel secondo concilio di Nicea di un valore culturale e devozionale e di un’aura teologica e rivelativa che cambiò radicalmente il corso della storia dell’arte e della teologia cristiana e allontanò definitivamente sulla questione il mondo latino da quello bizantino. Il volume è attento a ricostruire e considerare in una prospettiva scientifica le ragioni degli opposti schieramenti, inquadrandoli in un universo storico, religioso, politico e geografico dai tratti complessi e affascianti, districandosi abilmente nel vortice di condanne e promozioni che si susseguirono nel corso della controversia iconoclasta, scandagliando i rapporti con l’aniconismo ebraico e islamico, per restituire la novità e la peculiarità della dottrina iconica del secondo concilio di Nicea. Questa, decretata quasi come un atto di coraggio sotto il fuoco di un iconoclasmo seducente e potente, conobbe un successo dai tratti strabilianti, in termini di durata e diffusione, che ancora oggi anima la liturgia, la teologia, la vita devozionale dell’Oriente e interroga l’Occidente cristiano che, pur abituato a un’intimità con una rappresentazione anche antropomorfa del sacro, cerca tra i tratti rarefatti delle icone un’eco del divino.

L’invenzione dell’immagine sacra. La legittimazione ecclesiale al secondo concilio di Nicea / Fogliadini, Emanuela. - (2015), pp. 1-344.

L’invenzione dell’immagine sacra. La legittimazione ecclesiale al secondo concilio di Nicea

FOGLIADINI, EMANUELA
2015

Abstract

La raffigurazione del volto di Cristo è un soggetto talmente diffuso e consolidato nella visione figurativa cristiana che ipotizzare un cristianesimo aniconico o addirittura contrario alle immagini sacre si configura come un’impresa innaturale. I dipinti a soggetto religioso sono pietre miliari della storia del cristianesimo, hanno affascinato e forgiato l’arte occidentale, risplendono come l’anima estetica delle chiese, sono diventati parte integrante del patrimonio cristiano. Il successo che l’arte sacra conobbe lungo i secoli affonda però le sue radici in un dibattito teologico, religioso, artistico, politico che ebbe una lunga, spesso critica, gestazione nei primi nove secoli della storia cristiana. In particolare l’Oriente bizantino, tra l’VIII e il IX secolo, fu protagonista di un accesso dibattito, di una vera e propria contestazione rispetto alla possibilità e plausibilità di raffigurare il volto di Cristo, vero Dio e vero uomo. Tale discussione, che scandagliò il problema cristologico in termini tanto acuti e profondi da rendere omaggio alla proverbiale finezza del ragionamento bizantino, rappresenta il cuore del problema della restituzione in forme e colori del volto del Logos incarnato. Con acribia e rigore critico, Emanuela Fogliadini ricostruisce l’evoluzione storica e teologica delle prese di posizioni successive sulla raffigurazione di Cristo e del sacro, motivando il passaggio da un cristianesimo inizialmente aniconico all’interpretazione di un Oriente cristiano in cui addirittura le immagini religiose furono investite nel secondo concilio di Nicea di un valore culturale e devozionale e di un’aura teologica e rivelativa che cambiò radicalmente il corso della storia dell’arte e della teologia cristiana e allontanò definitivamente sulla questione il mondo latino da quello bizantino. Il volume è attento a ricostruire e considerare in una prospettiva scientifica le ragioni degli opposti schieramenti, inquadrandoli in un universo storico, religioso, politico e geografico dai tratti complessi e affascianti, districandosi abilmente nel vortice di condanne e promozioni che si susseguirono nel corso della controversia iconoclasta, scandagliando i rapporti con l’aniconismo ebraico e islamico, per restituire la novità e la peculiarità della dottrina iconica del secondo concilio di Nicea. Questa, decretata quasi come un atto di coraggio sotto il fuoco di un iconoclasmo seducente e potente, conobbe un successo dai tratti strabilianti, in termini di durata e diffusione, che ancora oggi anima la liturgia, la teologia, la vita devozionale dell’Oriente e interroga l’Occidente cristiano che, pur abituato a un’intimità con una rappresentazione anche antropomorfa del sacro, cerca tra i tratti rarefatti delle icone un’eco del divino.
2015
9788816412941
Iconoclasmo bizantino, storia cristianesimo
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
L’invenzione dell’immagine sacra. La legittimazione ecclesiale al secondo concilio di Nicea / Fogliadini, Emanuela. - (2015), pp. 1-344.
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