La graduale chiusura degli ospedali psichiatrici, a seguito della legge 180/1978 (meglio nota come “legge Basaglia”) e della legge 833 sul SSN, che la ricomprende, e la progressiva introduzione del modello organizzativo del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) hanno fatto sì che il ricovero delle persone con disturbo psichiatrico acuto avvenisse all’interno di reparti ospedalieri, denominati Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC). In ambito medico-psichiatrico, la contenzione può essere definita come l’insieme di quei mezzi fisici-chimici-ambientali che si applicano coercitivamente al paziente allo scopo di limitare la sua capacità di movimento volontario (Rossi 2015). Esistono diversi tipi di contenzione, di solito utilizzati in maniera combinata, suddivisibili a loro volta, a seconda del mezzo adottato (meccanica, chimica, fisica). La presente indagine si concentrerà specificatamente sugli usi della contenzione meccanica nei SPDC, che consiste nel legare “polsi e caviglie” il paziente al letto ospedaliero con fettucce fissate chiuse da supporti metallici. Il presente progetto si pone in continuità con uno studio pilota interdisciplinare (diretto dal PI), incentrato sulla contenzione in psichiatria, nato dalla collaborazione tra il Dip. di Comunicazione e Ricerca Sociale e l’Associazione A Buon Diritto (Pres. Sen. Luigi Manconi). Il report (da ora ABD), di prossima pubblicazione a cura del PI, illustra gli elementi di pre-comprensione relativi al dibattito sociologico-politico-giuridico che si è venuto a creare intorno ai nodi della contenzione meccanica nei SPDC, adottando una prospettiva interpretativa multidisciplinare, con matrice fortemente sociologica. Per quanto l’indagine manterrà il proprio focus di attenzione sulla contenzione meccanica e, inevitabilmente, sul suo uso combinato con altre forme di contenzione (fisica, chimica e ambientale), non si ritiene possibile studiare le modalità del suo utilizzo nei SPDC, senza inquadrarle all’interno del sistema complessivo dei DSM, dei fattori strutturali-ambientali, organizzativi, culturali, relazionali e giuridici che rientrano nella gestione pubblica dei processi e dei servizi territoriali di diagnosi, sostegno e cura dei pazienti con patologie acute. Si tratta quindi di studiare come questa pratica si collochi in congiunzione con: a) le altre forme di contenzione; b) le altre misure coercitive, come il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO); c) la cultura organizzativa e il funzionamento complessivo dei SPDC; d) gli altri servizi territoriali che si occupano di Salute Mentale, come il Centro di Salute Mentale (CSM); e) le associazioni del non profit; f) la compagine politico-istituzionale che detiene il potere nella gestione dei fondi e nel costruire le rappresentazioni sociali della malattia mentale e dei pazienti psichiatrici nell’immaginario collettivo. L’ipotesi guida dell’indagine è infatti che l’uso improprio e indiscriminato in una parte dei SPDC italiani della contenzione meccanica (ma anche di quella farmacologica/chimica) sia da imputare a una serie di elementi disfunzionali di natura culturale e strutturale, che rendono gli operatori medici inabili a gestire l’impiego delle pratiche coercitive di contenzione come se fossero realmente risorse “estreme”, fino ad arrivare ad utilizzarle come strumenti punitivi o di gestione “ordinaria” della rabbia, dell’autolesionismo e dell’aggressività che comunemente si associano alle patologie psichiatriche. L’emergere di una forte problematicità di ordine deontologico, con conseguenze incisive anche a livello sociale, giuridico e medico-legale, si lega alla presenza, all’interno della comunità psichiatrica, di due paradigmi contrapposti, il cui confronto definisce i margini di legittimità degli strumenti di contenzione. Se esistono posizioni che assimilano la contenzione meccanica a una pratica (da utilizzare in stato di necessità), in assenza della quale si configurerebbe un rischio di abbandono di incapace (Cerasoli 2007), molto diffusa è la posizione alternativa che sostiene la illegittimità etica e giuridico-costituzionale di questo strumento, che ne nega la valenza medica o terapeutica e che considera il suo (ab)uso, come passibile di integrare il delitto di sequestro di persona e, secondo le circostanze, quello di violenza privata, di maltrattamenti (Grassi e Ramacciotti 2009; Dodaro 2011; Ferioli 2013, Del Giudice 2015, Rossi 2015). Alla luce dello stato dell’arte ricostruito e dei pesanti effetti psico-fisici antiterapeutici di breve e lungo termine della contenzione meccanica - unanimemente riconosciuti nella letteratura sperimentale - l’intento pragmatico finale è formalizzare, mediante un procedimento ciclico e scientificamente orientato dal progetto di ricerca complessivo, buone pratiche nei SPDC, alternative rispetto alla contenzione e strategie efficaci di comunicazione sociale indirizzate all’opinione pubblica e agli operatori del settore.

Contenere la contenzione in Italia. Primo rapporto sui diritti negati dalla pratica di legare i pazienti psichiatrici nei SPDC / Mauceri, Sergio. - ELETTRONICO. - (2017), pp. 1-264.

Contenere la contenzione in Italia. Primo rapporto sui diritti negati dalla pratica di legare i pazienti psichiatrici nei SPDC

MAUCERI, Sergio
2017

Abstract

La graduale chiusura degli ospedali psichiatrici, a seguito della legge 180/1978 (meglio nota come “legge Basaglia”) e della legge 833 sul SSN, che la ricomprende, e la progressiva introduzione del modello organizzativo del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) hanno fatto sì che il ricovero delle persone con disturbo psichiatrico acuto avvenisse all’interno di reparti ospedalieri, denominati Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC). In ambito medico-psichiatrico, la contenzione può essere definita come l’insieme di quei mezzi fisici-chimici-ambientali che si applicano coercitivamente al paziente allo scopo di limitare la sua capacità di movimento volontario (Rossi 2015). Esistono diversi tipi di contenzione, di solito utilizzati in maniera combinata, suddivisibili a loro volta, a seconda del mezzo adottato (meccanica, chimica, fisica). La presente indagine si concentrerà specificatamente sugli usi della contenzione meccanica nei SPDC, che consiste nel legare “polsi e caviglie” il paziente al letto ospedaliero con fettucce fissate chiuse da supporti metallici. Il presente progetto si pone in continuità con uno studio pilota interdisciplinare (diretto dal PI), incentrato sulla contenzione in psichiatria, nato dalla collaborazione tra il Dip. di Comunicazione e Ricerca Sociale e l’Associazione A Buon Diritto (Pres. Sen. Luigi Manconi). Il report (da ora ABD), di prossima pubblicazione a cura del PI, illustra gli elementi di pre-comprensione relativi al dibattito sociologico-politico-giuridico che si è venuto a creare intorno ai nodi della contenzione meccanica nei SPDC, adottando una prospettiva interpretativa multidisciplinare, con matrice fortemente sociologica. Per quanto l’indagine manterrà il proprio focus di attenzione sulla contenzione meccanica e, inevitabilmente, sul suo uso combinato con altre forme di contenzione (fisica, chimica e ambientale), non si ritiene possibile studiare le modalità del suo utilizzo nei SPDC, senza inquadrarle all’interno del sistema complessivo dei DSM, dei fattori strutturali-ambientali, organizzativi, culturali, relazionali e giuridici che rientrano nella gestione pubblica dei processi e dei servizi territoriali di diagnosi, sostegno e cura dei pazienti con patologie acute. Si tratta quindi di studiare come questa pratica si collochi in congiunzione con: a) le altre forme di contenzione; b) le altre misure coercitive, come il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO); c) la cultura organizzativa e il funzionamento complessivo dei SPDC; d) gli altri servizi territoriali che si occupano di Salute Mentale, come il Centro di Salute Mentale (CSM); e) le associazioni del non profit; f) la compagine politico-istituzionale che detiene il potere nella gestione dei fondi e nel costruire le rappresentazioni sociali della malattia mentale e dei pazienti psichiatrici nell’immaginario collettivo. L’ipotesi guida dell’indagine è infatti che l’uso improprio e indiscriminato in una parte dei SPDC italiani della contenzione meccanica (ma anche di quella farmacologica/chimica) sia da imputare a una serie di elementi disfunzionali di natura culturale e strutturale, che rendono gli operatori medici inabili a gestire l’impiego delle pratiche coercitive di contenzione come se fossero realmente risorse “estreme”, fino ad arrivare ad utilizzarle come strumenti punitivi o di gestione “ordinaria” della rabbia, dell’autolesionismo e dell’aggressività che comunemente si associano alle patologie psichiatriche. L’emergere di una forte problematicità di ordine deontologico, con conseguenze incisive anche a livello sociale, giuridico e medico-legale, si lega alla presenza, all’interno della comunità psichiatrica, di due paradigmi contrapposti, il cui confronto definisce i margini di legittimità degli strumenti di contenzione. Se esistono posizioni che assimilano la contenzione meccanica a una pratica (da utilizzare in stato di necessità), in assenza della quale si configurerebbe un rischio di abbandono di incapace (Cerasoli 2007), molto diffusa è la posizione alternativa che sostiene la illegittimità etica e giuridico-costituzionale di questo strumento, che ne nega la valenza medica o terapeutica e che considera il suo (ab)uso, come passibile di integrare il delitto di sequestro di persona e, secondo le circostanze, quello di violenza privata, di maltrattamenti (Grassi e Ramacciotti 2009; Dodaro 2011; Ferioli 2013, Del Giudice 2015, Rossi 2015). Alla luce dello stato dell’arte ricostruito e dei pesanti effetti psico-fisici antiterapeutici di breve e lungo termine della contenzione meccanica - unanimemente riconosciuti nella letteratura sperimentale - l’intento pragmatico finale è formalizzare, mediante un procedimento ciclico e scientificamente orientato dal progetto di ricerca complessivo, buone pratiche nei SPDC, alternative rispetto alla contenzione e strategie efficaci di comunicazione sociale indirizzate all’opinione pubblica e agli operatori del settore.
2017
Contenzione, Psichiatria, Goffman, Diritti socali, Salute Mentale
Mauceri, Sergio
06 Curatela::06a Curatela
Contenere la contenzione in Italia. Primo rapporto sui diritti negati dalla pratica di legare i pazienti psichiatrici nei SPDC / Mauceri, Sergio. - ELETTRONICO. - (2017), pp. 1-264.
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