Secondo una sua testimonianza, Del Noce aveva ricevuto una «prima informazione sul pensiero filosofico di Marx» nella primavera del 1942, attraverso la lettura del Karl Marx di Auguste Cornu , di cui scriverà anche, nel settembre 1945, una prefazione, rimasta inedita fino al 2001 . Quella prima conoscenza delle tesi marxiste accadde nell’epoca del breve incontro con la sinistra cristiana di Franco Rodano e Felice Balbo, un incontro legato, alla precoce influenza di Humanisme intégral di Jacques Maritain : soprattutto da Maritain, infatti, prese l’idea (che rimase alla base della momentanea adesione alle tesi cattolico-comuniste) per cui il marxismo non è essenzial-mente ateo, ma delinea, al contrario, una critica della falsa religione del mondo borghese, capace di purificare il cristianesimo e di ricondurlo a una più profonda spiritualità: «Marx – scriveva ancora nel 1943 – ha visto per-fettamente l’impossibilità della religione nella società borghese» . Una po-sizione, questa, da cui si distaccò intorno al 1944, quando scoprì l’essenziale ateismo del marxismo e la sua antitesi con l’antropologia cristiana : scoperta che non avvenne sulla base di uno studio approfondito dell’opera di Marx, che Del Noce avvierà soltanto tra il 1945 e il 1946, ma per alcune influenze ulteriori, che si sovrapposero a quella, iniziale, di Maritain. In primo luogo, lo studio dell’opera di Karl Löwith, Von Hegel bis Nietzsche, da cui Del Noce non prese il tema della secolarizzazione, che anzi rifiutò , ma l’idea della crisi esistenziale della filosofia hegeliana, di fronte a cui il marxismo avrebbe rappresentato una risposta vincente. In secondo luogo, intervenne ben presto la lettura di Lev Chestov, che studiò tra il 1943 (quando scrisse la prefazione a una silloge di Athènes et Jérusalem ) e il 1946 : incontro fondamentale, perché dal pensatore russo assunse la critica del razionalismo e, soprattutto, la sua definizione sulla base della tesi della negatività del finito e del frammento di Anassimandro. È solo grazie a Chestov che Del Noce poté unificare, nel marxismo, ateismo e razionalismo, configurando il mate-rialismo storico come un’antropologia essenzialmente atea. Infine, grande fu l’influenza, intorno al 1946, delle opere di Galvano della Volpe, che per certi versi fornì a Del Noce l’immagine del vero Marx
Il marxismo nell’interpretazione di Augusto Del Noce / Muste', Marcello. - STAMPA. - (2015), pp. 277-294.
Il marxismo nell’interpretazione di Augusto Del Noce
MUSTE', MARCELLO
2015
Abstract
Secondo una sua testimonianza, Del Noce aveva ricevuto una «prima informazione sul pensiero filosofico di Marx» nella primavera del 1942, attraverso la lettura del Karl Marx di Auguste Cornu , di cui scriverà anche, nel settembre 1945, una prefazione, rimasta inedita fino al 2001 . Quella prima conoscenza delle tesi marxiste accadde nell’epoca del breve incontro con la sinistra cristiana di Franco Rodano e Felice Balbo, un incontro legato, alla precoce influenza di Humanisme intégral di Jacques Maritain : soprattutto da Maritain, infatti, prese l’idea (che rimase alla base della momentanea adesione alle tesi cattolico-comuniste) per cui il marxismo non è essenzial-mente ateo, ma delinea, al contrario, una critica della falsa religione del mondo borghese, capace di purificare il cristianesimo e di ricondurlo a una più profonda spiritualità: «Marx – scriveva ancora nel 1943 – ha visto per-fettamente l’impossibilità della religione nella società borghese» . Una po-sizione, questa, da cui si distaccò intorno al 1944, quando scoprì l’essenziale ateismo del marxismo e la sua antitesi con l’antropologia cristiana : scoperta che non avvenne sulla base di uno studio approfondito dell’opera di Marx, che Del Noce avvierà soltanto tra il 1945 e il 1946, ma per alcune influenze ulteriori, che si sovrapposero a quella, iniziale, di Maritain. In primo luogo, lo studio dell’opera di Karl Löwith, Von Hegel bis Nietzsche, da cui Del Noce non prese il tema della secolarizzazione, che anzi rifiutò , ma l’idea della crisi esistenziale della filosofia hegeliana, di fronte a cui il marxismo avrebbe rappresentato una risposta vincente. In secondo luogo, intervenne ben presto la lettura di Lev Chestov, che studiò tra il 1943 (quando scrisse la prefazione a una silloge di Athènes et Jérusalem ) e il 1946 : incontro fondamentale, perché dal pensatore russo assunse la critica del razionalismo e, soprattutto, la sua definizione sulla base della tesi della negatività del finito e del frammento di Anassimandro. È solo grazie a Chestov che Del Noce poté unificare, nel marxismo, ateismo e razionalismo, configurando il mate-rialismo storico come un’antropologia essenzialmente atea. Infine, grande fu l’influenza, intorno al 1946, delle opere di Galvano della Volpe, che per certi versi fornì a Del Noce l’immagine del vero MarxFile | Dimensione | Formato | |
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