Il lavoro di Vittorio Lingiardi e Agnese Grieco è l’introduzione alla pubblicazione di Sogni di Arthur Schnitzler. Di Schnitzler si dice sempre che è un doppio di Freud: nel contesto di questo volume e nel contesto più generale della psicoanalisi contemporanea il testo di Lingiardi e Grieco assume un rilievo del tutto particolare. È come se oggi fossimo pronti ad accogliere nel loro valore teoretico le scuse che Freud porge nel caso di Dora per scrivere casi clinici che sembrano novelle, e vederle piuttosto, a posteriori, come una delle sue geniali intuizioni in anticipo sui tempi. Vale a dire che ormai siamo ben consapevoli della natura necessariamente ‘retorica’ di qualsiasi narrativa, anche nelle scienze più ‘pure’. Forse dovremmo vedere addirittura in qualsiasi formula, anche in quella più astratta, una specie di sogno particolare che facciamo del mondo inconoscibile e, come scrive Nietzsche, ridiventato infinito. Ma questo è tanto più vero per la psicoanalisi che, avendo un oggetto più complesso e non confinabile nella stanza di un laboratorio, è meno formalizzabile di altre procedure scientifiche di conoscenza; e che dovendo esprimere anche il sapere del corpo non può rinunciare a effetti retorici o di stile.
“Il sogno si fa vita”. Appunti sul Traumbuch di Arthur Schnitzler / Lingiardi, Vittorio; Grieco, Agnese. - STAMPA. - (2015), pp. 99-102.
“Il sogno si fa vita”. Appunti sul Traumbuch di Arthur Schnitzler
LINGIARDI, Vittorio;
2015
Abstract
Il lavoro di Vittorio Lingiardi e Agnese Grieco è l’introduzione alla pubblicazione di Sogni di Arthur Schnitzler. Di Schnitzler si dice sempre che è un doppio di Freud: nel contesto di questo volume e nel contesto più generale della psicoanalisi contemporanea il testo di Lingiardi e Grieco assume un rilievo del tutto particolare. È come se oggi fossimo pronti ad accogliere nel loro valore teoretico le scuse che Freud porge nel caso di Dora per scrivere casi clinici che sembrano novelle, e vederle piuttosto, a posteriori, come una delle sue geniali intuizioni in anticipo sui tempi. Vale a dire che ormai siamo ben consapevoli della natura necessariamente ‘retorica’ di qualsiasi narrativa, anche nelle scienze più ‘pure’. Forse dovremmo vedere addirittura in qualsiasi formula, anche in quella più astratta, una specie di sogno particolare che facciamo del mondo inconoscibile e, come scrive Nietzsche, ridiventato infinito. Ma questo è tanto più vero per la psicoanalisi che, avendo un oggetto più complesso e non confinabile nella stanza di un laboratorio, è meno formalizzabile di altre procedure scientifiche di conoscenza; e che dovendo esprimere anche il sapere del corpo non può rinunciare a effetti retorici o di stile.File | Dimensione | Formato | |
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