La mostra Plastic Days a cura di Cecilia Cecchini e Marco Petroni nasce dall’analisi e dalla selezio-ne di circa 600 oggetti della collezione della Fondazione Plart di Napoli e si compone come una originale storia della grande e molteplice famiglia dei materiali plastici. Una storia che accompagna e testimonia le trasformazioni degli ultimi Centocinquanta anni, che svela l’anima profonda della modernità, delle mutazioni che hanno segnato il paesaggio domestico e culturale in cui siamo im-mersi. La plastica come lente d’ingrandimento puntata sulle dinamiche sociali ed economiche del nostro tempo. Gli oggetti in mostra rappresentano un’articolata selezione di artefatti assai rari provenienti da tutte le parti del mondo, prime serie di produzione, pezzi di grande tiratura di famosi designer o di design anonimo. Una scelta non finalizzata a proporre una puntuale ricostruzione della storia delle plasti-che, ma a realizzare una mostra capace di disegnare, a partire dagli oggetti della collezione Plart, un particolare percorso di lettura del nostro tempo rivisitato attraverso questi materiali, con un approc-cio multidisciplinare tra design, arte e costume. Uno sguardo ampio testimoniato dagli interventi in catalogo di Alba Cappellieri, Laura Cherubini, Stefano Catucci, Gianluigi Ricuperati e Thea van Oosten/Anna Laganà e che viene declinato in mo-stra anche attraverso le parole di: Andrea Branzi, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, Formafanta-sma, Alessandro Mendini, Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, Gaetano Pesce e della collezio-nista e presidente della Fondazione Plart, Maria Pia Incutti. La mostra è organizzata per macro-aree tematiche che attraversano la storia delle plastiche: dalle pre-sintetiche realizzate nell’Ottocento caratterizzate da un sapore quasi alchemico, a quelle più contemporanee segnate dall’aspirazione di svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio, passando per le plastiche del Made in Italy, il Moplen, i giocattoli, le icone del design internazionale e gli oggetti della quotidianità domestica un tempo posseduti dalla maggior parte delle famiglie. La sezione Plastiche pre-sintetiche: tra imitazione e nuova identità apre lo sguardo sulle prime pla-stiche nate dalla metà dell’Ottocento frutto d’ingegnose combinazioni, sono in mostra oggetti rari e preziosi di eccezionale bellezza realizzati in Bois Durci, Galatite, Nitrato di Cellulosa. Bakelite: la prima plastica sintetica è l’ampia sezione dedicata alla prima plastica totalmente sinte-tica, una resina a base di Fenolo-Formaldeide ottenuta nel 1907 dal chimico belga Leo Baekland, un materiale leggero, isolante e resistente alle alte temperature. Tali caratteristiche la resero perfetta per la realizzazione di apparecchi elettrici, piccoli elettrodomestici, altoparlanti, radio e… non solo. In questa sezione della mostra sono presentate anche scatole, lampade, bilance, bottiglie, stira-cravatte, orologi, tutti oggetti realizzati con le resine Fenoliche e Ureiche. Nella sezione dedicata a L’innovazione del made in Italy: dal Moplen al periodo d’oro del design sono mostrati oggetti realizzati con diversi tipi di plastiche tra gli anni Cinquanta e Settanta che te-stimoniano come questi materiali abbiano consentito al design made in Italy di realizzare oggetti di grande funzionalità che hanno arredato e vissuto nella maggior parte delle case italiane e di cui non si conosce la paternità, così come insuperate icone presenti nel nostro immaginario. Tra questi alcu-ni pezzi prodotti da Gufram, storica azienda torinese che utilizzando soprattutto il poliuretano espanso avviò la produzione di sedute e componenti d’arredo dall'estetica rivoluzionaria, che striz-zavano l'occhio alla Pop Art attraverso l’utilizzo di codici espressivi quali il fuori scala, i colori ac-cesi e sintetici. In mostra sono esposti anche alcuni pezzi che fanno parte di prime serie entrate poi in produzione. Un’ampia campionatura di strumenti di diffusione e riproduzione sonora dà vita - nella sezione I suoni della plastica - a una sequenza di suoni prodotti dalle prime radio, dai mangiadischi, da pri-mordiali amplificatori, da alcuni strumenti musicali, creando un inevitabile effetto amarcord. Il volto prezioso e raro di questi materiali è svelato grazie all’esposizione di pettini, scatole portaci-pria, bocchini per sigarette, spille, gioielli, ventagli… nella sezione Vanità in plastica al fine di de-stare stupore e incredulità nei visitatori che, grazie all’esposizione di questi oggetti storici dalle raf-finate fattezze, possono meravigliarsi di fronte ad un pregiato mondo fatto di lacche, ori, avori, smalti, pietre preziose, cristalli di rocca: tutti materiali simulati dalle plastiche. La loro preziosità è mostrata anche grazie all’esposizione di oggetti contemporanei, realizzati usando le più avanzate tecniche di produzione a cavallo tra artigianato e industria come nel caso dei prototipi di pettini contemporanei realizzati da Andrea Branzi, o impiegando plastiche di riciclo come nel caso dei gioielli di Wanda Romano. Nella sezione Plastic play è mostrato come i polimeri siano stati largamente utilizzati anche per rea-lizzare i più diversi giocattoli, una selezione dei quali è presentata in mostra. A chiudere questa se-zione otto Ballerine, sagome in plexiglas sospese che fluttuano nell’aria, opera di Riccardo Dalisi - che spesso ha lavorato e sviluppato progetti per i più piccoli - realizzate partendo dai suoi famosi “compassi di latta”. La mostra si conclude con la sezione Alchimie contemporanee definita da due progetti realizzati per la Fondazione Plart rispettivamente da Studio Formafantasma e Maurizio Montalti/Officina Corpu-scoli che indagano sul possibile futuro di questi materiali in un’ottica più sostenibile e svincolata dal petrolio.

Plastic Days. Materials & Design / Cecchini, Cecilia; Petroni, M.. - (2015).

Plastic Days. Materials & Design

CECCHINI, Cecilia;
2015

Abstract

La mostra Plastic Days a cura di Cecilia Cecchini e Marco Petroni nasce dall’analisi e dalla selezio-ne di circa 600 oggetti della collezione della Fondazione Plart di Napoli e si compone come una originale storia della grande e molteplice famiglia dei materiali plastici. Una storia che accompagna e testimonia le trasformazioni degli ultimi Centocinquanta anni, che svela l’anima profonda della modernità, delle mutazioni che hanno segnato il paesaggio domestico e culturale in cui siamo im-mersi. La plastica come lente d’ingrandimento puntata sulle dinamiche sociali ed economiche del nostro tempo. Gli oggetti in mostra rappresentano un’articolata selezione di artefatti assai rari provenienti da tutte le parti del mondo, prime serie di produzione, pezzi di grande tiratura di famosi designer o di design anonimo. Una scelta non finalizzata a proporre una puntuale ricostruzione della storia delle plasti-che, ma a realizzare una mostra capace di disegnare, a partire dagli oggetti della collezione Plart, un particolare percorso di lettura del nostro tempo rivisitato attraverso questi materiali, con un approc-cio multidisciplinare tra design, arte e costume. Uno sguardo ampio testimoniato dagli interventi in catalogo di Alba Cappellieri, Laura Cherubini, Stefano Catucci, Gianluigi Ricuperati e Thea van Oosten/Anna Laganà e che viene declinato in mo-stra anche attraverso le parole di: Andrea Branzi, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi, Formafanta-sma, Alessandro Mendini, Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, Gaetano Pesce e della collezio-nista e presidente della Fondazione Plart, Maria Pia Incutti. La mostra è organizzata per macro-aree tematiche che attraversano la storia delle plastiche: dalle pre-sintetiche realizzate nell’Ottocento caratterizzate da un sapore quasi alchemico, a quelle più contemporanee segnate dall’aspirazione di svincolarsi dalla dipendenza dal petrolio, passando per le plastiche del Made in Italy, il Moplen, i giocattoli, le icone del design internazionale e gli oggetti della quotidianità domestica un tempo posseduti dalla maggior parte delle famiglie. La sezione Plastiche pre-sintetiche: tra imitazione e nuova identità apre lo sguardo sulle prime pla-stiche nate dalla metà dell’Ottocento frutto d’ingegnose combinazioni, sono in mostra oggetti rari e preziosi di eccezionale bellezza realizzati in Bois Durci, Galatite, Nitrato di Cellulosa. Bakelite: la prima plastica sintetica è l’ampia sezione dedicata alla prima plastica totalmente sinte-tica, una resina a base di Fenolo-Formaldeide ottenuta nel 1907 dal chimico belga Leo Baekland, un materiale leggero, isolante e resistente alle alte temperature. Tali caratteristiche la resero perfetta per la realizzazione di apparecchi elettrici, piccoli elettrodomestici, altoparlanti, radio e… non solo. In questa sezione della mostra sono presentate anche scatole, lampade, bilance, bottiglie, stira-cravatte, orologi, tutti oggetti realizzati con le resine Fenoliche e Ureiche. Nella sezione dedicata a L’innovazione del made in Italy: dal Moplen al periodo d’oro del design sono mostrati oggetti realizzati con diversi tipi di plastiche tra gli anni Cinquanta e Settanta che te-stimoniano come questi materiali abbiano consentito al design made in Italy di realizzare oggetti di grande funzionalità che hanno arredato e vissuto nella maggior parte delle case italiane e di cui non si conosce la paternità, così come insuperate icone presenti nel nostro immaginario. Tra questi alcu-ni pezzi prodotti da Gufram, storica azienda torinese che utilizzando soprattutto il poliuretano espanso avviò la produzione di sedute e componenti d’arredo dall'estetica rivoluzionaria, che striz-zavano l'occhio alla Pop Art attraverso l’utilizzo di codici espressivi quali il fuori scala, i colori ac-cesi e sintetici. In mostra sono esposti anche alcuni pezzi che fanno parte di prime serie entrate poi in produzione. Un’ampia campionatura di strumenti di diffusione e riproduzione sonora dà vita - nella sezione I suoni della plastica - a una sequenza di suoni prodotti dalle prime radio, dai mangiadischi, da pri-mordiali amplificatori, da alcuni strumenti musicali, creando un inevitabile effetto amarcord. Il volto prezioso e raro di questi materiali è svelato grazie all’esposizione di pettini, scatole portaci-pria, bocchini per sigarette, spille, gioielli, ventagli… nella sezione Vanità in plastica al fine di de-stare stupore e incredulità nei visitatori che, grazie all’esposizione di questi oggetti storici dalle raf-finate fattezze, possono meravigliarsi di fronte ad un pregiato mondo fatto di lacche, ori, avori, smalti, pietre preziose, cristalli di rocca: tutti materiali simulati dalle plastiche. La loro preziosità è mostrata anche grazie all’esposizione di oggetti contemporanei, realizzati usando le più avanzate tecniche di produzione a cavallo tra artigianato e industria come nel caso dei prototipi di pettini contemporanei realizzati da Andrea Branzi, o impiegando plastiche di riciclo come nel caso dei gioielli di Wanda Romano. Nella sezione Plastic play è mostrato come i polimeri siano stati largamente utilizzati anche per rea-lizzare i più diversi giocattoli, una selezione dei quali è presentata in mostra. A chiudere questa se-zione otto Ballerine, sagome in plexiglas sospese che fluttuano nell’aria, opera di Riccardo Dalisi - che spesso ha lavorato e sviluppato progetti per i più piccoli - realizzate partendo dai suoi famosi “compassi di latta”. La mostra si conclude con la sezione Alchimie contemporanee definita da due progetti realizzati per la Fondazione Plart rispettivamente da Studio Formafantasma e Maurizio Montalti/Officina Corpu-scoli che indagano sul possibile futuro di questi materiali in un’ottica più sostenibile e svincolata dal petrolio.
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