Il volume presenta la storia della nozione di yajña nell'India antica, cioè del rito onorifico compiuto dai brāhmaṇa. Attraverso le tante definizioni di yajña nelle opere sanscrite, si percorrono le vie (rituali, teologiche, filosofiche) attraverso le quali una parola dal significato generico di “rendere omaggio agli dèi” diviene via via un termine sempre più connotato, che finisce per indicare esclusivamente i riti eseguiti dai brāhmaṇa. Lo yajña emerge in tutta la sua valenza semantica come il rito perfetto ed efficace. Ma la storia di questa pratica rituale mostra anche come lo yajña divenga il motore di un sistema di scambio tra i capifamiglia laici e gli officianti, là dove la consuetudine di conferire doni agli officianti in cambio dell'esecuzione dei riti era sollecitata da una retorica che ha contribuito a rendere il dono una componente stessa del rito brahmanico. Mettendo in risalto la dimensione economica dello yajña, questo volume affronta dunque le implicazioni politiche che derivano dal mettere lo yajña a disposizione dei capifamiglia più illustri, cioè i sovrani. È di loro e dei loro riti che, infatti, parlano le opere sanscrite più antiche. Protagonisti indiscussi di questo volume non sono pertanto soltanto i brāhmaṇa, ma anche i loro donatori, dei quali si esaltavano gesta e generosità. Attraverso la storia dello yajña il volume mostra che la connotazione di questo termine e la regolamentazione delle pratiche rituali che esso implicava avvengono in un clima eterogeneo di voci, divenendo perfino motivo di contesa all'interno delle élite brahmaniche. Infatti, se perché da un lato l'affermazione dello yajña come istituto brahmanico ha consentito agli esegeti di costruire un vero e proprio capitale simbolico e relazionale, dall'altro è divenuto la pietra dello scandalo nelle voci dei dissidenti che, attraverso il tema dell'inefficacia del rito, hanno tentato di colpire l'autorità e la credibilità dei brāhmaṇa. Quando il “rendere onore agli dèi” si afferma come l’attività specifica dei brāhmaṇa, in quel momento inizia dunque un’altra storia connessa allo yajña, che non ha più a che vedere soltanto con gli dèi, ma con gli uomini, quelli che offrono competenze e abilità nel compiere il rito con successo e quelli che richiedevano l'esecuzione del rito, che lo commissionavano e sovvenzionavano per il bene della famiglia, della comunità, del regno. Quando lo yajña viene assurto a simbolo del popolo protetto dai brāhmaṇa, non è più soltanto cibo e omaggio per gli dèi, ma rappresenta la forza del sovrano, il consenso delle sue genti, la prosperità del suo regno. Allora lo yajña diventa un tema di dibattimento perché investe la sopravvivenza dei suoi esecutori, la reputazione degli specialisti, la stabilità della tradizione stessa che sullo yajña ha eretto le fondamenta.

Il rito inquieto. Storia dello yajna nell'India antica / Ferrara, Marianna. - STAMPA. - (2018), pp. 1-372.

Il rito inquieto. Storia dello yajna nell'India antica

FERRARA, MARIANNA
2018

Abstract

Il volume presenta la storia della nozione di yajña nell'India antica, cioè del rito onorifico compiuto dai brāhmaṇa. Attraverso le tante definizioni di yajña nelle opere sanscrite, si percorrono le vie (rituali, teologiche, filosofiche) attraverso le quali una parola dal significato generico di “rendere omaggio agli dèi” diviene via via un termine sempre più connotato, che finisce per indicare esclusivamente i riti eseguiti dai brāhmaṇa. Lo yajña emerge in tutta la sua valenza semantica come il rito perfetto ed efficace. Ma la storia di questa pratica rituale mostra anche come lo yajña divenga il motore di un sistema di scambio tra i capifamiglia laici e gli officianti, là dove la consuetudine di conferire doni agli officianti in cambio dell'esecuzione dei riti era sollecitata da una retorica che ha contribuito a rendere il dono una componente stessa del rito brahmanico. Mettendo in risalto la dimensione economica dello yajña, questo volume affronta dunque le implicazioni politiche che derivano dal mettere lo yajña a disposizione dei capifamiglia più illustri, cioè i sovrani. È di loro e dei loro riti che, infatti, parlano le opere sanscrite più antiche. Protagonisti indiscussi di questo volume non sono pertanto soltanto i brāhmaṇa, ma anche i loro donatori, dei quali si esaltavano gesta e generosità. Attraverso la storia dello yajña il volume mostra che la connotazione di questo termine e la regolamentazione delle pratiche rituali che esso implicava avvengono in un clima eterogeneo di voci, divenendo perfino motivo di contesa all'interno delle élite brahmaniche. Infatti, se perché da un lato l'affermazione dello yajña come istituto brahmanico ha consentito agli esegeti di costruire un vero e proprio capitale simbolico e relazionale, dall'altro è divenuto la pietra dello scandalo nelle voci dei dissidenti che, attraverso il tema dell'inefficacia del rito, hanno tentato di colpire l'autorità e la credibilità dei brāhmaṇa. Quando il “rendere onore agli dèi” si afferma come l’attività specifica dei brāhmaṇa, in quel momento inizia dunque un’altra storia connessa allo yajña, che non ha più a che vedere soltanto con gli dèi, ma con gli uomini, quelli che offrono competenze e abilità nel compiere il rito con successo e quelli che richiedevano l'esecuzione del rito, che lo commissionavano e sovvenzionavano per il bene della famiglia, della comunità, del regno. Quando lo yajña viene assurto a simbolo del popolo protetto dai brāhmaṇa, non è più soltanto cibo e omaggio per gli dèi, ma rappresenta la forza del sovrano, il consenso delle sue genti, la prosperità del suo regno. Allora lo yajña diventa un tema di dibattimento perché investe la sopravvivenza dei suoi esecutori, la reputazione degli specialisti, la stabilità della tradizione stessa che sullo yajña ha eretto le fondamenta.
2018
978-88-6032-459-7
yajña; agonismi religiosi; testi vedici; norme religiose e politiche
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Il rito inquieto. Storia dello yajna nell'India antica / Ferrara, Marianna. - STAMPA. - (2018), pp. 1-372.
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