From April 18 to 24, 1955 Japan took part in the first Asia-Africa Conference, held in Bandung in order to support anti-imperialism, anti-colonialism and self-determination in contrast with the Cold War system, and to promote social, cultural and economic cooperation. What kind of behaviour adopted Japan at that time? This paper aims to demonstrate that Japan’s attitude was a reflection of Prime Minister Hatoyama’s so-called "independent diplomacy", which aimed at enhancing Japan’s independence from the United States, improving relations with the People’s Republic of China and strengthening economic ties with Southeast Asian countries. The paper analyses the contrast between the Prime Minister and the Foreign Minister Shigemitsu on Japan’s participation itself, the characteristics and purposes of the Japanese delegation, and lastly Japan’s foreign policy towards Asian countries.

Nell’aprile del 1955 il Giappone prese parte alla conferenza afroasiatica di Bandung, organizzata allo scopo di riunire i giovani paesi di Asia e Africa appena usciti dal dominio coloniale e dare loro l’occasione di rinforzare i legami e discutere concretamente di problemi politici, economici sociali e culturali. Finora gli studi in lingua occidentale sulla partecipazione giapponese, ancora poco approfonditi, si sono concentrati principalmente su questioni ideologiche, come la somiglianza tra il nuovo panasiatismo nipponico e i principi ispiratori della conferenza, o l’hanno inserito nell’esame più generale delle relazioni del Giappone con i paesi occidentali. L’analisi da me proposta mira invece a interpretare la partecipazione di Tōkyō alla conferenza come occasione per ridefinire le priorità nelle relazioni internazionali nel contesto della “politica estera indipendente” (jishu gaikō) del governo Hatoyama. Essa si basa principalmente su documenti provenienti dal Gaikōshiryōkan (archivio storico del Ministero degli Esteri) e si articola in tre punti. Il primo riguarda i contrasti tra Hatoyama e il Ministro degli Esteri Shigemitsu in merito alla partecipazione in sé e porta l’attenzione sulla determinazione con cui il Primo Ministro appoggiò la conferenza. Il secondo si concentra sulla composizione della delegazione e di essa mette in luce le peculiarità e l’orientamento. L’ultimo prende in considerazione l’attività dei delegati, dalla dichiarazione d’intenti pronunciata dal capo delegazione Takasaki al suo incontro privato con Zhou Enlai. La questione risulta di grande interesse in quanto in essa si intrecciano alcuni fattori fondamentali per comprendere lo sviluppo della politica estera giapponese del dopoguerra: la collaborazione economica con la Cina comunista, la particolare concezione di regionalismo asiatico e di conseguenza il primo timido tentativo di reinserimento in questa area geografica. Diversi indizi infatti ci inducono a riflettere su come Hatoyama, il cui programma verteva sulla stabilità sociale, sulla distensione dei rapporti con la Cina comunista e l’Unione Sovietica e sull’incoraggiamento del commercio con la prima, pensasse di sfruttare la conferenza per rafforzare i suoi legami, soprattutto economici, con gli altri paesi asiatici, cercando allo stesso tempo di dosare l’entusiasmo per il non-allineamento. In questo modo egli mostrava al Giappone stesso e agli altri paesi un certo distacco con la linea filo statunitense di Yoshida.

La partecipazione del Giappone alla conferenza di Bandung (18-24 aprile 1954) / Chiapponi, Chiara. - STAMPA. - (2014), pp. 139-155.

La partecipazione del Giappone alla conferenza di Bandung (18-24 aprile 1954)

CHIAPPONI, Chiara
2014

Abstract

From April 18 to 24, 1955 Japan took part in the first Asia-Africa Conference, held in Bandung in order to support anti-imperialism, anti-colonialism and self-determination in contrast with the Cold War system, and to promote social, cultural and economic cooperation. What kind of behaviour adopted Japan at that time? This paper aims to demonstrate that Japan’s attitude was a reflection of Prime Minister Hatoyama’s so-called "independent diplomacy", which aimed at enhancing Japan’s independence from the United States, improving relations with the People’s Republic of China and strengthening economic ties with Southeast Asian countries. The paper analyses the contrast between the Prime Minister and the Foreign Minister Shigemitsu on Japan’s participation itself, the characteristics and purposes of the Japanese delegation, and lastly Japan’s foreign policy towards Asian countries.
2014
Riflessioni sul Giappone antico e moderno
978-88-548-7939-3
Nell’aprile del 1955 il Giappone prese parte alla conferenza afroasiatica di Bandung, organizzata allo scopo di riunire i giovani paesi di Asia e Africa appena usciti dal dominio coloniale e dare loro l’occasione di rinforzare i legami e discutere concretamente di problemi politici, economici sociali e culturali. Finora gli studi in lingua occidentale sulla partecipazione giapponese, ancora poco approfonditi, si sono concentrati principalmente su questioni ideologiche, come la somiglianza tra il nuovo panasiatismo nipponico e i principi ispiratori della conferenza, o l’hanno inserito nell’esame più generale delle relazioni del Giappone con i paesi occidentali. L’analisi da me proposta mira invece a interpretare la partecipazione di Tōkyō alla conferenza come occasione per ridefinire le priorità nelle relazioni internazionali nel contesto della “politica estera indipendente” (jishu gaikō) del governo Hatoyama. Essa si basa principalmente su documenti provenienti dal Gaikōshiryōkan (archivio storico del Ministero degli Esteri) e si articola in tre punti. Il primo riguarda i contrasti tra Hatoyama e il Ministro degli Esteri Shigemitsu in merito alla partecipazione in sé e porta l’attenzione sulla determinazione con cui il Primo Ministro appoggiò la conferenza. Il secondo si concentra sulla composizione della delegazione e di essa mette in luce le peculiarità e l’orientamento. L’ultimo prende in considerazione l’attività dei delegati, dalla dichiarazione d’intenti pronunciata dal capo delegazione Takasaki al suo incontro privato con Zhou Enlai. La questione risulta di grande interesse in quanto in essa si intrecciano alcuni fattori fondamentali per comprendere lo sviluppo della politica estera giapponese del dopoguerra: la collaborazione economica con la Cina comunista, la particolare concezione di regionalismo asiatico e di conseguenza il primo timido tentativo di reinserimento in questa area geografica. Diversi indizi infatti ci inducono a riflettere su come Hatoyama, il cui programma verteva sulla stabilità sociale, sulla distensione dei rapporti con la Cina comunista e l’Unione Sovietica e sull’incoraggiamento del commercio con la prima, pensasse di sfruttare la conferenza per rafforzare i suoi legami, soprattutto economici, con gli altri paesi asiatici, cercando allo stesso tempo di dosare l’entusiasmo per il non-allineamento. In questo modo egli mostrava al Giappone stesso e agli altri paesi un certo distacco con la linea filo statunitense di Yoshida.
Guerra Fredda; Giappone; politica estera indipendente
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La partecipazione del Giappone alla conferenza di Bandung (18-24 aprile 1954) / Chiapponi, Chiara. - STAMPA. - (2014), pp. 139-155.
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