L'articolo esamina il concetto di "vuoto" nelle architetture di Alessandro Anselmi, evidenziando come questa dimensione astratta diventi lo spazio fisico nel quale si configura l’opera architettonica. Il vuoto, infatti, caratterizza sia la forma del luogo che la forma architettonica, e la progettazione di questo spazio, su larga scala così come su quella ridotta, è tesa a regolare le relazioni tra gli oggetti, la convivenza del presente con il passato, a riorganizzare gli spazi per rivelarne una nuova immagine. È in quest’ottica che vengono riletti alcuni suoi progetti concorsuali ed architetture costruite, esempi che sottolineano come la conoscenza del contesto urbano e delle relazioni tra i vari elementi che lo compongono sia stata indispensabile per la progettazione del nuovo. L’architettura diventa un segno, è un muro, una superficie inclinata, una curva, il cui compito è quello di dialogare con l’esistente per recuperare l’unità figurativa dei luoghi. Quest’intenzione è forte nel Municipio di Rezè Les Nantes dove la progettazione del “muro libero che si innalza verso il cielo” rimette in regia oggetti eterogenei e traccia una direzione visuale verso la grande massa piena e monumentale dell’Unità di Abitazione di Le Corbusier. Questo spazio fluido, questo vuoto, invade la totalità del progetto, è infatti il grande segno della superficie esterna a racchiudere il vuoto architettonico interno che si configura come un’unità plastica priva di separazioni fisiche. Entrando nella chiesa di San Pio a Malafede si ha la sensazione di essere in una piazza urbana coperta da una grande tenda, nella quale la diversità degli spazi è scandita da elementi che ne circoscrivono la differenti destinazione d’uso. Come afferma lo stesso Anselmi: “Le mie architetture non sono oggetti – con un interno e un esterno – ma sono come un ponte, tra un fuori e un dentro”.

Caratterizzazione del vuoto / Maresca, Erika. - ELETTRONICO. - (2013), pp. 90-93.

Caratterizzazione del vuoto

MARESCA , ERIKA
2013

Abstract

L'articolo esamina il concetto di "vuoto" nelle architetture di Alessandro Anselmi, evidenziando come questa dimensione astratta diventi lo spazio fisico nel quale si configura l’opera architettonica. Il vuoto, infatti, caratterizza sia la forma del luogo che la forma architettonica, e la progettazione di questo spazio, su larga scala così come su quella ridotta, è tesa a regolare le relazioni tra gli oggetti, la convivenza del presente con il passato, a riorganizzare gli spazi per rivelarne una nuova immagine. È in quest’ottica che vengono riletti alcuni suoi progetti concorsuali ed architetture costruite, esempi che sottolineano come la conoscenza del contesto urbano e delle relazioni tra i vari elementi che lo compongono sia stata indispensabile per la progettazione del nuovo. L’architettura diventa un segno, è un muro, una superficie inclinata, una curva, il cui compito è quello di dialogare con l’esistente per recuperare l’unità figurativa dei luoghi. Quest’intenzione è forte nel Municipio di Rezè Les Nantes dove la progettazione del “muro libero che si innalza verso il cielo” rimette in regia oggetti eterogenei e traccia una direzione visuale verso la grande massa piena e monumentale dell’Unità di Abitazione di Le Corbusier. Questo spazio fluido, questo vuoto, invade la totalità del progetto, è infatti il grande segno della superficie esterna a racchiudere il vuoto architettonico interno che si configura come un’unità plastica priva di separazioni fisiche. Entrando nella chiesa di San Pio a Malafede si ha la sensazione di essere in una piazza urbana coperta da una grande tenda, nella quale la diversità degli spazi è scandita da elementi che ne circoscrivono la differenti destinazione d’uso. Come afferma lo stesso Anselmi: “Le mie architetture non sono oggetti – con un interno e un esterno – ma sono come un ponte, tra un fuori e un dentro”.
2013
Alessandro Anselmi Frammenti di Futuro
9781291643725
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Caratterizzazione del vuoto / Maresca, Erika. - ELETTRONICO. - (2013), pp. 90-93.
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