Il pensiero di Giulio Carlo Argan delinea una concezione della storia dell'arte dalla forte componente critico-teorica nella quale fanno capolino termini ricorrenti all'interno del suo percorso intellettuale ed indicativi di quel suo ragionare su “problemi” e per “concetti”. Il binomio “Classico/Anticlassico” è individuabile come nodo cruciale e tra le ossature portanti del suo pensiero, impiegato con un'ampiezza di campo che sconfina le generiche classificazioni e le periodizzazioni al punto da assumere una piena rilevanza nel saggio metodologico “La storia dell'arte” (1969). I due termini costituiscono inoltre il tema centrale del secondo volume delle “Opere di Giulio Carlo Argan” (1984), in cui sono raccolti alcuni saggi scritti dallo studioso in un arco cronologico di circa cinquantanni (“Andrea Palladio e la critica neoclassica”, 1930; “Raffaello e la critica”, 1983) attraversi i quali Argan definisce il Rinascimento: una “convenzione” all'interno della quale comprendere per intero due secoli, il XV e il XVI, caratterizzati da esperienze diverse e in apparente antinomia (Rinascimento/Manierismo; Classico/Anticlassico). Il titolo della raccolta costituisce da solo il corollario alla lettura dei singoli saggi e allinea su un medesimo piano, nell'evidenza di un enunciato, alcune delle problematiche critiche sulle quali si erano costruiti gli orientamenti interpretativi tra Otto e Novecento. La scelta, negli anno '80 del Novecento, di un titolo simile per una raccolta di saggi sul Rinascimento si spiega rispetto alla lucida presa di coscienza da parte di Argan della crisi interna alla storia dell'arte e delle sue metodologie interpretative inefficaci alla comprensione dell'arte del presente. La nozione di “classico” che distingueva in modo intrinseco periodi e momenti esemplari della storia dell'arte quali il Rinascimento, determinano l'esclusione del “moderno” se non come antitesi. Analizzando il Rinascimento, Argan porta a comprendere come non si possa individuare un'arte, un'opera, un momento storico che possa chiarirsi nel concetto di “classico”, un termine che di fatti è astratto, indeterminabile in una periodizzazione, ma affatto scaduto. Il “classico” in Argan si configura come termine critico significativo in una sua funzione essenzialmente teorica impiegato per vagliare l'attualità dei fenomeni artistici e le possibilità interpretative in un discorso-linguaggio sull'arte che invalida le sovrastruttura critiche consolidate.
Classico/Anticlassico nel pensiero di Giulio Carlo Argan. Il Rinascimento da Brunelleschi a Bruegel / DE MARCO, Emilia. - STAMPA. - (2012), pp. 421-429.
Classico/Anticlassico nel pensiero di Giulio Carlo Argan. Il Rinascimento da Brunelleschi a Bruegel
DE MARCO, EMILIA
2012
Abstract
Il pensiero di Giulio Carlo Argan delinea una concezione della storia dell'arte dalla forte componente critico-teorica nella quale fanno capolino termini ricorrenti all'interno del suo percorso intellettuale ed indicativi di quel suo ragionare su “problemi” e per “concetti”. Il binomio “Classico/Anticlassico” è individuabile come nodo cruciale e tra le ossature portanti del suo pensiero, impiegato con un'ampiezza di campo che sconfina le generiche classificazioni e le periodizzazioni al punto da assumere una piena rilevanza nel saggio metodologico “La storia dell'arte” (1969). I due termini costituiscono inoltre il tema centrale del secondo volume delle “Opere di Giulio Carlo Argan” (1984), in cui sono raccolti alcuni saggi scritti dallo studioso in un arco cronologico di circa cinquantanni (“Andrea Palladio e la critica neoclassica”, 1930; “Raffaello e la critica”, 1983) attraversi i quali Argan definisce il Rinascimento: una “convenzione” all'interno della quale comprendere per intero due secoli, il XV e il XVI, caratterizzati da esperienze diverse e in apparente antinomia (Rinascimento/Manierismo; Classico/Anticlassico). Il titolo della raccolta costituisce da solo il corollario alla lettura dei singoli saggi e allinea su un medesimo piano, nell'evidenza di un enunciato, alcune delle problematiche critiche sulle quali si erano costruiti gli orientamenti interpretativi tra Otto e Novecento. La scelta, negli anno '80 del Novecento, di un titolo simile per una raccolta di saggi sul Rinascimento si spiega rispetto alla lucida presa di coscienza da parte di Argan della crisi interna alla storia dell'arte e delle sue metodologie interpretative inefficaci alla comprensione dell'arte del presente. La nozione di “classico” che distingueva in modo intrinseco periodi e momenti esemplari della storia dell'arte quali il Rinascimento, determinano l'esclusione del “moderno” se non come antitesi. Analizzando il Rinascimento, Argan porta a comprendere come non si possa individuare un'arte, un'opera, un momento storico che possa chiarirsi nel concetto di “classico”, un termine che di fatti è astratto, indeterminabile in una periodizzazione, ma affatto scaduto. Il “classico” in Argan si configura come termine critico significativo in una sua funzione essenzialmente teorica impiegato per vagliare l'attualità dei fenomeni artistici e le possibilità interpretative in un discorso-linguaggio sull'arte che invalida le sovrastruttura critiche consolidate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.